martedì 22 giugno 2021

Il Levitico e l'amore omosessuale, è tempo di fare chiarezza.


Con un uomo non giacerai come si giace con una donna: è un abominio”. (Lv 18, 22) Chiunque abbia giaciuto con un uomo come si giace con una donna, hanno compiuto tutti e due un abominio; siano messi a morte. Il loro sangue ricada su di loro”. (Lv 20, 13)

Così tuonano due versetti che troviamo nel libro del Levitico.
Sono certamente tra i più noti, i più usati per condannare l’omossesualità.
In questo libro, il terzo della Torah, troviamo una raccolta di prescrizioni e leggi che scandiscono la vita della comunità ebraica dopo la liberazione dall’Egitto.
Il Levitico ovvero libro dei leviti, i sacerdoti discendenti della tribù di Levi, trova la sua collocazione temporale in due momenti: la trasmissione orale nata tra l’8 e il 5 secolo aC, a cavallo tra il periodo preesilico e la deportazione in Babilonia, e la redazione scritta, conclusasi del 3 secolo aC, nel periodo postesilico.
Parlando del libro di Genesi e dei capitolo dedicati ad Adamo ed Eva se ricordate abbiamo detto che il periodo successivo alla deportazione in Babilonia è molto importante per il popolo ebraico, è un passaggio fondamentale nella ricostruzione della propria identità culturale, sociale e religiosa.
Da questa riscoperta nasce la necessità di mettere per iscritto le prescrizioni che regolamentano la vita quotidiana, civile e religiosa di ogni ebreo, affinché non vengano mai dimenticate anche e soprattutto nei momenti di maggiore sconforto.
E la vita civile riguarda anche le relazioni di coppia, che vengono anch’esse regolamentate.
Matrimoni, rapporti sessuali, procreazione.
Tutto ha una legge che lo riguarda.
E qui arriviamo al nostro tema, ai versetti del Levitico che abbiamo citato all’inizio.
A una prima lettura essi sembrano condannare in toto l’omosessualità.
Ma è questa l’intenzione degli autori leviti? 
Procediamo con ordine.
La Torah considera l’omosessualità in modo diverso rispetto ai tempi odierni, non prende in considerazione l’inclinazione sessuale tantomeno quella sentimentale. Essa conosce gli atti di tipo omosessuale, nello specifico la sodomia.
Alla luce di ciò, visto che non si parla di amore ma di atti sessuali, possiamo già dire che l’intenzione degli autori del Levitico non è condannare le persone omosessuali, semmai scoraggiare i rapporti sessuali anali tra due uomini.
Perchè?
Ripercorrendo la storia del popolo ebraico scopriamo che esistono una serie di fattori che hanno portato i leviti a dichiarare l’atto sessuale omosessuale come un “abominio”.
Sempre in Levitico si dice: “Non agite secondo il costume del paese d’Egitto (...) non comportatevi secondo le loro leggi.
(Lv 18, 3-4)
Le culture con cui il popolo ebraico è entrato in contatto nei secoli precedenti conoscevano l’omosessualità e non vi era divieto di congiungersi tra persone dello stesso sesso.
Israele che riscopre se stesso e la sua identità deve stabilire una netta separazione tra sè e gli altri popoli, in particolare da coloro che lo hanno soggiogato e imprigionato, ridotto in schiavitù, deve dunque prendere le distanze anche dalle loro pratiche sessuali.
Solo in questo modo Israele potrà trovare la propria unicità.
Per la stessa motivazione, il voler dare un taglio netto con gli oppressori, Levitico vieta i rapporti incestuosi, accettati ad esempio dalle famiglie nobili egiziane per preservare la purezza della loro linea di sangue.
Una seconda motivazione la troviamo nel valore che viene dato alla fecondità, tematica che abbiamo già affrontato parlando dei capitoli di Genesi su Adamo ed Eva.
Siamo in un periodo storico in cui uno dei propositi maggiori della comunità ebraica postesilica è quella di dare vita a nuove generazioni che tramanderanno la conoscenza e la fede dei loro padri.
Il rapporto sessuale deve dunque essere finalizzato alla procreazione, quindi può svolgersi solo tra uomo e donna all’interno di una relazione coniugale benedetta dai sacerdoti del Tempio.
Un uomo giacerà solo con la sua sposa con l’intento di generare dei figli.
Il sesso omosessuale, e non l’omosessualità attenzione, è una distrazione da tale intento, pertanto viene scoraggiata.
Per lo stesso motivo, ovvero evitare di disperdere il seme inutilmente, il Levitico vieta ad esempio i rapporti sessuali quando la donna ha il ciclo mestruale.
Da ciò si evince che l’intento degli autori del libro del Levitico è più legato alla paura di un calo delle nascite che alla condanna della comunità omosessuale.
Tutto è finalizzato alla sicurezza del legame familiare, che è la base della comunità ebraica.
Se nella famiglia vi è discordia essa non sarà un terreno fecondo per le nuove generazioni.
Per questo motivo vicino al divieto di congiungersi sessualmente tra due uomini troviamo altre proibizioni.
Viene bandito l'adulterio (Lv 18,20), vengono proibiti i sacrifici di infanti in favore del dio Moloch (divinità antica del fuoco che richiedeva che i neonati venissero bruciati in suo onore) (v.21), e infine vengono proscritti gli atti sessuali con gli animali (v. 23).
Non si giace con persone dello stesso sesso o con animali perché il proprio desiderio sessuale va contenuto e risparmiato per la propria sposa, per procreare. 
Per lo stesso motivo l'uomo non disperderà il seme con altre donne, la cui gravidanza può minare la solidità della famiglia.
Un bambino non può essere sacrificato e bruciato per Moloch, perché i sacrifici umani erano prerogativa di culture nemiche del popolo ebraico e inoltre sarebbe blasfemo uccidere un bambino, un dono di Dio, una creatura che può tramandare la linea di sangue della famiglia.
Se la famiglia non è serena e compatta al suo interno allora non lo sarà nemmeno verso l'esterno, e a rimetterci sarà l'intera comunità.
La società ebraica di quegli anni è consapevole che il popolo non può disperdersi e disgregarsi ulteriormente, non sopravviverebbe.
Per questo le regole sono scritte in modo così ferreo e incontestabile all'interno del libro del Levitico, per questo le punizioni a riguardo sono drastiche.
Queste prescrizioni però riguardavano una comunità ebraica appena rientrata in patria, che viveva un senso di precarietà ed era in cerca di una nuova stabilità.
Questa situazione particolare ora non esiste più, la società ebraica si è evoluta e trasformata nel corso dei secoli, nonostante tante difficoltà.
Ed è qui che crollano i versetti sopra citati.
Quando scompaiono le condizioni storiche che hanno reso necessarie certe leggi esse perdono la loro ragion d'essere e possono essere messe in discussione in favore di un miglioramento culturale e umano della società.
Alla luce di ciò se guardiamo ai versetti che parlano di proibire i rapporti sessuali omosessuali possiamo dire che essi hanno ormai perso ogni significato.
Lo hanno perso in seno alla comunità ebraica, dato che ai giorni nostri non si parla più di un popolo di ritorno dall'esilio che necessita di una discendenza e di sicurezza religiosa e sociale, e non trovano più nessun appiglio neanche all'interno di quelle società che hanno ereditato parte del patrimonio religioso ebraico attraverso il cristianesimo.
Dunque chi si ostina a discriminare le persone omosessuali brandendo la Bibbia come un'arma nuovamente inciampa nella sua ignoranza, dato che questo odio non trova una base solida nemmeno nelle parole del Levitico.
Utilizzare questi versetti per condannare l'omosessualità non solo è anacronistico, dato che la nostra situazione storica in questi anni 2000 è totalmente rovesciata rispetto a quella degli ebrei del 3 secolo aC, ma soprattutto perché come abbiamo visto quelle proibizioni nulla avevano e hanno a che fare con l'amore tra persone dello stesso sesso.
Amore che nemmeno qui viene messo in alcun modo in discussione.


mercoledì 16 giugno 2021

Adamo ed Eva, le origini dell'amore universale.


C'è una scena nel film Philadelphia che mi è sempre rimasta impressa.
La pellicola di Jonathan Demme del 1993, con protagonisti Tom Hanks e Denzel Washington, è molto nota, così come la sua trama.
Tom Hanks interpreta Andrew Beckett, un avvocato che viene licenziato dal suo studio legale con la scusa di incompetenza quando in realtà la vera motivazione risiede nel fatto che è omosessuale, un dettaglio che non ha mai rivelato ai suoi capi proprio per paura di ritorsioni. Inoltre Andrew è malato di Aids, e scoperta la verità i suoi superiori organizzano una trappola per poterlo licenziare. Beckett assumerà l'avvocato Joe Miller, interpretato da Denzel Washington, affinché lo rappresenti in una causa legale contro il suo studio, nonostante sappia che la malattia lo sta velocemente consumando.
A un certo punto del film vediamo Andrew che si sta recando in tribunale, e un uomo lo aggredisce verbalmente gridandogli «Erano Adamo ed Eva, non Adamo ed Andrea
Ecco, una delle motivazioni utilizzate da molte persone per giustificare la discriminazione verso le coppie omosessuali risiede in quel versetto della Bibbia che recita: "Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina." (Gn 16,27)
Maschio e femmina, uomo e donna, l'immagine di Dio, a loro viene affidato il Regno di Dio, il Creato.
Può questa semplice affermazione, il riconoscere l'esistenza di due generi, maschile e femminile, essere la base per deligittimare l'omosessualità?
Proviamo a capire cosa ci dice veramente la frase che troviamo in Genesi.
Intanto bisogna contestualizzare il testo a cui ci riferiamo.
Il brano si rifà, nelle intenzioni del suo autore, alle conoscenze e alle consuetudini sociali dell'epoca in cui è stato tramandato e scritto.
Dobbiamo tenere presente che parliamo di un libro nato all’interno della comunità ebraica, la quale per secoli ha trasmesso oralmente le storie in esso raccontate. 
A un certo si inizia a trascrivere su pergamena queste storie fino a formare la Torah, i primi cinque libri della Tanak, la Bibbia ebraica.
La loro redazione finale viene collocata tra il 400 e il 350 aC.
La comunità ha bisogno di certezze.
Siamo negli anni successivi all’esilio in Babilonia, un periodo in cui il popolo di Israele tornato in Palestina ha bisogno di recuperare la propria identità fiaccata da anni di prigionia. La creazione di un testo sacro di riferimento ha anche questo scopo, unire la conoscenza e la fede del popolo ebraico affinché esso riscopra la sua storia umana e il suo rapporto con Dio.
Chi siamo, da dove proviene la nostra fede, la nostra identità? 
Non è un testo unitario, la sua redazione scritta ha richiesto molti anni, e ha visto la partecipazione di numerosi autori che si rifanno a diverse correnti e a differenti stili e generi letterari.
Inoltre i miti babilonesi hanno certamente influito sulla formazione di Genesi, in particolare l'epopea di Gilgamesh.
Gli autori partono dal loro presente e riflettendo sull'esperienza dell'esilio e della liberazione arrivano a rispondere alle domande esistenziali del popolo ebraico, proiettando il tutto nel passato, nelle origini. 
Perché ogni storia ha un inizio.
E Genesi in ebraico infatti è “Berescit”, “In principio”.
Questo inizio ci parla della creazione del mondo e dell’umanità per poi arrivare a raccontare la storia del popolo ebraico.
Su questo concetto possiamo dividere il libro di Genesi in due parti.
I capitoli dal primo all’undicesimo di Genesi sono detti strada della vita, in quanto affrontano gli interrogativi fondamentali dell’esistenza umana. 
Nel dodicesimo incontreremo Abramo, il primo dei Patriarchi, e con lui la storia dell’umanità verrà ristretta e concentrata su quella del popolo ebraico.
Una storia che tuttavia riguarda comunque l'umanità intera.
L'intento dei primi 11 capitoli di Genesi è quello di raccontare agli uomini il loro rapporto con Dio, il Creato, gli altri uomini e con se stesso, e di spiegare il senso di smarrimento che può verificarsi quando questi rapporti si incrinano, specificando però che da un'iniziale disperazione per la perdita subìta nasce una nuova consapevolezza.
In questi capitoli leggiamo della creazione del mondo e delle creature viventi, l’allontanamento di Adamo ed Eva, Caino e Abele, Noè e il diluvio universale, la torre di Babele e delle diverse genealogie che porteranno fino ad Abramo.
Occorre fare una precisazione non scontata su questi 11 capitoli.
La natura del testo non è storico scientifica, è religiosa, non c’è l’intenzione di spiegare come sia stato creato il mondo, ma si vuole far riflettere sull’esistenza umana e sui rapporti che essa intreccia con altri soggetti.
Elleth toledot”, "queste sono le origini", è il concetto che scandisce il libro di Genesi.
Origini che hanno la loro natura nel rapporto con Dio.
E infatti l’elleh toledot è un concetto dualistico che racconta il bene e il male presenti nella storia dell’uomo.
La bontà e bellezza della Creazione si avvicendano con il peccato originale e con il fratricidio di Caino e Abele; l’umanità corrotta trova una nuova vita nell’alleanza di Dio con Noè, l’arroganza dell’uomo che costruisce la torre di Babele dà vita ai popoli della Terra.
Genesi ci mostra un’umanità imperfetta che però non perde mai l’amore di Dio e lo riscopre di volta in volta.
Fatta questa doverosa premessa torniamo al primo capitolo di Genesi, in cui viene descritta la Creazione del giardino dell’Eden e di tutte le creature, incluso l’essere umano.
Agli uomini Dio affiderà il Creato, affinché lo custodiscano e lo facciano prosperare.
Dio crea l’uomo, e dato che “non è bene che sia solo”, (Gn 18,25) crea anche Eva, una creatura che sia simile a lui.
La parola ebraica usata è “ezer”, aiuto. 
Non è inteso come sottomissione, anzi.
Entrambi, uomo e donna, hanno pari diritti e responsabilità verso il Creato, e devono collaborare in ogni faccenda che lo riguarda.
Dio plasma Eva con la stessa dignità e con le stesse parole che ha usato per Adamo.
Non c’è disuguaglianza tra loro, c’è parità.
Il fatto che Eva sia stata generata da una costola di Adamo ci dice proprio questo: sono fatti della stessa carne, allo stesso modo, per questo sono uguali davanti a Dio.
Come abbiamo detto la natura di Genesi non è scientifica, tantomeno storica. Adamo ed Eva non sono mai esistiti, eppure l’autore ha scelto di parlare di un uomo e di una donna. 
Adamo ed Eva sono una coppia, unita dal loro amore e dall’amore di Dio.
Ma è sbagliato pensare che questa rappresentazione legittimi unicamente le coppie eterosessuali a discapito di quelle omosessuali.
Dicevamo che il contesto sociale e culturale in cui l’autore scrive è quello dell’ebraismo in un'epoca in cui l’unica relazione coniugale accettata era quella monogama ed eterosessuale.
Il motivo è semplice: uno dei capisaldi della comunità ebraica di quel periodo storico è la necessità di una discendenza.
Quell'elleh toledot di cui parlavamo prima significa anche "questa è la discendenza", una frase che troviamo spesso in Genesi.
Parlavamo di un popolo in diaspora, decimato da anni di esilio e prigionia. 
C’è bisogno di nuove generazioni che tramandino le tradizioni, la fede, la vita.
E solo un uomo e una donna possono concepirle, insieme.
Nella Bibbia infatti Dio ad Abramo promette una terra e una discendenza, queste le ricompense per la sua fede nel Dio unico.
Quindi, per citare il papa emerito Joseph Ratzinger, “Il monogamismo biblico è vicino al monoteismo ebraico”.
Un unico Dio, un unico sposo o sposa.
Ma la necessità di un popolo di tramandare se stesso esclude categoricamente la possobilità che esista l'amore tra persone dello stesso sesso? 
Assolutamente no.
In Genesi non viene detto nulla di tutto ciò, non viene data indicazione specifica sulla sessualità dei personaggi.
Intuiamo che si tratti di una relazione eterosessuale solo in virtù del famoso "andate e moltiplicatevi", che comunque riguarda unicamente la sfera biologica riproduttiva, non quella affettiva.
Ma non si parla chiaramente di relazioni etero o gay.
Non se ne parla perché non è una nozione necessaria per lo scopo affidato al libro.
L'autore di Genesi 16 nel suo testo descrivendo Adamo ed Eva altro non fa che rappresentare l'umanità intera e le sue caratteristiche, qualità e mancanze.
Esse riguardano ogni essere umano, sono gli uomini e le donne di ogni epoca storica, che amano, che tentano e falliscono, non si prendono le responsabilità delle proprie azioni, che trovano una nuova consapevolezza e riscoprono un nuovo modo di vivere, creano una comunità. 
Questa storia è destinata a ripetersi nei secoli, perché essa è insita la natura umana.
L'intento di questi capitoli è raccontare l'essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti, a prescindere dal suo genere e dalla sua sessualità. 
Non si può quindi pensare di appellarsi alla storia di Adamo ed Eva per giustificare la condanna verso l'omosessualità, perché da nessuna parte nel testo troviamo l'esaltazione della coppia eterosessuale così come non c'è un esplicito giudizio negativo nei confronti delle relazioni omosessuali.
Si parla di amore, e non si dice che esso può esistere solo tra uomo e donna.
E soprattutto si dice che l'amore di Dio, sentimento divino che è davvero protagonista della storia più di quello umano, riguarda tutta l'umanità.
E se Genesi non fa distinzioni tra generi e le sessualità allora non lo fa nemmeno Dio, il cui amore abbraccia tutti.
Con buona pace di chi pecca di omofobia. 





venerdì 11 giugno 2021

Liebe gewinnt, la disobbedienza in nome dell'amore universale.

A maggio 2021 in Germania un gruppo di sacerdoti cattolici ha compiuto un gesto di ribellione che potremmo definire epocale.
Hanno dato vita al movimento "Liebe gewinnt" e hanno iniziato a offrire benedizioni alle coppie omosessuali. 
A Berlino, Monaco,Colonia e in tanti altre città tedesche centinaia di coppie dello stesso sesso sono state benedette in funzioni religiose.
Liebe gewinnt, l'amore vince, è la risposta disobbediente a una dichiarazione del Vaticano.
A marzo 2021 infatti la Santa Sede si è così espressa: «Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia».
E aggiunge che «la Chiesa cattolica non può benedire il peccato».
Ma numerosi sacerdoti cattolici tedeschi non erano dello stesso avviso.
I promotori di Liebe gewinnt, don Bernd Mönkebüscher, don Burkhard Hose e don Carsten Leinhäuser hanno così ribattuto:
«L'amore vince. L'amore è una benedizione. Le persone che si amano sono benedette. Il 10 maggio 2021 ti invitiamo in vari luoghi della Germania per le benedizioni. Non vogliamo escludere nessuno. Celebriamo la diversità dei diversi piani di vita e delle storie d'amore delle persone».
Da subito l’iniziativa è stata accolta da numerose parrocchie.
Uno dei benedicenti, don Christian Olding, ha affermato: «Se sosteniamo che Dio è amore non posso dire alle persone che perseguono lealtà, unità e responsabilità reciproche che il loro non è amore».
Rappresentanti della chiesa cattolica tedesca hanno dato vita a una petizione per chiedere alla Santa Sede di estendere le benedizioni alle coppie omosessuali, molte parrocchie hanno esposto le bandiere arcobaleno.
Le benedizioni sono proseguite per giorni, nonostante i rimproveri dei vescovi tedeschi.
Su molti giornali cattolici si è addirittura parlato del rischio di uno scisma tedesco, di una nuova Controriforma.
In realtà questo pericolo non esiste, dato che i sacerdoti che hanno aderito al LIebe gewinnt hanno celebrato le benedizioni sulle coppie omosessuali durante il loro tempo libero e non mentre erano in servizio.
Per questo stesso motivo la Conferenza episcopale tedesca non ha potuto sanzionarli.
Il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Bätzing, si è limitato ad affermare che «noi non consideriami le azioni pubbliche, come quelle previste per il 10 maggio, un segno utile o una via da seguire. Le messe di benedizione hanno la loro dignità teologica e il loro significato pastorale. Non sono adatte come strumenti per manifestazioni politico-ecclesiastiche o azioni di protesta».
Ma di fronte a questa disobbedienza ben organizzata e risoluta il Vaticano ha tremato.
Perchè la benedizione, nonostante non abbia lo stesso valore di un sacramento quale il matrimonio, è di fatto una legittimazione di un rapporto tra due persone.
La benedizione ci dice che ciò che viene consacrato è buono e giusto, 
è protetto dall’amore e dalla benevolenza di Dio.
E’ un precedente consistente, e come tale trova spazio e rafforza una diversa prospettiva nel dibattito che da anni infiamma la teologia cristiana sulla questione omosessualità.
Può la cristianità cambiare opinione sul suo modo di rapportarsi all'omosessualità?
È possibile un'apertura verso le relazioni ebi matrimoni gay?
Finora la risposta, come sappiamo, è sempre stata negativa, nonostante qualche spiraglio di umanità aperto da alcuni sacerdoti.
Tra questi c'è anche papa Francesco. Quando ancora non era pontefice Bergoglio si sarebbe espresso a favore dei cattolici omosessuali affinché non venisse negato loro il diritto alla famiglia.
Ma queste parole, limitate al rispetto verso le persone omosessuali di fede cattolica e di condanna verso atti di violenza omofoba, non hanno portato a nessun cambiamento nella dottrina.
L'omosessualità rimane un peccato, è una tendenza da condannare.
Ma la disobbedienza dei sacerdoti tedeschi del movimento Liebe gewinnt ci dimostra che un'altra strada è percorribile.
Ci mostra che è possibile equiparare le coppie omosessuali a quelle eterosessuali in termini di validità del loro sentimento, delle responsabilità, di diritti e doveri, e dei progetti comuni.
Ma i più agguerriti tuonano che la Bibbia stessa condanna l'omosessualità, e che pertanto se lo stesso testo sacro della cristianità si esprime contro le coppie gay non c'è margine per legittimarle.
Ma è davvero così?
Cosa dice realmente la Bibbia sull'omosessualità?
Quando si parla del tema in oggetto spesso si sentono citare i soliti versetti tratti dal Levitico, oppure le vicende di Sodoma e Gomorra, le parole di San Paolo.
E chi li utilizza di solito non ha idea di cosa va citando, ripete a pappagallo una frase senza conoscerne l'origine e il contesto.
Molti teologi, studiosi di esegesi e di ermeneutica biblica, sostengono da tempo che la Bibbia venga utilizzata in modo improprio per giustificare la condanna all'omosessualità.
Il Pride Month diventa l'occasione per scoprire che esiste una diversa prospettiva, un modo diverso di leggere e interpretare quelle pagine così abusate, e che la Bibbia stessa ci parla in modo naturale e positivo dell'amore omosessuale.
Ne parleremo in questi giorni.
Se vi chiedete il perché di questi post, domanda legittima, la risposta è semplice.
È impellente la necessità di fare chiarezza sulle tematiche e sulle parole contenute in uno dei testi più discussi e utilizzati della storia, in modo che non venga più brandito come un'arma dai soliti noti.
Smascherare le storture permette di ribattere alle tesi di chi cerca di limitare i diritti delle persone LGBT+ adducendo come scusa la sua fede religiosa.
C'è anche un dato più umano, da non sottovalutare.
Quante ragazze e quanti ragazzi omosessuali vorrebbero vivere con serenità la propria fede cristiana senza sentirsi illegittimi, ipocriti, sempre tra due fuochi, giudicati, col dubbio di non poter appartenere a una comunità di fede.
In tanti vorrebbero vivere pienamente la loro spiritualità senza giudizi.
Credo sia giusto rassicurarle che nella loro scelta di fede non c'è ipocrisia, come molti affermano.
La loro fede non trova ostacoli nella Scrittura, anzi, ci sono tanti spunti per arrivare ad eliminarli.
Con la speranza che presto la Chiesa stessa, e di conseguenza le comunità di fede, facciano quel passo per poterle accogliere in modo ufficiale.