sabato 30 ottobre 2021

Il Nord Italia celebra Samhain.


Giungiamo oggi nel Nord Italia, dove le nostre montagne racchiudono meravigliose tradizioni.
In Friuli Venezia Giulia i morti tornano in visita accompagnati dai rintocchi delle campane, e sono distinguibili dai vivi perché sulle loro braccia brucia una flebile fiammella, oppure stringono tra le mani una piccola candela, la candeleta.
Guai a disturbare la loro processione.
Una leggenda friulana narra che gli spiriti vaghino sulla terra, e chi dovesse incontrarne uno in una chiesa durante la notte morirebbe al sorgere del sole.
Pare che chi è nato nei primi giorni di novembre riesca a percepire il lamento dei morti.
Nelle case si apparecchiano le tavole con castagne lessate, del buon vino novello, pannocchie di granturco, pane appena sfornato, polenta.
Si intagliano zucche dalle fattezze di teschio e vi si mette un lumino all'interno, esse vengono lasciate sulle finestre per guidare il cammino dei morti 
Qui l'usanza di recarsi di casa in casa a offrire preghiere per i morti in cambio di cibo si ripete anche a Natale e Carnevale.
Ai questuanti, soprattutto donne, veniva dato il kròstin, il pane dei morti.
Arriviamo in Liguria, dove si fanno grandi pulizie per accogliere i morti in visita.
I morti lasciano il cimitero in processione, due a due, vestiti con cappa e cappuccio nero, e si recano nelle loro case d'origine.
Qui trovano un lauto banchetto ad accoglierli: fagioli con le erbette, zuppe di cipolla, ceci, fave secche e dolci di mandorle.
Le chiese in questi giorni aprono le cripte al pubblico, e mettono in bella mostra scheletri e teschi.
Ai bambini questuanti si regalano castagne bollite e pane dolce.
In Veneto si intagliano le zucche per trasformarle in lanterne da lasciare alle finestre, in modo che gli spiriti usciti dalle tombe possano ritrovare la via del cimitero.
Anche qui i morti infatti ritornano a casa e per loro si preparano molte leccornie come focacce rustiche, il pane dei morti,la polenta con i fagioli e un bicchiere di buon vino.
Si abbrustoliscono i semi di zucca sul focolare, e si lasciano le bucce delle fave sotto al tavolo, un particolare omaggio agli spiriti.
Un dolce tipico sono le ossa dei morti, pasticcini di zucchero e mandorle tritate.
La sera del 2 novembre non si esce, ci si ritrova in casa a mangiare le caldarroste.
Molto suggestive sono le tradizioni della laguna veneta.
A Venezia guai a uscire la notte, o terribili braccia scheletriche vi porteranno via con loro.
Nei comuni come Caorle, Burano e Chioggia i pescatori non si avventuravano in mare, i morti annegati avrebbero certamente cercato di salire sulle loro barche, facendole rovesciare.
Nelle zone montane invece si deve fare attenzione a un cane nero da caccia, la cazza beatric, mandato dal diavolo per cibarsi degli esseri umani che incautamente si avventuravano fuori casa durante la notte.
I parroci iniziavano già alcuni giorni prima del primo novembre a raccimolare offerte per la recita del rosario per i defunti.
E anche in Veneto i bambini andavano di casa in casa chiedendo cibo in cambio di preghiere.
In Valle D’Aosta e Piemonte la festa dei morti è molto vicina nelle tradizioni a quello che era il capodanno celtico.
Una delle motivazioni era che in questi giorni scadevano i contratti agricoli, e per ogni famiglia quindi si trattava di un possibile nuovo inizio.
Anche qui si apparecchia una tavola per i defunti con i loro piatti preferiti affinchè possano ristorarsi, dopo cena si va alla messa al cimitero, lasciando gli spiriti liberi di mangiare in tranquillità e di predire il futuro dei loro cari, che ahimè non sono lì ad ascoltare.
Guai mettersi a spiare i loro discorsi, pena dispetti e addirittura la morte.
Dato che i morti vagano per le strade in quelle notti si deve restare in casa per non disturbarli. Infatti in molte zone ritornano tra i vivi gli spiriti dei morti trucidati, i quali possono essere molto pericolosi in quanto ancora infuriati per la loro fine cruenta.
In questi giorni si donano pietanze alle famiglie più povere, sempre chiedendo in cambio preghiere per i propri cari
In molti comuni durante la notte passa per le strade il campanaio gridando “Svegliatevi genti, e pregate per le anime dei trapassati!”.
Si accendono dei falò in alcune zone e i giovani vi si radunano per mangiare insieme le castagne abbrustolite.
Dolcetto o scherzetto anche in queste regioni, infatti i bambini vanno di casa in casa a chiedere qualche prelibatezza in cambio delle loro preghiere.
In Piemonte l’arrivo dei morti è circondato da un timore reverenziale, stimolato anche da leggende truculente, che viene esorcizzato intagliando delle zucche con visi mostruosi.
In Lombardia i riti di accoglienza prevedono nuovamente il lasciare una tavola imbandita per i morti.
Un alimento particolare sono i ceci, è tradizione cucinarli in questi giorni, una ricetta è la supar coi sisar, ovvero la zuppa di ceci e cotiche.
Nelle zone alpine è raccomandato di lasciare sempre dell’acqua per i defunti.
Tradizione peculiare è quella della zucca di vino.
La zucca viene svuotata e riempita di vino e la si lascia la sera vicino al focolare. Al mattino la zucca dovrebbe essere vuota, in quanto i defunti hanno bevuto a sazietà.
Nelle ore della cena si deve restare in casa, per poi uscire a mezzanotte per la messa.
La mattina le massaie si alzano prima dell’alba, in modo da lasciare per qualche ora il loro letto per gli spiriti stanchi.
E’ bene lasciare sempre il focolare acceso in questi giorni, per riscaldare i defunti in visita.
Un piatto tipico lombardo è la supa dei morti, un piatto composto da costine di maiaie, fagioli, cotenna e burro, tutto accompagnato da crostini di pane.
In alcune zone si prepara il salame cotto nella verza.
Non mancano i dolcetti, come le delizie dei santi, delisie di sancc, un dolce fatto con purea di castagne, cioccolato, vaniglia e zucchero, oppure i pa’ di mòrc, pane dei morti, preparato con mandorle, scorzette di limone e rosolio.
La città di Milano ha una propria ricetta del pane dei morti, il dolce tipico della festa, si usano infatti mandorle, arance candite, pinoli e cedro. 
Nel mantovano il pane dei morti viene impastato a forma di teschietti ed è chiamato òs di mort, osso dei morti.
Anche in Lombardia è tradizione fare la questua per richiedere le preghiere in suffragio dei morti. Per i poveri si preparavano pentoloni di minestra d’orzo e pane, da elargire a chi recitava il rosario.
Il nostro viaggio si conclude arrivando nel mio Trentino.
Qui è tradizione visitare le tombe dei defunti al cimitero, si portano loro fiori e candele, e una volta tornati a casa si mangiano le castagne accompagnate con il primo vino rosso dell’anno, assicurandosi di lasciare qualcosa per nostri antenati defunti.
In Trentino si attende il ritorno dei morti con molto rispetto.
La sera del primo novembre le campane risuonano fino a mezzanotte, con rintocchi intervallati, per destare gli spiriti e accompagnarli in processione.
Far compagnia ai morti, così si dice. E i campanari si danno il turno, bevendo vino o un po' di carampampoli, una bevanda zuccherata di caffè e liquore, per scaldarsi.
Nel comune di Roncegno questa usanza è detta delle cùbie, le campane venivano fatte suonare almeno un'ora per sonàr fora i morti, ovvero svegliare con il suono delle campane le anime dei defunti. Ringrazio la mia amica Marta per avermi raccontato di questa tradizione.
I defunti raggiungono le case dei loro familiari, e qui possono trovare la tavola imbandita con zuppa d'orzo, rape, patate.
In alcuni comuni in provincia di Trento si creano dei lumini utilizzando i gusci delle lumache, ed essi vengono poi fissati con la calce sui muretti, e accesi per rischiarare la via dei fedeli di ritorno dalla messa.
Gli spiriti di persone morte per omicidio o in modo cruento sono solite tornare nel luogo in cui è avvenuto il loro decesso per apparire ad ignari viandanti.
In molte vallate è uso lasciare un catino di acqua a disposizione degli spiriti, e un giaciglio pulito e comodo in caso volessero dormire.
In Alto Adige si cucina una farinata, detta mosa, cosparsa di semi di papavero e miele.
Il miele con la sua dolcezza dovrebbe ricordare si defunti i bei momenti vissuti in famiglia.
La mia regione è ricca di leggende sulle streghe, un giorno ve ne parlerò, e in questa notte di Samhain esse si riuniscono in luoghi segreti.
Nei piccoli cimiteri delle vallate i morti si ritrovano dopo il pasto consumato a casa dei familiari per cantare insieme canzoni della messa o canti religiosi.
Dopo la messa per i defunti al cimitero i bimbi potevano recarsi dai vicini di casa per racimolare qualcosa, di solito frutti di stagione, in cambio della recita del rosario in suffragio dei morti.
Una pietanza tipica di questo momento è il chicciol, un pane infornato appositamente per essere usato durante le questue. 
In Alto Adige invece questo pane è detto pitschele ed è spesso fatto con farina di segale. Mia nonna, che era di Salorno, lo chiamava infatti così.
Le tradizioni di queste regioni, terre di passaggio e di confine tra il resto dell'Italia e l'Europa, come abbiamo visto sono spesso simili tra loro e richiamano quelle di altri Paesi.
È il filo rosso di cui ho parlato in molti miei articoli, questa vicinanza di usanze che rende Samhain una festa europea e nostrana, con tutte le sue bellissime e varie sfaccettature.

giovedì 28 ottobre 2021

Samhain in Italia, viaggio nelle nostre regioni centrali.


Continuiamo il nostro viaggio, e camminando camminando arriviamo nel Centro Italia.
Re delle tavole di queste regioni è senza dubbio il castagnaccio, preparato in modo diverso a seconda delle zone. La castagna dopotutto è un frutto autunnale che possiede una ricca simbologia legata al mondo dei morti.
In Emilia Romagna nei giorni dei morti avvenivano i traslochi rurali a causa della scadenza dei contratti agricoli, per questo le giornate erano vissute con molta solennità.
I riti di accoglienza dei defunti prevedevano il lasciare cibi e bevande per gli spiriti affamati. Si sparecchiava degli avanzi della cena e si apparecchiava nuovamente la tavola. Il fuoco domestico doveva essere lasciato acceso per permettere agli spiriti di riscaldarsi.
Di buon mattino il 2 novembre si usciva di casa, per lasciare che gli spiriti potessero entrare, mangiare e dormire in quelli che furono i loro letti.
Piatti tipici di questi giorni sono le fave dei morti, la tibùia che è una torta di sfoglia farcita di formaggio ed è di origine ebraica, inoltre si preparava il sanguinaccio, dolce di cioccolato e sangue di maiale. 
Le castagne qui vengono bollite con i semi di finocchio, dando vita a un piatto chiamato 
plon.
Le pere bollite insieme alle castagne andavano a formare un altro piatto, le balitt e per bianchètt.
Nel ferrarese si prepara il cuscino dei morti, cussin d’i mort, si tratta di una piccola scatola colma di terra in cui si piantavano dei semi. Questo piccolo sememzaio andava preparato alcune settimane prima dei giorni dei morti, così da dare al tempo alle piante di germogliare e diventare un morbido cuscino da portare sulle tombe per gli spiriti.
Anche in Emilia Romagna i bambini si recano di casa in casa per le questue, promettono preghiere per i defunti in cambio di dolcetti e frutta secca.
Per le famiglie più povere era l’occasione per sfamare i propri figli, questa usanza era infatti detta anche a la fasulera, proprio perché spesso i questuanti erano ricompensati con una minestra di fagioli.
Intagliare le zucche è tradizione antica in molti comuni emiliani e romagnoli, queste lanterne venivano poi lasciate sulle finestre o infilzate su un bastone, da portare in processione.
Veniamo all’Umbria, dove si cucinano dei dolci alle mandorle che vengono chiamati “fave dei morti” per la loro forma.
Anche qui i morti tornano a visitare la casa natìa, e quindi bisogna accoglierli nel modo più appropriato.
Si lasciano dolci e bevande sul tavolo, e si accendono i focolari per rischiarare la via e riscaldare le anime in visita.
Nel Lazio si mantiene il legame con i propri cari estinti consumando dei pasti frugali accanto alle loro tombe, o nelle vicinanze dei cimiteri.
Nella nostra capitale era facile imbattersi in rappresentazioni piuttosto macabre all’ingresso dei cimiteri. Drappi neri, quadri che ritraevano le anime dannate bruciare tra le fiamme dell’inferno, a volte venivano esposti veri cadaveri.
Anche nel Lazio la questua era un momento importante di queste giornate, dove i bambini offrivano le loro preghiere in cambio di qualcosa da mangiare.
Anche nelle Marche si cercava di instillare un sacro timore della morte esponendo nei cimiteri ossa umane, una sorta di memento mori molto vivido.
Si cucinavano minestroni di fave da elargire alle famiglie di questuanti, oppure si abbrustolivano le castagne zuccherate o bagnate dal liquore.
Le campane marchigiane risuonavano più volte al giorno.
In Toscana si credeva che gli spiriti in visita nella notte di Samhain potessero favorire la prosperità dei raccolti dell'anno successivo, per questo si preparavano dolciumi da donare loro sulle tavole imbandite e si imbastivano morbidi giacigli per far riposare i defunti in visita.
Infatti in Toscana i morti tornavano sulla terra facendo lunghe processioni dette andade.
In alcuni comuni si organizzano delle aste di beneficenza, dove la popolazione mette in vendita vino, pollame, torte, e il ricavato viene consegnato al parroco che reciterà delle preghiere in suffragio delle anime del Purgatorio.
Era un periodo in cui ci si dedicava anche alla beneficenza, spesso per i bambini orfani, che si recavano di casa in casa a chiedere qualche offerta. Sui loro vestiti veniva cucita una larga tasca per invogliare la gente a donare.
Giungiamo infine in Abruzzo e Molise.
Nel territorio abruzzese le famiglie abbienti preparavano un lauto banchetto per i morti. Ciò che avanzava la mattina successiva era donato ai poveri, ovviamente in cambio di preghiere per i cari defunti.
E’ importante lasciare sempre i lumi e i fuochi accesi, essi sono guida e ristoro per le anime.
Guai a spegnere le lanterne, ci si troverebbe a diventare morto tra i morti.
E’ possibile spiare i morti, con qualche accortezza. Mettendo un setaccio davanti agli occhi si può vedere la processione delle anime, avvolte in candide lenzuola.
Nel pescarese esiste la tradizione delle anime de le morte, dove si svuotano le zucche e le si usano come cestini per la questua dei bambini.
In Molise si preparano calzette piene di dolciumi per i bambini, si diceva loro che erano doni dei morti.
Il centro Italia presenta dunque tante tradizioni simili, che abbiamo trovato anche nel Sud Italia. 
Possiamo affermare con sempre più certezza che esiste una radice comune italica di questa antica festa.

martedì 26 ottobre 2021

Samhain nelle tradizioni del Sud Italia.


Dalle isole attracchiamo, risaliamo lo stivale per scoprire le tradizioni di Samhain originarie del Sud Italia.
Nelle terre di Puglia i morti tornano tra i vivi tra il primo e il 2 novembre vestiti di bianco e facendosi strada con la luce di una lanterna, passeggiando pregano per le strade e le campagne.
Queste anime qualche volta entrano nelle case, per cui bisogna preparare per loro una tavola imbandita con pane, palme benedette, un bicchiere di acqua santa e un lume.
Si cucinano granturco e grano conditi col vino cotto.
I defunti lasciano delle calze, le cavezzette di murte, per i bambini, colme di dolcetti o di carbone, a seconda di come si sono comportati durante l’anno. Una tradizione che ricorda quella dell’Epifania, ed è più antica.
Mentre la tradizione della Befana che giunge di notte a riempire le calze sarà introdotta in tutta Italia solo durante il fascismo, in Puglia era già un’usanza popolare preparare.
E’ tradizione chiedere preghiere per i defunti in cambio di offerte di cibo, ma non solo, infatti era usanza cantare l’anima dei morti, ovvero ci si recava di casa in casa offrendo canzoni per allietare le serate delle famiglie più abbienti, in cambio di una piccola mancia.
Una pietanza tipica è il pane de li murte, un pane cotto appositamente per essere donato specialmente ai più poveri, insieme a castagne, carrube, melograni.
Chi può permetterselo infatti in quei giorni opera una piccola beneficenza in onore dei propri cari defunti.
Una tradizione pugliese che richiama molto la festa di Halloween la troviamo nel foggiano, dove è uso intagliare delle piccole zucche che vengono chiamate coccie priatorje, le teste del Purgatorio. Queste lanterne servono a rischiarare la via dei defunti in processione.
Arriviamo in Campania, dove si compra il pane dei morti alle bancarelle, una tradizione molto antica che segna il vero inizio dell'inverno.
Nell’avellinese si credeva che la notte del 2 novembre i morti tornassero sulla terra per partecipare a una messa, dove il celebrante era anch’esso un defunto.
Le famiglie lasciavano sul davanzale delle finestre una bacinella d’acqua, si credeva fosse possibile vedere riflessa l’immagine della processione delle anime.
Anche in Campania è tradizione recarsi di casa in casa per chiedere soldi in cambio di preghiere per le anime del Purgatorio; ai poveri vengono donati legumi, fichi e noci, con la promessa che reciteranno il rosario in suffragio delle anime.
Negli anni passati si cucinava anche una particolare pietanza, il sanguinaccio dolce, preparato con cioccolato...e sangue di maiale!
Anche in Basilicata si lasciano cibo ed acqua sui davanzali delle finestre come dono per i defunti che tornano a visitare il mondo dei vivi.
La processione di anime vedeva passare prima i bambini, poi i giovani, gli adulti, i vecchi e infine gli storpi.
L’ultimo morto dell’anno guidava la processione suonando un campanello.
Chi era deceduto di morte violenta o era morto fuori dalla grazie ecclesiastica, sepolti fuori dalle mura urbane, seguiva il corteo con un senso di smarrimento, tenendo il suono del campanello come indicazione su dove andare.
In Basilicata si può vedere questa processione di anime riflessa nell’acqua di un catino, e i defunti lucani ci tengono a celebrare una loro messa, alla quale i vivi non possono partecipare, pena la morte. 
Sono dispettosi i morti della Basilicata. Bloccano le strade mettendosi di traverso sulla via, sotto forma di cavalli bianchi, oppure si nascondono sotto ai letti dove emettono rumori spaventosi.
Il 2 novembre i giovani accendono falò nei pressi dei cimiteri e giocano, per esorcizzare la morte.
In Calabria usava mangiare vicino ai cimiteri o addirittura vicino alle tombe, come a voler coinvolgere i propri cari in questi banchetti.
Nei pressi dei tumuli si accendevano fuochi per allietare la venuta dei defunti.
Anche qui è uso lasciare la tavola colma di cibo per gli spiriti.
Si beve vino novello e si mangiano salumi in onore dei morti.
Le processioni delle anime hanno un loro ordine anche in terra calabrese, ed esiste una differenza tra le anime, ci sono infatti quelle buone che procedono con rigore e silenzio, invece quelle cattive, ovvero dei morti ammazzati o deceduti fuori dai sacramenti della religione, passeggiano inquiete, facendo rumore, spaventando i vivi.
I forestieri venivano accolti in casa e rifocillati, infatti c’era la possibilità che uno di essi fosse in realtà uno spirito venuto a ricongiungersi coi propri cari anche se solo per un giorno.
La mancanza di ospitalità poteva essere severamente punita dalle anime di passaggio.
Tante regioni, tante tradizioni che si rincorrono e si ritrovano nella loro similarità.
Le radici di Samhain anche qui sono profonde e si allargano, abbracciando la punta tutta del nostro stivale.

venerdì 22 ottobre 2021

Samhain in Italia: un viaggio tra Sicilia e Sardegna.


Iniziamo a parlare di Samhain in Italia.
Tra il 31 ottobre e il 2 novembre celebriamo il ricordo dei nostri cari estinti, e da secoli lo facciamo nel modo che potremmo considerare più congeniale a noi italiani: cucinando.
Apparecchiare la tavola e cucinare per i defunti è una tradizione diffusa in tutta Italia.
In molte regioni si lascia la tavola apparecchiata, in modo tale che i morti possano sedervisi durante la notte e consumare un frugale pasto.
I cibi tipici di queste tavole imbandite sono le castagne, i legumi, le noci e le fave, i fichi, e ovviamente i pani dei morti, ogni regione ha una sua peculiare ricetta.
 
Oggi attraversiamo il mare per conoscere le tradizioni siciliane e sarde di Samhain.
In Sicilia è radicata la credenza per cui la notte tra il 1° e il 2 novembre gli spiriti dei morti tornino nel mondo dei vivi, per recarsi di casa in casa a lasciare un regalo per i bambini.
I racconti parlano di vere e proprie processioni. Secondo Giuseppe Pitrè, storico ottocentesco esperto di tradizioni siciliane, esiste una vera e propria gerarchia in queste pellegrinaggi: nel suo Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano (1889) ci racconta che in prima fila troviamo “...vestite di bianco le anime dei morti in grazia di Dio, le seconde schiere son vestite di nero e sonle anime dei dannati, le ultime sono vestite di rosso e sono le anime degli uccisi. Ciascuno di questi morti ha un braciere sul capo.”
Questa luce, che guida le anime, ricorda molto le leggende di un’altra isola molto lontana, l’Irlanda e il suo Jack O’Lantern.
I morti che tornano a visitare le case delle loro famiglie quindi non sono solo spiriti benevoli, Pitrè mette in guardia anche da quelle anime tormentate che potrebbero addirittura cavare gli occhi ai bambini più curiosi, intenti a spiare il loro passaggio.
E’ tradizione riunirsi e recitare insieme il rosario in onore dei morti, e i bambini sono coinvolti nella realizzazione di una carta fiore tutta intagliata usata per coprire i vassoi delle pietanze.
Per i morti si lasciano infatti cibi e bevande.
Nel messinese i bambini lasciano un bicchiere d’acqua per dissetare le anime, che soddisfatte lasceranno sicuramente un regalino per loro.
In molte città siciliane si crea u pupu, un pupazzo di zucchero che ha le sembianze dei Pupi del teatro tradizionale, e scarpette di zucchero da regalare ai più piccini.
I bambini onorano i defunti preparando cestini con dei mandarini e della frutta secca, in modo che gli spiriti vengano da loro a raccontare delle storie, i loro doni dall'aldilà.
La mattina del 2 novembre in molte famiglie si fa colazione con la muffoletta, ovvero un panino caldo salato con le acciughe, e dopo ci si reca al cimitero per un saluto ai defunti.
Si portano i fiori e i lumini sulle tombe dei propri defunti e poi si torna a casa per mangiare.
Si assaggia il vino nuovo e alla fine del pasto si mangiano le castagne arrostite e le paste di mandorla, dei biscotti tipici chiamati bersaglieri o toto.
A volte ci si ferma a mangiare proprio al cimitero, per rendere anche le anime dei familiari partecipi del banchetto.
Un altro dolce tipico della Sicilia che si mangia nel periodo delle festività dei morti è la pasta reale o frutta martorana, sono dei dolci che hanno la forma esatta della frutta.
Si prepara un pane particolare, detto cùcchia ad Augusta e panuzzeddo re morti a Siracusa giusto per fare qualche nome, che viene preparato il 2 novembre e regalato ai poveri, in cambio di preghiere per le anime dei cari defunti.
I bambini si vestono con vecchie lenzuola, portano con sé lanterne accese e vagano di casa in casa, nella speranza di racimolare dolciumi.
Tradizione che ci ricorda il più noto “trick or treat”, ma che è molto più antica.
Salpiamo ora verso le coste della Sardegna.
Anche qui è usanza i primi di novembre celebrare il ritorno dei morti.
Nelle tradizioni sarde vi è un sacro timore molto radicato che pervade ogni celebrazione.
Pane appena sfornato, prosciutto, formaggio, porzioni di arrosto e brocche di acqua fresca sono lasciate sugli usci, in modo che i morti possano rifocillarsi.
La tavola viene imbandita anche tenendo conto della presenza delle anime dei propri cari.
Si cucinano i maccheroni e gli gnocchi, tirati a mano a casa, e si riempie un piatto anche per chi arriverà durante la notte.
E’ un modo per esorcizzare la paura di questa visita dall’aldilà. 
Perché l’umore degli spiriti è sempre incerto.
Infatti si consiglia di non lasciare utensili appuntiti sulla tavola, perché uno spirito potrebbe usarlo per ferire un vivente.
Il 2 novembre c’era la tradizione, ormai desueta, di non fare le pulizie domestiche, perché se uno spirito passasse di là in quel momento lo vedrebbe come un tentativo di mandarlo via in modo maleducato.
Scrive Ofelia Pinna nel suo Riti funebri in Sardegna (1921): “Appena la campana comincia a suonare a morto si sospendono le faccende domestiche. ...nessuno deve pettinarsi, né spazzare la casa. Perché i morti vanno a visitare i parenti e camminano invisibili per le stanze. Con le immondizie si butterebbero le povere anime.”
Il 2 novembre qualunque attività che può disturbare il passaggio dal mondo dei morti a quello dei vivi andava interrotta.
Anche zappare, bruciare delle sterpaglie può interferire con il passaggio delle anime.
La pena era la morte di un famigliare entro l’anno.
Anche in Sardegna i bimbi si presentano di casa in casa e ricevono un dolcetto come pegno per le loro preghiere, la tradizione del “is animasa” nel cagliaritano o del "su mortu mortu" in molte altre zone, ovvero l’obolo per le anime.
Questa offerta è detta anche sa paniscedda ad Oristano, i bambini ricevono castagne, noci, fichi, oppure dolcetti casalinghi.
Gli adolescenti invece intonano canzoncine che minacciano dispetti, come quella che parla di Sant’Anna pronta a mozzare le mani ai più tirchi, una sorta di antico trick or treat sardo.
In Sardegna si cucina un dolce che accompagna la giornata che viene chiamato s'ossu e mottu (appunto osso di morto) fatto con zenzero e cannella.
Il fuoco è un elemento di Samhain anche in sardegna.
Le donne preparano su tumulo, un braciere con fuoco profumato con incenso o rosmarino, e si recano con esso sulle tombe dei defunti, e lì recitano preghiere in loro memoria.
Scoprendo le tradizioni delle nostre isole diventa ancora più evidente quanto le tradizioni europee di Samhain siano tutte legate da un filo invisibile, e che si ripetano nonostante le loro peculiarità.
E si rafforza il concetto per cui queste celebrazioni ci appartengono, di quanto esse siano nostre, europee e soprattutto italiane.

martedì 19 ottobre 2021

Proteggiamo i bambini, lasciamoli festeggiare Halloween.


"C'è nessuno che pensa ai bambini???" gridava la moglie del reverendo Lovejoy nei Simpsons.
E infatti una critica che viene spesso mossa contro Halloween è che questa festa spaventi i bambini, che li traumatizzi.
Niente di più errato.
Mascherarsi per un bambino, in generale, è un gioco sano e divertente.
Tutti noi da piccoli abbiamo indossato dei costumi e abbiamo finto di essere qualcun altro.
Non solo ci siamo divertiti, ma questo ci ha aiutati a comprendere la nostra personalità e a svilupparla.
Dunque travestirsi da vampiri, fantasmi o creature spaventose per Halloween è un’attività utile e formativa per i bambini, permette loro di entrare in contatto con le loro paure ed esorcizzarle.
Così come raccontare loro storie di paura o fare loro vedere dei film adatti alla loro età è un passatempo che li aiuterà a crescere.
Ovviamente se ai bambini piace, niente va imposto ma sempre proposto.
Con le adeguate precauzioni Halloween può essere un’occasione per parlare loro della morte, di cosa c’è oltre e dopo di noi, raccontare il ciclo della vita e i suoi mutamenti.
Quindi ben vengano costumi, decorazioni, feste a tema e “dolcetto o scherzetto”.

mercoledì 13 ottobre 2021

Celebrando Samhain.


Molti elementi di Samhain sono giunti fino a noi, modificati dallo scorrere del tempo e dal susseguirsi dei cambiamenti culturali e religiosi.
Il fuoco, che simboleggia la luce che rischiara la tenebra, è il calore che rigenera prima e dopo il gelo.
Durante Samhain il fuoco gioca un ruolo importante.
Al tramonto del 31 ottobre venivano accesi dei fuochi sacri, solitamente in luoghi dal profondo valore spirituale.
Questi falò dovevano ardere tutta la notte e venivano infatti vegliati, attorno ad essi si celebravano i riti della fine dell'anno per propiziare quello in arrivo.
Nello stesso momento tutti gli altri fuochi domestici venivano spenti, ad eccezione delle classiche lanterne di Samhain, rape e cipolle intagliate, che avevano il compito di proteggere gli abitanti delle case durante questa notte e di rischiarare la via per gli spiriti.
Il giorno dopo ogni famiglia accendeva un nuovo fuoco domestico prendendo le fiamme dal falò sacro.
Questo fuoco era il simbolo luminoso della speranza di una nuova prosperità per l'anno appena iniziato.
Una tradizione che è stata tramandata ad esempio con l’accensione di lumi per i defunti.
Dalla luce dei falò a quella nelle lanterne, la rapa intagliata di jack O’Lantern, usate per rischiarare la via durante le celebrazioni, e lasciate a protezione della casa sulle verande, sugli usci. Erano anche un aiuto per gli spiriti, che trovavano così più facilmente la via perduta.
Samhain aveva dei colori privilegiati sugli altari, le diverse tonalità dell'arancione, del marrone e il nero, che hanno un significato ben preciso.
Il primo simboleggia il raccolto mietuto nelle sue ultime fasi proprio in questi mesi, il secondo la terra custode dei semi e dei morti, il terzo è la fine dell’estate, le giornate che diventano più buie.
Inoltre questi colori sono cromaticamente in contrasto, il luminoso arancione accanto a marrone e nero, sfumature più cupe, vicini per ricordarci l’equilibrio tra luce e oscurità che da sempre permette la rinascita.
Tutti conosciamo, soprattutto grazie al cinema e alla letteratura, l’espressione 
“Dolcetto o scherzetto?”
O meglio “Trick or Treat”, trabocchetto o trattiamo?
La celebre espressione usata ogni anni dai bambini mascherati ad Halloween ha origini molto antiche.
Nel precedente articolo ho spiegato che le popolazioni europee lasciavano del cibo in tavola e sulle tombe per i propri cari defunti, ciò veniva fatto anche per onorare gli spiriti che varcavano i confini dell’aldilà per vagare una sola notte di nuovo sulla terra.
E così si lasciavano offerte mangerecce lasciate fuori dalla porta la notte di Samhain, un tributo per gli spiriti affamati, i quali, rifocillati, non avrebbero fatto dispetti ai vivi.
Una forma di rispetto ma anche di protezione.
I Cristiani ripresero questa usanza di Samhain, e nella notte di Ognissanti vagavano di casa in casa, elemosinando cibo in cambio di preghiere per le anime dei defunti in Purgatorio, grazie alle quali avrebbero raggiunto più velocemente il Paradiso.
Il cibo è un elemento molto importante anche nelle tradizioni italiane legate a queste celebrazioni.
Dicevamo che la notte di Samhain, il 31 ottobre, il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi diventa più labile, tanto che gli spettri possono tornare sulla Terra a farci visita.
Insieme agli spiriti innocui purtroppo giungono a noi anche creature malevole, che vogliono portarci con loro negli Inferi.
Per questo le popolazioni pagane usavano mascherarsi la notte di Samhain, per confondere i morti nella loro ricerca di anime da rapire.
Col tempo questa precauzione è diventata un gioco dei bambini, ma ormai che degli adulti, quello di travestirsi.
Piccola curiosità: tempo fa una sensitiva mi disse che è sconsigliato cercare di contattare gli spiriti a Samhain e nelle notti che immediatamente lo precedono e lo seguono, perché i morti sono particolarmente inquieti in quei giorni, e potrebbe essere addirittura pericoloso.
Quindi evitate per qualche giorno letture di tarocchi, divinazioni e soprattutto sedute spiritiche, soprattutto se non siete esperte della pratica.
L’Halloween che conosciamo oggi è frutto di una nuova era, di un lungo viaggio.
Samhain arriverà negli Stati Uniti esportato dagli immigrati anglosassoni e irlandesi, che mantennero vive le loro tradizioni all'interno delle nuove comunità.
Col tempo questa festa è stata assorbita nella nuova cultura americana che si stava via via formando, per poi diventare una celebrazione di tutto il popolo americano indipendentemente dalla cultura di origine.
I tratti distintivi di Samhain restano, cambia però la loro fisionomia.
Samhain diventa Halloween, “All hallows eve”.
Per fare le lanterne da esporre alle finestre, al posto di cipolle e rape, si intaglia un nuovo ortaggio originario del Nuovo Continente, la bellissima zucca.
Il travestimento che i Celti usavano per ingannare gli spiriti diventa un gioco per i più piccini e un divertimento per gli adulti.
Fantasmi, vampiri e streghe, e poi i personaggi più amati dei film e dei cartoni animati.
Il preparare e offrire cibo per gli antenati defunti diventa col tempo un passatempo simpatico, "dolcetto o scherzetto?", dove i bambini si recano di casa in casa a racimolare un prezioso bottino di caramelle.
Cambiano i tempi dunque, cambia l’aspetto, ma l’anima di Samhain resta invariata. Una festa in cui due mondi si intrecciano, due stagioni si avvicendano, il tutto con estrema naturalezza.


sabato 9 ottobre 2021

Le antiche radici europee di Halloween.


Ogni volta che si nomina Halloween ci tocca leggere una serie di castronerie ignoranti che etichettano questa festa come un’americanata o peggio, una festa demoniaca.
Ecco, è ora di sfatare queste false credenze.
Halloween non ha nulla a che vedere col diavolo, non celebra la morte a discapito della vita, e soprattutto non è nata negli States.
E’ una celebrazione di origine europea ricca di usanze e tradizioni nobili e positive, e molte di queste trovano la loro antica origine anche in Italia.
Partiamo dal principio.
Ogni popolazione ha inserito nel proprio calendario rituale e liturgico le commemorazioni dei martiri e degli antenati, famigliari e i morti con onore.
Nel caso della religione cristiana esse cominciarono ad esser celebrate attorno al IV secolo dopo Cristo.
La Chiesa siriaca d'Oriente iniziò a celebrare i santi nel tempo pasquale, la chiesa bizantina collocò le celebrazioni dopo la Pentecoste.
La Chiesa romana invece iniziò a farlo a partire dal 610 dC per volontà di papa Bonifacio IV che scelse il 13 maggio come giorno dei santi e della Vergine Maria.
La scelta di questa data non è casuale, infatti Bonifacio si era riallacciato alla tradizione romana dei Lemuria che si svolgeva in questa data. Erano giornate in cui gli antichi romani celebravano dei rituali per esorcizzare i lemuri, ovvero i fantasmi, gli spiriti dei defunti impazziti a causa di una fine violenta.
Alcuni secoli dopo si decise di spostare la celebrazione di Ognissanti al 1º novembre. 
Dal 731 dC questa decisione riguardò solo i territori di Roma, successivamente su richiesta di Papa Gregorio IV nel 835 l'imperatore Ludovico il Pio estese la festa delle reliquie cristiane di tutti i santi in data il 1º novembre in tutti il regno franco.
Sarà solo nel 1475 con Sisto IV che questa data per la celebrazione di Ognissanti diverrà obbligatoria per tutta la Chiesa di Occidente.
La scelta del 1º novembre non è casuale.
La convivenza tra le diverse culture europee ha portato la necessità di far coesistere ritualità di diverse religioni, fino a portarle ad integrarsi tra loro, ne ho parlato ad esempio nel mio articolo sulla festa di San Patrizio.
Questo processo di unificazione ha riguardato anche la festa di Ognissanti.
Il 31 ottobre da secoli in Europa le popolazioni celtiche e pagane festeggiavano un antico sabba dedicato alla fine del raccolto e alla celebrazione degli spiriti e degli antenati.
Il suo nome più conosciuto è sicuramente Samahin, il capodanno celtico.
Samhain, nelle varie declinazioni della lingua gaelica, significa letteralmente “fine dell’estate”.
Nelle culture precristiane pagane e celtiche il tempo e le stagioni si susseguono in un calendario circolare in cui tutto si ripete, scandito da diverse celebrazioni.
Il 31 ottobre la ruota dell'anno termina il suo ciclo per cominciarne immediatamente uno nuovo.
Finisce una stagione, si raccolgono i frutti del lavoro agricolo, c'è la vendemmia, ci sono le diverse mietiture.
Il tempo dell'estate lascia spazio all'autunno, la natura viva e vibrante piano piano lascia spazio al riposo.
È un sabba particolare quello di Samhain: si trova a metà strada tra il vecchio e il nuovo anno, un giorno che non esiste, come dicevano i Celti.
La natura si prepara all'inverno, alla fine, a una morte che in realtà è solo un lungo sonno.
Le popolazioni europee che vivevano dei frutti del lavoro agricolo affidavano le nuove semenze ai defunti, affinché le proteggessero.
I semi e i morti, entrambi nell’oscurità della terra, in attesa di un cambiamento, di una rinascita.
Per i popoli antichi infatti i morti continuavano una nuova esistenza sotterranea, in attesa del cambiamento, e avevano il potere di gestire i raccolti, propiziarli o addirittura di farli marcire.
Per questo era molto importante commemorare i defunti dedicando loro altari imbanditi di offerte e preghiere.
In questi giorni di Samhain quindi si dedicava del tempo al ricordo degli antenati e si organizzavano banchetti in loro onore.
Da qui la tradizione, diffusa anche in Italia, di lasciare del cibo sulle tombe e apparecchiare la tavola del 31 ottobre tenendo un posto d’onore per il famigliare defunto.
I morti sono i nuovi custodi dei semi, tanto che in molte regioni italiane, ad esempio Piemonte e Sicilia, è tradizione seminare i campi proprio il giorno di Ognissanti. 
Le tradizioni per la fine del nuovo anno si intrecciano dunque con quelle legate al culto dei morti e degli antenati.
Per gli antichi infatti in questi giorni il mondo dei vivi e quello dei morti sono più vicini, si sfiorano, il secondo si apre verso il primo in un reciproco scambio. 
Le porte dell'aldilà si aprono permettendo il passaggio degli spiriti.
Per loro offerte in cambio di benevolenza, commemorazione in cambio di buona fortuna.
Ogni popolazione, ogni cultura, ha un proprio modo di celebrare l'equilibrio tra la vita e la morte e i giorni di Samhain, data la vicinanza del mondo dei vivi con l'aldilà, sono il periodo più appropriato per farlo.
Per queste ragioni i monaci irlandesi e anglosassoni, da sempre in contatto con le tribù celtiche, iniziarono a fare pressione sul Papa affinché trovasse finalmente una ritualità comune con la cultura delle popolazioni locali.
Trovare un'affinità nel celebrare questa festa avrebbe evitato divisioni e il proliferare di superstizioni antiche, e soprattutto il ritorno a un nuovo paganesimo ai danni della fede cristiana.
C'era anche un motivo più pratico che spinse la Chiesa ad approvare questa integrazione, ovvero garantire sostentamento ai pellegrini.
Il periodo migliore era proprio la fine dell'estate, tempo in cui si vendemmiava e si mietevano i campi e le colture. Un tempo in cui ci sarebbe stato cibo in abbondanza per tutti.
Ecco quindi che la celebrazione cristiana dei morti si sovrappone alla perfezione a quella precristiana e pagana in cui si festeggiava la fine del raccolto.
Questa associazione portò l’attenzione sul fatto che non era sufficiente ricordare solo i martiri e i santi.
La volontà di celebrare la vita e il ricordo degli antenati era un caposaldo della religione delle popolazioni europee, fin dall’epoca romana, pertanto la Chiesa si adeguò anche su questo.
Fu ritenuto doveroso aggiungere una giornata di commemorazione di tutti i defunti il 2 novembre, che verrà istituita solo nel 998 dC grazie alla riforma di Odilone di Cluny, abate benedettino che per primo decise di celebrare i morti facendo risuonare per loro le campane del suo monastero dopo i vespri in quella data.
Successivamente questa pratica venne adottata da tutta la Chiesa Cattolica e divenne un rito canonico.
Questa cristianizzazione non portò a cancellare i tratti originali della festa pagana e celtica di fine anno, le due celebrazioni in origine vennero accostate, si fusero in certi tratti. 
Abbiamo citato in particolare Samhain e le celebrazioni celtiche, ma è importante precisare nuovamente che questa festa era ed è diffusa in tutta Europa, con nomi diversi a seconda della zona geografica.
Anche in Italia, lo vedremo in modo approfondito più avanti, esistono tradizioni secolari per celebrare i defunti, tradizioni che assomigliano molto a quelle celtiche e nordeuropee.
Andando a ritroso nel tempo scopriamo che già i Romani celebravano rituali particolari durante le giornate dei Lemuria, li abbiamo nominati prima, e credevano che in alcuni giorni, nello specifico il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre, gli spiriti potessero tornare a vagare sulla terra.
È la tradizione del Mundus Cereris, che metteva in comunicazione il mondo dei vivi e quello dei morti. 
Un intero continente quindi che presenta tratti comuni seppur differenti nel modo di commemorare i propri defunti e render loro omaggio.
A proposito di denominazioni, dobbiamo chiarire perché siamo arrivati a chiamare questa festa Halloween.
Il nome Halloween deriva dall’uso del termine Ognissanti, che col tempo verrà accostato fino a sostituire il nome Samhain quando si fa riferimento a questa celebrazione.
Il nome di questa giornata in inglese è All Hallows' Eve, che tradotto significa "Notte di tutti gli spiriti sacri", col tempo, successivamente all’arrivo degli europei negli Stati Uniti e al diffondersi di film e romanzi, diventerà Halloween nel gergo comune.
Abbiamo dunque smascherato anche quella diceria che afferma che Halloween sia un'americanata, una festa da disprezzare perché non ci appartiene.
Che si chiami Samhain o Halloween comunque l'anima antica europea di questo giorno rimane la stessa.
E anche gli usi e le tradizioni, seppur diversi a seconda dei luoghi e delle culture in cui sono nati, sono tutti legati da radici comuni, che rendono Samhain/Halloween una celebrazione davvero universale.

venerdì 1 ottobre 2021

La storia di Jack O'Lantern.


Oggi vi racconto una storia, un’antica leggenda.
Jack era un fabbro irlandese, furbo e ubriacone, che una sera in un pub incontrò il diavolo.
Jack era ubriaco, e il diavolo pensò di potergli sottrarre l’anima ma Jack, che aveva capito le sue intenzioni, gli chiese di trasformarsi in una moneta promettendogli la sua anima in cambio di un'ultima bevuta. Il diavolo divertito accettò. Jack ripose poi il diavolo divenuto moneta nel suo borsello, accanto ad una croce d'argento, cosicché egli non potesse tornare alla sua forma originaria. Per farsi liberare il diavolo gli promise che non avrebbe preteso la sua anima nei successivi dieci anni, e soddisfatto Jack lo lasciò andare.
Dieci anni più tardi, il diavolo si presentò nuovamente e questa volta Jack gli chiese di raccogliere una mela da un albero prima di consegnargli la sua anima.
Il diavolo accettò e si arrampicò per cogliere il frutto.
Al fine di impedire che il diavolo scendesse dall’albero, Jack incise una croce sul tronco.
Soltanto dopo un lungo battibecco i due giunsero ad un nuovo compromesso: in cambio della libertà, il diavolo avrebbe dovuto risparmiare la dannazione eterna a Jack. 
Durante la propria vita O’ Lantern commise così tanti peccati che quando morì fu rifiutato dal paradiso e dovette recarsi alle porte dell’inferno.
Qui venne scacciato dal diavolo che gongolando gli ricordò il patto, ben felice di lasciarlo errare come anima tormentata.
Per cacciarlo il diavolo gli tirò un tizzone ardente, che Jack posizionò all'interno di una rapa che aveva con sé nel tentativo di scaldarsi e illuminare la sua strada.
Cominciò da quel momento a vagare senza tregua alla ricerca di un luogo in cui riposarsi.
E ancora oggi cammina senza meta, con la sua lanterna improvvisata.
Da allora ne è passato di tempo e la rapa è stata sostituita dalla zucca.
La notte del 31 ottobre possiamo sentire i passi e i sospiri di Jack O’Lantern, ancora in cerca di un posto sicuro in cui passare l’eternità.
In questa notte infatti i suoi passi si fanno veloci e colmi di speranza, chissà se riuscirà finalmente a trovare un pò di pace.
Perchè questa notte è diversa dalle altre, è una notte particolare, in cui le porte dell’aldilà si aprono, in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti è così sottile che gli spiriti possono attraversarlo.
E’ la notte di Samhain, celebrata dai celti di tutta Europa come la notte che conclude la ruota del tempo.
La notte che secoli dopo sarà conosciuta come Halloween.
Oggi è il primo di ottobre, oggi iniziamo un viaggio.
Questi giorni sono un sentiero che ci conduce alla scoperta della festa di Samhain, il sabba del capodanno celtico, lo percorreremo insieme per giungere finalmente a quell’ultima notte del mese così misteriosa ed affascinante, per scoprire che le sue tradizioni ci appartengono fin dall’antichità.