giovedì 24 dicembre 2020

I Saturnali, ovvero le radici romane del Natale.


I Saturnali o Saturnalia erano una delle maggiori e popolari feste religiose di Roma, si celebravano ogni anno dal 17 al 23 dicembre in onore del dio Saturno.
In origine erano una festa agricola dedicata solamente alla dea Opa, compagna di Saturno, che vegliava sull'abbondanza dei raccolti.
I Saturnali erano molto amati in quanto in questi giorni al popolo romano venivano offerti banchetti e giochi circensi, veniva permesso il gioco d'azzardo, inoltre per un giorno gli schiavi potevano vivere da uomini liberi.
Ci si mascherava, anche facendosi beffe degli uomini politici più importanti, senza paura di ritorsioni.
Le scuole chiudevano, era proibito dedicarsi al lavoro agricolo, alla politica e alla guerra. 
Le città venivano addobbate con ghirlande di fiori invernali e fiaccole.
I Saturnali prevedevano sacrifici di animali nei templi dedicato a Saturno, per accattivarsi la sua benevolenza e ottenere prosperità e abbondanza nell'anno a venire.
In questi giorni ci si scambiava piccoli doni, anche tra padrone e servitù, in nome della fraternità e dell'uguaglianza.
Tra i doni più diffusi c'erano dolci di noci, datteri e miele, e delle statuette d’argilla rossa, le strenne, in onore della déa del solstizio d'inverno, Strenua.
Terminati i Saturnali, il 25 dicembre si festeggiava un’altra ricorrenza importante per i Romani, quella del Dies Solis Invicti, cioè la Natività del Sole Invincibile, che secondo il mito sconfiggeva le tenebre portando nuova luce nel mondo.
Le radici del Natale sono particolarmente evidenti in questa festività romana.
Abbiamo già precisato che il Natale è nato dalla commistione di diverse tradizioni, nei giorni scorsi vi ho parlato delle celebrazioni di
Yule e Hanukkah.
Si può affermare che il contributo maggiore arriva proprio dai Saturnali romani, soprattutto se ci soffermiamo a riflettere sulle similitudini con le usanze natalizie dei giorni nostri.
A Natale la società si ferma (certo, un discorso a parte lo meriterebbe il tema del consumismo...) ci si riunisce per festeggiare in famiglia e scambiarsi i doni, riscoprendo una nuova generosità.
Il Natale cristiano in particolare onora un evento speciale, la nascita di Gesù Cristo, colui che porterà la luce in un mondo oscuro, colui che dovrebbe segnare una nuova era di pace e fratellanza.
Parlando di Yule avevo scritto, se ricordate, che a un certo punto le usanze religiose pagane hanno avuto notevole influenza sulle celebrazioni cristiane.
Il caso dei Saturnali è emblematico, perché ha condizionato in modo sostanziale le norme cristiane. 
La necessaria convivenza armonica tra la cultura pagana e il cristianesimo portò alla decisione di spostare la data della nascita di Cristo dai primi di gennaio al 25 dicembre, per farlo combaciare con la celebrazione romana del Sol Invictus. 
La nascita di Gesù viene associata a quella del Sole invincibile, questo accostamento fu possibile anche grazie ad alcuni richiami evangelici, ad esempio Giovanni 8, che recita: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre.»
Inoltre molte rappresentazioni di Gesù lo raffiguravano come un nuovo Apollo circondato da aureole di luce dorata, ne abbiamo alcuni esempi nelle catacombe cristiane di Roma.
Dunque le basi per il successo di questo accostamento erano già di per sé favorevoli.
Le due celebrazioni vivranno una affianco all'altra per molti secoli, la loro sovrapposizione non fu immediata come si può erroneamente pensare.
La prima testimonianza della celebrazione del Natale il 25 dicembre come Dies Natalis Christi risalirebbe infatti solo alcuni secoli dopo la morte di Gesù.
Diversi teologi affermarono che Gesù fosse nato il 25 dicembre, ma per avere una datazione ufficiale e comunemente accettata dalla società dell'epoca si dovrà attendere il 336 dC, informazione che troviamo nel Calendario Romano Filocaliano del 354. La presenza di questa data nel calendario fa presupporre che questa essa venisse festeggiata anche negli anni precedenti.
Un ruolo importante in questa sovrapposizione lo giocò senza dubbio la politica dell'imperatore Costantino, basta pensare all'editto di Milano (313 dC) firmato da lui e Licinio, chiamato anche editto di tolleranza, che permise la libertà della confessione cristiana e non solo, accostò volutamente la figura del Dio cristiano a quella del Dio sole, quasi senza fare particolari distinzioni tra le due.
Successivamente a questo accordo Costantino promosse con insistenza il culto del Dio dei cristiani ed emanò leggi chiaramente ispirate e a favore del al culto cattolico, influenzando inevitabilmente gli usi del popolo romano.
Da lì in poi, generazione dopo generazione, la celebrazione del Natale cristiano inizierà a sostituire nella cultura e nella religiosità popolare quella del Sol Invictus, della quale però come abbiamo visto ne tramanderà l'anima e le usanze, ancora visibili e celebrate ai giorni nostri.






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