Le donne legate alla tradizione religiosa sono spesso un tesoro nascosto di cui la teologia ufficiale parla raramente, o in modo superficiale, spesso in favore dei loro "colleghi" maschi, non evidenziando il vero ruolo che sono chiamate a ricoprire.
Lo abbiamo visto con Maria di Nazareth nei miei precedenti articoli, e anche
Lucia da Siracusa ne è un fulgido esempio.
Il 13 dicembre le chiese cristiane ricordano questa santa, martirizzata durante il regno di Diocleziano.
La sua agiografia è nota: nata in una ricca famiglia siciliana scelse di consacrare la sua vita a Cristo, e di donare ogni suo avere ai più poveri.
Pare che si recasse di nascosto nelle catacombe a portare viveri e aiuti ai cristiani lì nascosti, essendo una donna nobile sapeva di godere di certi privilegi, quali il non essere controllata e perquisita.
Questa sua generosità era malvista, soprattutto dai numerosi pretendenti di Lucia che bramavano sposarla e non approvavano che lei scialacquasse la sua dote.
Lucia venne denunciata proprio da uno di loro, rifiutato per l’ennesima volta, e condotta in tribunale, dove nonostante le minacce e le torture rifiutò di rinnegare la sua fede.
La leggenda popolare tramanda che le furono strappati gli occhi, infatti l'iconografia spesso la ritrae con un piattino su cui poggiano i suoi bulbi oculari, ma è probabile che si tratti di un'interpretazione errata legata alla sua simbologia.
Fu decapitata nel 304 dC.
Da allora i siracusani venerano la santa, e la celebrano con processioni e riti.
La storia di Lucia, complice anche la trafugazione del suo corpo che è tornato a Siracusa solo nel 2014, è arrivata a toccare tutta la penisola, e quindi la santa viene celebrata e amata in tutte le regioni d’Italia.
Il 13 dicembre (ma in alcune zone d’Italia arriva già il 12) Santa Lucia porta dolci e regali ai bambini.
È comune nelle case lasciare la sera un piattino con qualcosa da mangiare per la santa, qui a Trento ad esempio usa lasciare sale e farina per la polenta.
In altre regioni si lascia del caffè, del vino, dei biscotti, delle arance e anche del fieno per l’asinello.
In Trentino ancora oggi è molto viva una bellissima tradizione popolare, la Strozegada o Stròzzega.
I bambini costruiscono delle strozeghe, ovvero dei fili a cui vengono attaccati dei barattoli di metallo.
Le strozeghe vengono trascinate dai bambini in giro per le strade, il loro rumore serve per aiutare Santa Lucia, che secondo la leggenda venne resa cieca dal martirio subíto dai Romani, a trovare i piccoli per poter regalare loro i consueti dolcetti.
Molti paesi del Trentino organizzano in questi giorni una vera e propria sfilata a cui possono partecipare grandi e piccini, che si conclude con la distribuzione di dolci e cioccolata calda all fine del percorso.
Lucia è molto amata anche in Svezia, dove viene celebrata con molta solennità.
Le bambine di ogni famiglia si vestono di bianco, la figlia maggiore indossa anche una corona di candele, i bambini portano sul capo cappelli di paglia e reggono bastoni ricoperti di stelline.
Dopo la processione ci si ferma a mangiare dolcetti in onore della santa.
Lucia, una donna amata e celebrata dal Grande Nord alla Sicilia.
Ma il ruolo di Lucia non si può e non si deve ridurre a colei che porta dolcetti ai bimbi buoni.
Da adulta, quando la conoscenza si fa strada nello stupore infantile, ho pensato a lungo a lei, a questa santa che mi porta i dolcetti fin da quando ero bambina.
Questa figura femminile, che viene relegata in una nicchia del periodo natalizio, è in realtà molto più importante di quanto sembri.
Questo perché la sua figura, che ora ha connotati dettati dalla cristianità, trova le sue origini nelle tradizioni del solstizio invernale.
Lucia è Lussi, colei che nella tradizione nordica illumina le notti fredde e oscure di Yule, è madre e regina degli spiriti, che la seguono in processione.
In lei rivediamo, Diana, Freya, Cerere. Perché tutti è collegato, ogni figura nasce, muore e rivive nelle sue sorelle di altre tradizioni.
Lussi vigilava sui preparativi della celebrazione del solstizio, controllava che ogni famiglia potesse accendere i fuochi e che se ne ricordasse in tempo.
Lo faceva a volte anche combattendo gli spiriti malvagi, pronta a sacrificare se stessa per un bene più alto, la sicurezza di coloro che celebravano il Grande Inverno.
Una vera portatrice di luce.
Anche Lucia nella tradizione cristiana riceve questo epiteto in quanto guida delle anime nei periodi più oscuri.
Quando i missionari arrivarono in Scandinavia, intorno all'anno 1000, notarono subito l'affetto e il rispetto per questa figura, che operava proprio nei giorni in cui il calendario cristiano ricordava santa Lucia, e aveva con lei una simbologia comune.
Come era accaduto per altre celebrazioni i cristiani integrarono l'agiografia della santa, ancora molto abbozzata, con le peculiarità della signora dell'Inverno scandinava.
Per questo tutt'oggi la celebrazione del 13 dicembre nel Grande Nord vede queste due figure accostate, quasi sovrapposte.
Prima della Santa c’è la Signora del solstizio, prima della dea c'è sempre una donna. Una donna che è soggetto della sua storia.
Ci porta in dono la luce, la conoscenza, il coraggio.
Lucia, Lussi, vestita di bianco, con la sua corona di candele è la luce della vita contro l’oscurità più buia, è il coraggio di sacrificare ogni cosa per ciò in cui crediamo, in nome di qualcosa più grande di noi.
Anche la tradizione della Stròzzega di cui parlavo prima affonda le sue radici nel paganesimo e nelle celebrazioni di Yule: parlavamo di Lussi, la Signora dell'inverno, che veglia sui popoli nordici durante il Soltizio. Le creature fatate a lei devote spaventavano gli spiriti maligni usando delle catene a cui erano agganciati dei campanacci e padelle di ferro e rame.
Col tempo il cristianesimo ha ripreso questa celebrazione modificando il suo essere, non si usano più le strozeghe per spaventare, ma per accogliere chi si è perduto nel buio della notte invernale.
Lucia, con gli occhi chiusi ma le braccia aperte verso chi ha davvero bisogno della sua luce.
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