Tra il 31 ottobre e il 2 novembre celebriamo il ricordo dei nostri cari estinti, e da secoli lo facciamo nel modo che potremmo considerare più congeniale a noi italiani: cucinando.
Apparecchiare la tavola e cucinare per i defunti è una tradizione diffusa in tutta Italia.
In molte regioni si lascia la tavola apparecchiata, in modo tale che i morti possano sedervisi durante la notte e consumare un frugale pasto.
I cibi tipici di queste tavole imbandite sono le castagne, i legumi, le noci e le fave, i fichi, e ovviamente i pani dei morti, ogni regione ha una sua peculiare ricetta.
Oggi attraversiamo il mare per conoscere le tradizioni siciliane e sarde di Samhain.
In Sicilia è radicata la credenza per cui la notte tra il 1° e il 2 novembre gli spiriti dei morti tornino nel mondo dei vivi, per recarsi di casa in casa a lasciare un regalo per i bambini.
I racconti parlano di vere e proprie processioni. Secondo Giuseppe Pitrè, storico ottocentesco esperto di tradizioni siciliane, esiste una vera e propria gerarchia in queste pellegrinaggi: nel suo Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano (1889) ci racconta che in prima fila troviamo “...vestite di bianco le anime dei morti in grazia di Dio, le seconde schiere son vestite di nero e sonle anime dei dannati, le ultime sono vestite di rosso e sono le anime degli uccisi. Ciascuno di questi morti ha un braciere sul capo.”
Questa luce, che guida le anime, ricorda molto le leggende di un’altra isola molto lontana, l’Irlanda e il suo Jack O’Lantern.
I morti che tornano a visitare le case delle loro famiglie quindi non sono solo spiriti benevoli, Pitrè mette in guardia anche da quelle anime tormentate che potrebbero addirittura cavare gli occhi ai bambini più curiosi, intenti a spiare il loro passaggio.
E’ tradizione riunirsi e recitare insieme il rosario in onore dei morti, e i bambini sono coinvolti nella realizzazione di una carta fiore tutta intagliata usata per coprire i vassoi delle pietanze.
Per i morti si lasciano infatti cibi e bevande.
Nel messinese i bambini lasciano un bicchiere d’acqua per dissetare le anime, che soddisfatte lasceranno sicuramente un regalino per loro.
In molte città siciliane si crea u pupu, un pupazzo di zucchero che ha le sembianze dei Pupi del teatro tradizionale, e scarpette di zucchero da regalare ai più piccini.
I bambini onorano i defunti preparando cestini con dei mandarini e della frutta secca, in modo che gli spiriti vengano da loro a raccontare delle storie, i loro doni dall'aldilà.
La mattina del 2 novembre in molte famiglie si fa colazione con la muffoletta, ovvero un panino caldo salato con le acciughe, e dopo ci si reca al cimitero per un saluto ai defunti.
Si portano i fiori e i lumini sulle tombe dei propri defunti e poi si torna a casa per mangiare.
Si assaggia il vino nuovo e alla fine del pasto si mangiano le castagne arrostite e le paste di mandorla, dei biscotti tipici chiamati bersaglieri o toto.
A volte ci si ferma a mangiare proprio al cimitero, per rendere anche le anime dei familiari partecipi del banchetto.
Un altro dolce tipico della Sicilia che si mangia nel periodo delle festività dei morti è la pasta reale o frutta martorana, sono dei dolci che hanno la forma esatta della frutta.
Si prepara un pane particolare, detto cùcchia ad Augusta e panuzzeddo re morti a Siracusa giusto per fare qualche nome, che viene preparato il 2 novembre e regalato ai poveri, in cambio di preghiere per le anime dei cari defunti.
I bambini si vestono con vecchie lenzuola, portano con sé lanterne accese e vagano di casa in casa, nella speranza di racimolare dolciumi.
Tradizione che ci ricorda il più noto “trick or treat”, ma che è molto più antica.
Salpiamo ora verso le coste della Sardegna.
Anche qui è usanza i primi di novembre celebrare il ritorno dei morti.
Nelle tradizioni sarde vi è un sacro timore molto radicato che pervade ogni celebrazione.
Pane appena sfornato, prosciutto, formaggio, porzioni di arrosto e brocche di acqua fresca sono lasciate sugli usci, in modo che i morti possano rifocillarsi.
La tavola viene imbandita anche tenendo conto della presenza delle anime dei propri cari.
Si cucinano i maccheroni e gli gnocchi, tirati a mano a casa, e si riempie un piatto anche per chi arriverà durante la notte.
E’ un modo per esorcizzare la paura di questa visita dall’aldilà.
Perché l’umore degli spiriti è sempre incerto.
Infatti si consiglia di non lasciare utensili appuntiti sulla tavola, perché uno spirito potrebbe usarlo per ferire un vivente.
Il 2 novembre c’era la tradizione, ormai desueta, di non fare le pulizie domestiche, perché se uno spirito passasse di là in quel momento lo vedrebbe come un tentativo di mandarlo via in modo maleducato.
Scrive Ofelia Pinna nel suo Riti funebri in Sardegna (1921): “Appena la campana comincia a suonare a morto si sospendono le faccende domestiche. ...nessuno deve pettinarsi, né spazzare la casa. Perché i morti vanno a visitare i parenti e camminano invisibili per le stanze. Con le immondizie si butterebbero le povere anime.”
Il 2 novembre qualunque attività che può disturbare il passaggio dal mondo dei morti a quello dei vivi andava interrotta.
Anche zappare, bruciare delle sterpaglie può interferire con il passaggio delle anime.
La pena era la morte di un famigliare entro l’anno.
Anche in Sardegna i bimbi si presentano di casa in casa e ricevono un dolcetto come pegno per le loro preghiere, la tradizione del “is animasa” nel cagliaritano o del "su mortu mortu" in molte altre zone, ovvero l’obolo per le anime.
Questa offerta è detta anche sa paniscedda ad Oristano, i bambini ricevono castagne, noci, fichi, oppure dolcetti casalinghi.
Gli adolescenti invece intonano canzoncine che minacciano dispetti, come quella che parla di Sant’Anna pronta a mozzare le mani ai più tirchi, una sorta di antico trick or treat sardo.
In Sardegna si cucina un dolce che accompagna la giornata che viene chiamato s'ossu e mottu (appunto osso di morto) fatto con zenzero e cannella.
Il fuoco è un elemento di Samhain anche in sardegna.
Le donne preparano su tumulo, un braciere con fuoco profumato con incenso o rosmarino, e si recano con esso sulle tombe dei defunti, e lì recitano preghiere in loro memoria.
Scoprendo le tradizioni delle nostre isole diventa ancora più evidente quanto le tradizioni europee di Samhain siano tutte legate da un filo invisibile, e che si ripetano nonostante le loro peculiarità.
E si rafforza il concetto per cui queste celebrazioni ci appartengono, di quanto esse siano nostre, europee e soprattutto italiane.
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