Oggi 24 aprile si celebra la giornata del ricordo delle vittime del genocidio degli armeni.
Medz Yeghern, il grande crimine, è il termine armeno usato per indicare il genocidio avvenuto nell'aprile del 1915 per volere dell'impero ottomano.
Le autorità, in particolare nella persona di Mehmed Tal'at Pascià, legiferarono per limitare le libertà personali della popolazione armena in modo che non potessero lasciare il Paese; successivamente venne ordinata la cattura, la deportazione e l'eliminazione di ogni armeno presente sul territorio.
Più di un milione e mezzo di persone morirono durante le marce della morte.
Fame, sfinimento, torture, stupri ed esecuzioni sommarie.
Queste le cause della morte della popolazione armena.
Molte madri abbandonarono i figli sul ciglio della strada sperando che qualcuno li portasse via e li salvasse. Altre li soffocarono nel sonno per risparmiare loro atroci sofferenze, per poi suicidarsi.
Il genocidio degli armeni venne attuato dagli ottomani con la supervisione dell'esercito tedesco.
Secondo molti storici questo sterminio fu infatti una sorta di prova generale ispiratrice per ciò che avvenne successivamente con l'Olocausto e i lager nazisti.
Tra le file dell'esercito tedesco c'era anche Armin T. Wegner, che immortalerà questi momenti drammatici.
Dove altri giravano indifferenti lo sguardo, o peggio ancora partecipavano a stupri e torture, Wegner scattò fotografie.
Non riuscendo a ignorare la sofferenza che lo circondava Armin decise di immortalarla.
Cercò anche di adottare uno di quei bambini orfani, ma gli fu negata questa possibilità, e venne declassato di rango e inviato a occuparsi dei malati di colera.
Le sue foto, che ritraggono la condizione degli armeni durante le estenuanti marce, sono da sempre una prova incontrovertibile di ciò che è accaduto, contro ogni negazionismo.
Lo stesso Wegner anni dopo scriverà una lettera a Hitler per protestare contro le persecuzioni degli ebrei sotto il nazismo, per la quale sarà incarcerato e torturato.
Per il suo impegno umanitario lo Yad Vashem lo ha riconosciuto Giusto tra le nazioni.
Di fronte a questa atrocità la maggior parte degli stati europei rimase silente, principalmente in virtù dei debiti e degli accordi economici stipulati con l'impero ottomano.
Per attirare l'attenzione sul genocidio diversi anni dopo alcuni sopravvissuti, consapevoli che nessuno avrebbe mai punito i loro aguzzini, si organizzarono dando vita all'operazione Nemesis, il cui intento era quello di giustiziare i responsabili del genocidio.
Mehmed Tal'at Pascià, colui che più aveva caldeggiato lo sterminio degli armeni, sarà ucciso da Soghomon Tehlirian
nel 1921 a Berlino.
Tehlirian si costituì spontaneamente per poter usare il processo contro di lui per raccontare le atrocità subìte dal suo popolo.
Sara giudicato innocente, e in Armenia è considerato un eroe nazionale.
A tutt'oggi il governo turco nega sia mai stato ordinato e compiuto un genocidio, parla piuttosto di deportazione necessaria a tutela degli armeni, che sarebbero stati semplicemente trasferiti.
Molte nazioni, sempre per motivi economici e politici, rifiutano ancora di riconoscere il genocidio, nonostante le prove fotografiche e le testimonianze dei sopravvissuti.
Sulla questione del riconoscimento del genocidio si sono espresse molte personalità, tra i più attivi sulla questione sono certamente i membri della band metal System of Down, guidati dal frontman Serji Tankian, tutti discendenti di sopravvissuti armeni, che hanno dedicato diverse canzoni alla tragedia che ha colpito i loro antenati.
Nel 2015 Papa Francesco nel suo viaggio in Armenia ha ribadito che ciò che è accaduto agli armeni deve essere chiamato col suo nome, ovvero non si può negare che si sia trattato di un vero e proprio genocidio, e ha chiesto che tutti gli Stati, a partire dalla Turchia, lo riconoscano e con esso le proprie responsabilità, senza se e senza ma.
Alla luce di questo possiamo nominare quello Zikkaron ebraico di cui ho spesso parlato nei miei post, il ricordare, il fare memoria, è sempre importante e valido per ogni popolo torturato e ucciso.
Perciò anche oggi ricordiamo, raccontiamo le storie di chi non c'è più.
Loro non hanno più voce per farlo, noi sì, e ciò ci obbliga a non restare il silenzio, mai più.
Sul genocidio armeno consiglio un libro meraviglioso e altrettanto doloroso, "Armenia" di Gilbert Sinuè.
Il romanzo illustra la storia del genocidio dalla sua origine fino alla sua conclusione attraverso gli occhi dei bambini di una famiglia armena.
"Armenia" è un romanzo che è storicamente molto accurato e riporta con precisione ogni fase del genocidio e i documenti ufficiali.
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