venerdì 26 settembre 2025

Un sentiero rischiarato da zucche illuminate: Le origini di Halloween.







Ogni popolo ha inserito nel proprio calendario rituale e liturgico le commemorazioni dei martiri e degli antenati, famigliari e i morti con onore.
Nei giorni che precedono e seguono il 31 ottobre da secoli in Europa le popolazioni celtiche e pagane festeggiano un antico sabba dedicato alla fine del raccolto e alla celebrazione degli spiriti e degli antenati.
Il suo nome più conosciuto è sicuramente Samhain, il capodanno celtico.
Samhain, nelle varie declinazioni della lingua gaelica, significa letteralmente “fine dell’estate”.
Nelle culture pagane e celtiche il tempo e le stagioni si susseguono in un calendario circolare in cui tutto si ripete, scandito da diverse celebrazioni.
Il 31 ottobre la ruota dell'anno termina il suo ciclo per cominciarne immediatamente uno nuovo.
Finisce una stagione, si raccolgono i frutti del lavoro agricolo, c'è la vendemmia, ci sono le diverse mietiture.
Il tempo dell'estate lascia spazio all'autunno, la natura viva e vibrante piano piano lascia spazio al riposo.
È un sabba particolare quello di Samhain: si trova a metà strada tra il vecchio e il nuovo anno, un giorno che non esiste, come dicevano i Celti.
La natura si prepara all'inverno, alla fine, a una morte che in realtà è solo un lungo sonno.
Le popolazioni europee che vivevano dei frutti del lavoro agricolo affidavano le nuove semenze ai defunti, affinché le proteggessero.
I semi e i morti, entrambi nell’oscurità della terra, sono in attesa di un cambiamento, di una rinascita.
Per i popoli antichi infatti i morti continuavano una nuova esistenza sotterranea e avevano il potere di gestire i raccolti, propiziarli o addirittura di farli marcire.
Per questo era molto importante commemorare i defunti dedicando loro altari imbanditi di offerte e preghiere.
In questi giorni di Samhain quindi si dedicava del tempo al ricordo degli antenati e si organizzavano banchetti in loro onore.
Da qui la tradizione, diffusa anche in Italia, di lasciare del cibo sulle tombe e apparecchiare la tavola del 31 ottobre tenendo un posto d’onore per il famigliare defunto.
I morti sono i nuovi custodi dei semi, tanto che in molte regioni italiane, ad esempio Piemonte e Sicilia, è tradizione seminare i campi proprio il giorno di Ognissanti. 
Le tradizioni per la fine del nuovo anno si intrecciano dunque con quelle legate al culto dei morti e degli antenati, infatti in questi giorni il mondo dei vivi e quello dei morti sono più vicini, si sfiorano, il secondo si apre verso il primo in un reciproco scambio dato che le porte dell'aldilà si aprono permettendo il passaggio degli spiriti.
Anche la chiesa cristiana delle origini non è estranea alle celebrazioni dei morti, ne abbiamo testimonianza già attorno al IV secolo dopo Cristo.
La cristianità almeno all’inizio si concentra sulla celebrazione di morti illustri, i martiri e i santi.
La Chiesa siriaca d'Oriente iniziò a celebrare i santi nel tempo pasquale, la chiesa bizantina collocò le celebrazioni dopo la Pentecoste.
La Chiesa romana invece iniziò a farlo a partire dal 610 dC per volontà di papa Bonifacio IV che scelse il 13 maggio come giorno dei santi e della Vergine Maria.
La scelta di questa data non è casuale, infatti Bonifacio si era riallacciato alla tradizione romana dei Lemuria che si svolgeva in questa data. 
Erano giornate in cui gli antichi romani celebravano dei rituali per esorcizzare i lemuri, ovvero i fantasmi, gli spiriti dei defunti impazziti a causa di una fine violenta.
I Romani credevano che in alcuni giorni, nello specifico il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre, gli spiriti potessero tornare a vagare sulla terra.
È la tradizione del Mundus Cereris, che metteva in comunicazione il mondo dei vivi e quello dei morti. 
Alcuni secoli dopo si decise di spostare la celebrazione di Ognissanti al 1º novembre. 
Dal 731 dC questa decisione riguardò solo i territori di Roma, successivamente su richiesta di Papa Gregorio IV nel 835 l'imperatore Ludovico il Pio estese la festa delle reliquie cristiane di tutti i santi in data il 1º novembre in tutti il regno franco.
Sarà solo nel 1475 con Sisto IV che questa data per la celebrazione di Ognissanti diverrà obbligatoria per tutta la Chiesa di Occidente.
La scelta del 1º novembre non è casuale, come avrete già capito.
La convivenza tra le diverse culture europee ha portato la necessità di far coesistere ritualità di diverse religioni, fino a portarle ad integrarsi tra loro.
Questo processo di unificazione ha riguardato anche la festa di Ognissanti.
I monaci irlandesi e anglosassoni, da sempre in contatto con le tribù celtiche, iniziarono a fare pressione sul Papa affinché trovasse una ritualità comune con la cultura delle popolazioni locali, infatti trovare un'affinità nel celebrare questa festa avrebbe evitato divisioni e il proliferare di superstizioni antiche, e soprattutto il ritorno a un nuovo paganesimo ai danni della fede cristiana.
I monaci, che erano riusciti a convertire molti pagani, sapevano che c’era bisogno di ancorare con più forza la nuova religione a quella antica per rassicurare i celti sulla loro scelta.
C'era anche un motivo più pratico che spinse la Chiesa ad approvare questa integrazione, ovvero garantire sostentamento ai pellegrini.
Il periodo migliore era proprio la fine dell'estate, tempo in cui si vendemmiava e si mietevano i campi e le colture, un tempo in cui ci sarebbe stato cibo in abbondanza per tutti.
Ecco quindi che la celebrazione cristiana dei morti si sovrappone alla perfezione a quella precristiana e pagana in cui si festeggiava la fine del raccolto.
Questa associazione portò l’attenzione sul fatto che non era sufficiente ricordare solo i martiri e i santi.
La volontà di celebrare la vita e il ricordo degli antenati era un caposaldo della religione delle popolazioni europee pertanto la Chiesa si adeguò anche su questo.
Fu ritenuto doveroso aggiungere una giornata di commemorazione di tutti i defunti il 2 novembre che verrà istituita solo nel 998 dC grazie alla riforma di Odilone di Cluny, abate benedettino che per primo decise di celebrare i morti facendo risuonare per loro le campane del suo monastero dopo i vespri in quella data.
Successivamente questa pratica venne adottata da tutta la Chiesa Cattolica e divenne un rito canonico.
Questa cristianizzazione non cancellò i tratti originali della festa pagana e celtica di fine anno, le due celebrazioni in origine vennero accostate e si fusero in certi tratti. 
Abbiamo citato in particolare Samhain e le celebrazioni celtiche ma è importante precisare nuovamente che questa festa era ed è diffusa in tutta Europa con nomi diversi a seconda della zona geografica.
Un intero continente quindi che presenta tratti comuni seppur differenti nel modo di commemorare i propri defunti e gli spiriti e render loro omaggio.
Possiamo a questo punto sfatare il mito secondo cui Halloween sia una festa che celebra Satana e la morte, e possiamo anche affermare che non è un prodotto americano.
Anche se il suo nome attuale è in effetti nato negli Stati Uniti.
Il termine Halloween deriva dall’associazione con la festa di Ognissanti.
Il nome di questa giornata in inglese è All Hallows' Eve, che tradotto significa "Notte di tutti gli spiriti sacri".
Halloween altro non è che la contrazione gergale del nome ufficiale della festa portata dagli europei negli Stati Uniti.
Che si chiami Samhain o Halloween comunque l'anima antica europea di questo giorno rimane la stessa.
E anche gli usi e le tradizioni, seppur diversi a seconda dei luoghi, dei tempi e delle culture in cui sono nati, sono tutti legati da radici comuni, che rendono Samhain/Halloween una celebrazione davvero universale.
Nei prossimi giorni parleremo ancora di Halloween, per arrivare al 31 ottobre consapevoli e preparati, quindi continuate a seguire le ombre, ma state attenti a non perdervi lungo il sentiero… 
Per fortuna avremo molte zucche intagliate a illuminarci la strada…





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