martedì 23 novembre 2021

L'Avvento, un percorso nella luce.

L' Avvento è quel tempo liturgico che precede il Natale e ci prepara ad esso. 
Avvento deriva dal latino "adventus", "venuta".
Nella chiesa cattolica, luterana e anglicana l'avvento è attesa del Natale e quindi della nascita di Gesù Cristo (che in realtà non è nato in questo giorno ma ne parleremo più avanti), dura quattro settimane e segna l'inizio dell'anno liturgico.
Il tempo dell'Avvento inizia con il vespro della sera della prima domenica e finisce la era della Vigilia di Natale.
Nelle chiese orientali invece questo periodo è lungo 40 giorni, infatti viene chiamato anche quaresima natalizia.
Nei primi secoli del cristianesimo l’Avvento si celebrava partendo dal giorno di San Martino, l’11 novembre, e terminava il 6 gennaio.
In queste settimane si praticava il digiuno in alcuni giorno prestabiliti.
Papa Gregorio Magno fu il primo a modificare la celebrazione dell’Avvento, stabilendo che il tempo liturgico dovesse essere di quattro settimane, come già avveniva nella Francia di Carlo Magno.
Nonostante la decisione del Papa in molte nazioni la celebrazione dell’Avvento rimase di sei settimane.
Fu solo nel 1507 con Papa Pio V, spronato anche dalle decisioni prese anni prima dal Concilio di Trento, che venne stabilito come regola il tempo liturgico di quattro settimane.
La chiesa ortodossa invece ancora oggi celebra un Avvento di sei settimane.
L’Avvento è un periodo ricco di tradizioni antiche, come il pulire la casa in preparazione delle feste e iniziare ad addobbare gli ambienti, in particolare con lanterne e luci.
A riguardo, una delle tradizioni più conosciute e celebrate di questi giorni è indubbiamente l'accensione delle candele della corona dell'Avvento.
Ornamento circolare originario delle regioni teutoniche fin dal 1600, diventerà di uso comune solo alcuni secoli più tardi.
La corona è composta da rami di sempreverde che racchiudono quattro candele, solitamente l'usanza ne vorrebbe tre viola e una rosa, i colori dei paramenti dei sacerdoti durante l’Avvento, le quali vengono accese al ritmo di una ogni domenica per le quattro settimane precedenti al Natale.
L'accensione di ciascuna candela indica la progressiva vittoria della Luce sulle tenebre, nel cristianesimo è legata alla sempre più prossima venuta di Gesù Cristo.
C’è un preciso simbolismo anche nelle candele della corona dell’Avvento.
Esse hanno anche un nome, o meglio, ne hanno addirittura due, uno legato alla tradizione biblica e uno che potremmo definire laico.
È interessante questa scelta, che sembra voler lasciare integro quel filo che collega le celebrazioni pagane dell'inverno con il Natale.
Un legame indissolubile e che non va mai dimenticato.
La prima domenica si accende la candela del Profeta, è la candela della Speranza.
I profeti ci hanno annunciato l'arrivo di un uomo, un Messia, che cambierà il mondo, lo renderà migliore. Impossibile non riempire i cuori di speranza di fronte a tale rivelazione.
La seconda candela della corona dell’Avvento è detta "di Betlemme", è la candela della Pace.
Non a caso si accende dopo quella della Speranza, perché come si può portare la pace nel mondo se non iniziando a sperare che esso possa cambiare, che l'umanità possa cambiare? 
E il cambiamento deve iniziare prima di tutto da noi, dal nostro atteggiamento.
Terza domenica d’Avvento, la Speranza si trasforma in una nuova emozione calda e avvolgente, si accende la candela della Gioia.
È detta anche candela "dei Pastori", coloro che appunto con estrema letizia testimoniarono la venuta del Messia. È felicità nella sua forma più luminosa. 
La quarta e ultima domenica d’Avvento si conclude con la progressiva accensione di queste candele, immagine della battaglia del Sole contro le Tenebre, e con l’ultima candela, quella dell’Amore o "degli angeli", possiamo celebrare la vittoria della Luce in tutto il suo splendore. 
Perché in fondo Natale nella sua essenza più pura non è altro che amore.

martedì 2 novembre 2021

Dias de los muertos, il colorato ricordo dei morti del Latino America.

In questi giorni in Messico e in alcuni paesi del Sudamerica si celebra lo Dias del Los Muertos.
Una tradizione simile all’europea Samhain che ha antichissime origini legate alla cultura precolombiana.
Il ​Día de Muertos era celebrato dagli Aztechi e dai Toltechi, i quali consideravano il lutto come una mancanza di rispetto per il defunto. Per queste civiltà l’inizio e la fine dell’esistenza erano strettamente legate.
La morte è parte della vita, un passaggio inevitabile del ciclo dell'esistenza, e la vita stessa infatti ci conduce alla morte che è allo stesso tempo il suo contrario e il suo compimento.
Questa festa era in origine dedicata alla divinità ​Mictecacihuatl​, la dea del regno dei morti, il Mictlan.
In questi giorni gli spiriti dei defunti tornano a visitare le rispettive famiglie, le quali hanno preparato per loro altari adornati con candele, teschi colorati e fiori. 
Per gli spiriti vengono lasciati cibo e ricordi come fotografie o oggetti appartenuti ai defunti, affinché possano sfamarsi e vivere nella memoria dei posteri.
Questa usanza si chiama ofrenda, questi altari sono considerati dei passaggi tra io mondo dei vivi e quello dei morti, li troviamo nelle case, nei cimiteri e nelle piazze.
Nel XVI secolo, con l'arrivo dei conquistadores, succede ciò che è successo a Samhain in Europa con l'arrivo del cristianesimo.
Gli spagnoli integrano e trasformano questa celebrazione facendola combaciare con la ricorrenza cattolica del giorno dei morti.
Lo Dia de los muertos quindi assume una nuova importanza nella appena nata cultura latina che si sta storicamente costruendo dopo l'arrivo degli europei.
Se cambiano le divinità la sua forma rimane però immutata, infatti anche con il graduale passaggio al cristianesimo si continua ad allestire le coloratissime ofrendas.
Il teschio è indubbiamente il simbolo più conosciuto, amato e riprodotto, anche grazie alla Catrina, la maschera, nata attorno al 1910, che raffigura una donna col volto dipinto di bianco, ad emulare il teschio, vestita con fiori e colorati abiti da nobildonna europea.
Il ​Día de Muertos ​è riconosciuto come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco, e ai giorni nostri viene celebrato anche dai media, grazie a film di successo, basta pensare a "Coco" della Pixar, e al ritorno dell'interesse per la cultura messicana innescato dalla riscoperta del personaggio di Frida Kahlo.