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Sifra e Pua, quando la disobbedienza di fronte al sopruso viene coniugata al femminile.
In alcuni articoli del mio blog ho affrontato la tematica delle figure femminili in ambito religioso e biblico, mostrando come spesso queste siano state penalizzate da una superficiale conoscenza dell'argomento e da una trasmissione filtrata e banalizzata da parte degli organi di competenza prima, e dal classico "sentito dire" poi.
Nella Bibbia vengono narrate molte storie di donne, ma spesso questi racconti rimangono marginali, poco conosciuti nonostante abbiano tanto da dire e da insegnare.
Le donne dell'Antico Testamento si contraddistinguono per il loro coraggio di fronte alle ingiustizie e la fedeltà ai propri valori. Insieme ai personaggi maschili, i cui nomi e le storie sono più noti, hanno contribuito a costruire la storia del loro popolo, e non solo, dell'umanità.
Non sono comprimarie, sono anch'esse protagoniste.
Un esempio di questo è la storia di Sifra e Pua.
Bellezza e splendore i significati dei loro nomi.
Le troviamo nel primo capitolo di Esodo, il secondo libro della Bibbia.
La vicenda si svolge in Egitto.
Da anni il popolo ebraico convive con gli egiziani in una prospera vicinanza.
Gli israeliti erano giunti in Egitto ai tempi di Giuseppe, il figlio di Giacobbe la cui storia, raccontata nella Bibbia, è molto nota.
Giuseppe, figlio prediletto del patriarca, viene venduto come schiavo dai fratelli e successivamente divenne gran consigliere del faraone, dopo un lungo periodo come servitore del gran visir Potifar.
Riconciliatosi dopo anni con la famiglia Giuseppe fece in modo di trasferire il popolo ebraico in Egitto, con il benestare del faraone.
Ovviamente questo è il racconto biblico, storicamente non è certo di come gli israeliti siano giunti in Egitto.
Siamo certi della loro presenza, le ipotesi più probabili parlano di migrazioni o di riduzione in schiavitù in seguito alle guerre egiziane contro i cananei.
La seconda ipotesi storica si intreccia in modo calzante con la narrazione del libro di Esodo.
L'esperienza di libertà e convivenza si trasforma progressivamente in oppressione.
Gli ebrei iniziano a diventare più numerosi degli egiziani e questo fatto crea preoccupazione sia tra il popolo che tra i nobili.
È il cambio della dinastia reale a rovesciare definitivamente l'atteggiamento nei confronti degli israeliti.
"Allora sorse sull'Egitto un nuovo re che non aveva conosciuto Giuseppe, e disse al suo popolo: «Ecco che il popolo dei figli di Israele è più numeroso e più forte di noi. Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti, altrimenti in caso di guerra si unirà ai nostri avversari.»" si dice in Esodo (1, 8-10)
Storicamente siamo intorno al 1300 aC, al potere c'è Seti I della XIX dinastia, una casata che conosce l'importanza del consenso popolare per un regnante, e che quindi accoglie le richieste dei suoi sudditi. Essi temono il diverso, l'israelita, e vogliono che si ingrandiscano le città.
Detto fatto.
Il faraone dunque inizia a togliere progressivamente diritti e libertà agli ebrei, fino a ridurli in schiavitù, costringendoli a costruire nuovi edifici.
Sono state rinvenute opere pittoriche dell'epoca in cui sono rappresentate le popolazioni semite dedite ai lavori forzati al servizio degli egiziani.
Ciò viene descritto anche nel testo biblico: "Gli Egiziani fecero lavorare i figli di Israele trattandoli duramente. Resero la loro vita amara costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta di lavoro nei campi." (Es 1, 13-14)
Gli ebrei sono identificati come Hapiru, persone che non hanno i diritti degli uomini liberi, esseri inferiori.
Ma tutto questo non basta, passano gli anni e gli ebrei sono ancora troppo numerosi e gli egiziani vivono con la paura che possano ribellarsi e sopraffarli.
Sale al potere un nuovo faraone, gli studiosi sono concordi nel ritenere che il testo biblico faccia riferimento al regno di Ramsete II (1290-1224 aC).
Gli israeliti sotto il suo potere continuano ad essere schiavi e vengono di nuovo colpiti duramente, questa volta nella loro dignità e nella fede nel loro Dio.
È qui che entrano in gioco Sifra e Pua.
Le due donne sono levatrici, a loro il faraone affida un terribile incarico:
“Il re d’Egitto parlò anche alle levatrici ebree, delle quali una si chiamava Sifra e l’altra Pua, e disse: «Quando assisterete le donne ebree al tempo del parto, osservate quando il neonato è ancora tra due sponde del sedile del parto¹: se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, lasciatela vivere»." (Es 1, 15-16)
Ramsete II ordina dunque la soppressione di ogni figlio maschio nato in una famiglia ebraica.
Bisogna precisare che questa imposizione del faraone non è supportata da prove storiche, non c'è documentazione a riguardo, inoltre gli storici fanno presente il fatto che limitare la crescita della popolazione israelita non avrebbe avuto senso da un punto di vista sociale e per i bisogni del lavoro forzato.
La vicenda è infatti un espediente narrativo per enfatizzare la situazione di paura e oppressione in cui viveva il popolo ebraico. Erano esseri inferiori, ricordiamo, considerati nemmeno esseri umani.
L'autore di Esodo vuole focalizzare l'attenzione su due dettagli: l'uccisione dei figli maschi è un atto simbolico, di scherno verso la tradizione ebraica che indicava il figlio maschio come prosecutore della dinastia familiare; qui il faraone facendo uccidere i bambini ancora prima che possano prendere il primo respiro
si sostituisce al Dio degli israeliti, che aveva promesso loro fin dai tempi di Abramo una prospera discendenza. Il dio faraone è più imponente del vostro unico Dio, Egli non ha potere in Egitto.
Secondariamente, serve a introdurre la storia di Mosè, colui che molti anni più tardi libererà gli ebrei dalla schiavitù guidandoli fuori dall'Egitto.
Torniamo al racconto biblico.
Sifra e Pua, ricevuto l'ordine, decidono di rifiutarlo.
La loro disobbedienza però non è esternata in modo diretto, cosa che causerebbe loro lo morte e condannarebbe i neonati al loro destino.
Le due levatrici usano un sottile stratagemma:
"Ma le levatrici temettero Dio, non fecero quello che il re d’Egitto aveva ordinato loro e lasciarono vivere anche i maschi. Allora il re d’Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i maschi?» Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane; esse sono vigorose e, prima che la levatrice arrivi da loro, hanno partorito»." (Es 1, 17-19)
La storia di Sifra e Pua è straordinaria, eppure nella Bibbia le si dedicano poche righe.
Quel "temettero Dio" non va inteso come paura.
È rispetto per quei valori che il loro Dio aveva insegnato agli uomini.
Ed esso ha più rilevanza dell'ordine di un tiranno.
È un messaggio di solidarietà femminile, Sifra e Pua rifiutano un ordine che le porrebbe in conflitto con altre donne, oltretutto in una situazione così delicata come quella di un parto, che le porterebbe a prendere una decisione sui corpi e sulle vite di altre persone.
Inoltre queste due donne, semplici ostetriche, si schierano contro il potere costituito.
Nella Bibbia spesso troviamo esempi di come Dio scelga persone umili per contrastare i potenti e gli oppressori.
Il faraone era considerato una divinità in terra, disobbedirgli non era solo inconcepibile da un punto di vista sociale e legale ma anche religioso, era pura blasfemia.
Eppure Sifra e Pua non hanno paura di ingannarlo in nome di un ideale più grande.
Queste ostetriche riescono perfino a ridicolizzare, agli occhi del lettore, l'uomo più potente d'Egitto: questo Dio degli Egizi che cammina sulla Terra a quanto pare non ha la minima idea di come funzioni un parto e crede alle bugie delle due levatrici.
Sifra e Pua che non si lasciano usare, ma anzi esercitano il loro potere espresso non nella violenza ma con l'intelligenza e l'astuzia.
Sifra e Pua che sono un archetipo femminile di coraggio e compassione valido non solo per il popolo d'Israele ma per ognuno di noi.
Perché se da una parte l'Antico Testamento ci racconta la storia del popolo ebraico dall'altra vuole narrare il percorso di vita dell'umanità intera.
Gli ebrei in Egitto sono ogni popolo oppresso, Sifra e Pua sono tutti coloro che hanno scelto di contrastare il male, quelli che in termini moderni sono stati chiamati, ad esempio, Giusti tra le nazioni.
Infatti in Esodo la vicenda si conclude con "Dio diede loro una numerosa famiglia."
Questo percorso di vita continua dunque con una discendenza simbolica, che negli anni a venire continuerà ad opporsi coraggiosamente ai tiranni, anche a rischio della vita, in nome di quei valori di umanità e compassione di cui Sifra e Pua sono state portavoce e ispirazione.
Non male per due piccole levatrici relegate in una manciata di righe, non trovate?
Note dell'autrice:
¹ le due sponde potrebbero intendere il sedile di pietra sul quale si trovava la donna durante il parto ma anche "tra le ginocchia", quindi nel momento subito precedente al parto.
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