martedì 12 dicembre 2023

La luce che rischiara l'inverno.


Le donne legate alla tradizione religiosa sono spesso un tesoro nascosto di cui la teologia ufficiale parla raramente, o in modo superficiale, spesso in favore dei loro "colleghi" maschi, non evidenziando il vero ruolo che sono chiamate a ricoprire. 
Lo abbiamo visto con Maria di Nazareth nei miei precedenti articoli, e anche
Lucia da Siracusa ne è un fulgido esempio.
Il 13 dicembre le chiese cristiane ricordano questa santa, martirizzata durante il regno di Diocleziano.
La sua agiografia è nota: nata in una ricca famiglia siciliana scelse di consacrare la sua vita a Cristo, e di donare ogni suo avere ai più poveri. 
Pare che si recasse di nascosto nelle catacombe a portare viveri e aiuti ai cristiani lì nascosti, essendo una donna nobile sapeva di godere di certi privilegi, quali il non essere controllata e perquisita.
Questa sua generosità era malvista, soprattutto dai numerosi pretendenti di Lucia che bramavano sposarla e non approvavano che lei scialacquasse la sua dote.
Lucia venne denunciata proprio da uno di loro, rifiutato per l’ennesima volta, e condotta in tribunale, dove nonostante le minacce e le torture rifiutò di rinnegare la sua fede. 
La leggenda popolare tramanda che le furono strappati gli occhi, infatti l'iconografia spesso la ritrae con un piattino su cui poggiano i suoi bulbi oculari, ma è probabile che si tratti di un'interpretazione errata legata alla sua simbologia. 
Fu decapitata nel 304 dC.
Da allora i siracusani venerano la santa, e la celebrano con processioni e riti.
La storia di Lucia, complice anche la trafugazione del suo corpo che è tornato a Siracusa solo nel 2014, è arrivata a toccare tutta la penisola, e quindi la santa viene celebrata e amata in tutte le regioni d’Italia.
Il 13 dicembre (ma in alcune zone d’Italia arriva già il 12) Santa Lucia porta dolci e regali ai bambini.
È comune nelle case lasciare la sera un piattino con qualcosa da mangiare per la santa, qui a Trento ad esempio usa lasciare sale e farina per la polenta.
In altre regioni si lascia del caffè, del vino, dei biscotti, delle arance e anche del fieno per l’asinello.
In Trentino ancora oggi è molto viva una bellissima tradizione popolare, la Strozegada o Stròzzega.
I bambini costruiscono delle strozeghe, ovvero dei fili a cui vengono attaccati dei barattoli di metallo. 
Le strozeghe vengono trascinate dai bambini in giro per le strade, il loro rumore serve per aiutare Santa Lucia, che secondo la leggenda venne resa cieca dal martirio subíto dai Romani, a trovare i piccoli per poter regalare loro i consueti dolcetti.
Molti paesi del Trentino organizzano in questi giorni una vera e propria sfilata a cui possono partecipare grandi e piccini, che si conclude con la distribuzione di dolci e cioccolata calda all fine del percorso.
Lucia è molto amata anche in Svezia, dove viene celebrata con molta solennità.
Le bambine di ogni famiglia si vestono di bianco, la figlia maggiore indossa anche una corona di candele, i bambini portano sul capo cappelli di paglia e reggono bastoni ricoperti di stelline.
Dopo la processione ci si ferma a mangiare dolcetti in onore della santa.
Lucia, una donna amata e celebrata dal Grande Nord alla Sicilia. 
Ma il ruolo di Lucia non si può e non si deve ridurre a colei che porta dolcetti ai bimbi buoni.
Da adulta, quando la conoscenza si fa strada nello stupore infantile, ho pensato a lungo a lei, a questa santa che mi porta i dolcetti fin da quando ero bambina.
Questa figura femminile, che viene relegata in una nicchia del periodo natalizio, è in realtà molto più importante di quanto sembri.
Questo perché la sua figura, che ora ha connotati dettati dalla cristianità, trova le sue origini nelle tradizioni del solstizio invernale.
Lucia è Lussi, colei che nella tradizione nordica illumina le notti fredde e oscure di Yule, è madre e regina degli spiriti, che la seguono in processione.
In lei rivediamo, Diana, Freya, Cerere. Perché tutti è collegato, ogni figura nasce, muore e rivive nelle sue sorelle di altre tradizioni.
Lussi vigilava sui preparativi della celebrazione del solstizio, controllava che ogni famiglia potesse accendere i fuochi e che se ne ricordasse in tempo.
Lo faceva a volte anche combattendo gli spiriti malvagi, pronta a sacrificare se stessa per un bene più alto, la sicurezza di coloro che celebravano il Grande Inverno.
Una vera portatrice di luce.
Anche Lucia nella tradizione cristiana riceve questo epiteto in quanto guida delle anime nei periodi più oscuri.
Quando i missionari arrivarono in Scandinavia, intorno all'anno 1000, notarono subito l'affetto e il rispetto per questa figura, che operava proprio nei giorni in cui il calendario cristiano ricordava santa Lucia, e aveva con lei una simbologia comune.
Come era accaduto per altre celebrazioni i cristiani integrarono l'agiografia della santa, ancora molto abbozzata, con le peculiarità della signora dell'Inverno scandinava.
Per questo tutt'oggi la celebrazione del 13 dicembre nel Grande Nord vede queste due figure accostate, quasi sovrapposte.
Prima della Santa c’è la Signora del solstizio, prima della dea c'è sempre una donna. Una donna che è soggetto della sua storia.
Ci porta in dono la luce, la conoscenza, il coraggio.
Lucia, Lussi, vestita di bianco, con la sua corona di candele è la luce della vita contro l’oscurità più buia, è il coraggio di sacrificare ogni cosa per ciò in cui crediamo, in nome di qualcosa più grande di noi.
Anche la tradizione della Stròzzega di cui parlavo prima affonda le sue radici nel paganesimo e nelle celebrazioni di Yule: parlavamo di Lussi, la Signora dell'inverno, che veglia sui popoli nordici durante il Soltizio. Le creature fatate a lei devote spaventavano gli spiriti maligni usando delle catene a cui erano agganciati dei campanacci e padelle di ferro e rame. 
Col tempo il cristianesimo ha ripreso questa celebrazione modificando il suo essere, non si usano più le strozeghe per spaventare, ma per accogliere chi si è perduto nel buio della notte invernale.
Lucia, con gli occhi chiusi ma le braccia aperte verso chi ha davvero bisogno della sua luce.


martedì 5 dicembre 2023

Se no tu sarâs bon, ti cjape il Krampus.

Il titolo di questo post è un detto in lingua friulana.
Se non farai il bravo, il Krampus ti porterà via.
La notte tra il 5 e il 6 dicembre, nei paesi nordici, nelle terre germaniche e nelle regioni alpine italiane come il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia si festeggia l'arrivo di San Nicola.
Precursore del più noto Babbo Natale, Nicola porta doni ai bambini buoni.
E a quelli cattivi?
Carbone, e tanta paura. 
Sì perché insieme al santo giungono anche dei demoni spaventosi chiamati Krampus.
Il nome di queste creature deriva dal tedesco e significa "morto, in decomposizione" ma anche "artiglio".
I demoni, dal viso sporco e terrificante, vestiti di pellicce logore e armati di catene, girano per le strade alla ricerca di bambini cattivi da frustare e, a volte, da rapire. 
Il Krampus cerca in particolare quei bambini che durante l'anno sono stati monelli, e una volta catturati li getta nel kraxn, il grande cesto che porta sulle spalle. 
La loro leggenda narra che un diavolo, a dicembre, si fosse camuffato e intrufolato in una banda di giovani ladri per derubare le persone delle provviste dei poveri cristiani. I ragazzi lo riconobbero a causa dei suoi piedi caprini, così venne chiamato San Nicola affinché lo esorcizzasse. 
In realtà l'origine di queste creature è ben più antica, si parla di questi demoni già in epoca precristiana, come i troll ladruncoli di Yule e la loro mamma Grýla, dalla tradizione islandese, una famiglia di orchi che rapiscono e mangiano i bambini che non si sono comportati bene durante l'anno.
La presenza di San Nicola denota l'usuale contaminazione tra il paganesimo e le tradizioni cristiane successive. 
Il Santo è protagonista di diverse leggende in cui si trova a fronteggiare demoni e creature malvage, scontri da cui ne esce sempre vincitore. 
A seconda delle zone geografiche il Krampus assume identità ed aspetti diversi.
In Francia troviamo la figura del Frate Fustigatore, Pere Fouettard, fouet in francese significa appunto “frusta”, ridotto in schiavitù da San Nicola per reo di aver macellato dei ragazzini. 
Pere Fouettard è raffigurato come un uomo dalla barba scura e inspioda, vestito con un lungo mantello nero con cappuccio, che ha l’abitudine di girare con delle catene e un grosso sacco di iuta dove imprigiona i bimbi cattivi.
In Svizzera possiamo vedere sfilare i Silversterklause.
Ci sono quelli belli, gli Schone, che hanno occhi buoni e guance rosse, mentre quelli brutti, i Wueschti, sono vestiti con rami, cortecce, ossa e pelli di animali.
Tutti i Klause vanno di casa in casa a intonare dei canti. 
In Germania invece si aggira un monaco, Ruprecht il servo, vestito con una tunica sporca e dalla lunga barba incolta, che frusta i bambini disobbedienti.
Una figura particolare è Pietro il nero, tipico dei Paesi bassi. Si tratta di un servo moresco, originario della Spagna, che regala dolcetti ai bambini, ma se questi non si comportano bene lui li rapisce e li porta in esilio nel suo Paese.
La sua figura è uno spauracchio dell'inquisizione spagnola che tanto aveva terrorizzato quei territori nei secoli passati.
Altre leggende dicono che Pietro il nero sarebbe in realtà uno spazzacamino italiano, nero per via della fuliggine.
Io vivo in Trentino, e in queste terre come ho scritto all'inizio i Krampus sono molto conosciuti.
E temuti.
Tante generazioni di bambini, me compresa, hanno partecipato alla sfilata di San Nicola, e tutti si sono nascosti dietro ai cappotti di mamma e papà per non farsi vedere dai terribili diavoli e per sfuggire alle loro catene. 
Ancora oggi si sconsiglia di togliere la maschera ad un krampus, non solo questo gesto porta sfortuna, ma in fondo non si può mai sapere chi si nasconda davvero dietro a quel volto spaventatoso...un uomo travestito...o forse il diavolo in persona?