giovedì 15 maggio 2025

Da Satana a Hitler: l'incredibile storia della donna che visse tre volte.


Quante volte una persona può reinventarsi?

Quante volte può cambiare la narrazione sulla sua vita?

E soprattutto, perchè lo fa?

Sono domande a cui è difficile rispondere, a volte nemmeno i protagonisti della vicenda sanno farlo.

Michelle Smith e il marito Lawrence Padzer, di cui abbiamo parlato nel mio precedente articolo 

(vedi https://dovescivolanoleombre.blogspot.com/2025/04/panico-satanico-come-tutto-ha-avuto.html

a un certo punto delle loro vite hanno creato una storia, hanno narrato una vita che però non corrispondeva a fatti reali.

Il perchè l’abbiano fatto rimane un mistero, oscuro forse anche per loro.

Lauren Stratford come Michelle racconta la sua storia, e le due donne hanno molto in comune.

Anche Lauren aveva subìto abusi rituali di stampo satanista.

La madre biologica di Laurel Stratford era morta e la neonata era stata adottata in maniera poco chiara da una coppia di Tacoma, Washington.

La signora Stratford era una donna meschina, verbalmente e fisicamente violenta, tanto che il marito se ne va di casa.

Da lì la donna inizia a frequentare gente strana, dei pervertiti, e un giorno comincia a vendere Laurel a uomini disgustosi.

In casa loro prima e in bui scantinati inizia a succedere qualcosa di inimmaginabile.

Laurel parla di stupri, filmini pornografici che era stata costretta a girare, di come avesse cercato aiuto da insegnanti e perfino dal parroco del quartiere, senza essere mai creduta.

La sua sembra una famiglia perfetta, andavano regolarmente in chiesa, avevano contatti con il vicinato.

Eppure Laurel era sola, senza fratelli o sorelle, in casa non aveva neanche un giocattolo.

Mentre nessuno si accorge di nulla la madre la vende a chiunque sia disposto a pagare.

Barboni, avvocati, preti, insegnanti.

Sua madre prima la costringe a prostituirsi, poi la umilia dicendole che Dio non vuole una sporca puttanella come te.

Le cose peggiorano quando Laurel ha 10 anni, la madre la porta in un ranch, qui due uomini le scattano delle foto in pose esplicite con animali da cortile.

Settimane dopo, frugando tra le cose della madre, la bambina scopre delle riviste pornografiche, e trova le sue foto pubblicate in quelle pagine.I due uomini cominciano ad essere visitatori abituali.

Gli stessi uomini la costringono a girare filmini snuff, a fare fotografie mentre viene violentata da diversi clienti.

Laurel per fuggire a questi abusi si trasferisce dal padre, ma la madre non le dà tregua, la preleva dalla casa dell’uomo per consegnarla ad altri uomini che la violentano mentre viene filmata.

A 20 anni viene drogata e si risveglia in un altro ranch, dove le viene presentato Viktor, colui che è a suo dire il leader della setta satanica a cui sua madre l’aveva venduta.

Sì perchè la madre a un certo punto entra in contatto con una congregazione satanista, che è disposta a pagare molti soldi per avere ragazzine a disposizione per i rituali sessuali.

Viktor gestiva non solo la setta, ma anche un giro di prostituzione, droga e pornografia.

L’uomo costringe Laurel a rituali sessuali violenti, torture, e a quel punto la donna è completamente plagiata, tanto da partecipare a sacrifici umani e messe nere.

Viktor la marchia, le incide la sua iniziale su una tempia, ora è una sua proprietà.

Sarà costretta a sacrificare dei neonati, all’inizio rifiuta ma viene torturata in modo brutale, viene imprigionata in una scatola piena di serpenti, le viene negato il cibo, e alla fine una notte, ad Halloween, cede.

Negli anni dovrà uccidere anche i suoi stessi figli, concepiti durante gli stupri, Laurel infatti viene scelta come fattrice per la setta.

Ha il primo figlio a 14 anni.

Laurel ricorda i loro nomi, Joey, Carly, Lindy. 

Li ha dovuti uccidere tutti.

Laurel prova a scappare ma Viktor la trova ogni volta e la minaccia, la costringe a tornare da lui.

Dopotutto tra i membri della setta ci sono anche dei poliziotti, Laurel non può nascondersi che viene subito ritrovata.

Poi per un pò Viktor non la cerca più, la ragazza non riesce più a concepire bambini, è diventata inutile per la setta.

Però l’uomo continua a chiamarla, a ricordarle che loro possono sempre trovarla e portarla via.

Laurel cerca di rifarsi una vita ma non è facile, trova e perde diversi lavori.

Un giorno partecipa a un colloquio per iniziare la formazione come assistente sociale, qui ha un crollo psicologico, inizia a urlare e piangere.

Laurel viene portata in ospedale, non è lucida, la sua salute mentale è fragile.

I medici che incontra, gentili e dedicati, saranno la sua salvezza.

Racconta loro tutto, li supplica di fare qualcosa, “i miei bambini non devono essere morti invano!” 

Mentre è ricoverata Laurel una sera in tv vede un programma dove è ospite Johanna Michaelsen, autrice di libri sull’occulto che sosteneva di aver dei poteri psichici e di aver vissuto esperienze paranormali.

Come altre sedicenti esperte si era scagliata contro Dungeons & Dragons, cartoni come He Man, la musica rock e  metal, che secondo lei aprivano le porte al maligno.

Michaelsen era tra coloro che ritenevano, come Lawrence Padzer, che esistesse una rete di sette sataniche dedita agli abusi rituali.

Quando esce dall’ospedale Laurel incontra Johanna e le racconta la sua storia.

Le rivela di aver vissuto nella negazione per tutta la vita, ma grazie alla terapia ha recuperato ogni ricordo, ed è pronta a parlare di ciò che le è accaduto e che sta succedendo a migliaia di vittime.

Johanna le si affeziona subito e la invita a vivere con lei.

Le donne pregano insieme a Randolph, marito di Johanna, quando Laurel sta male tutti si prendono cura di lei, la confortano dagli incubi che la svegliano.

Con l’aiuto di amici arrivano anche a esorcizzare Laurel, la donna è chiaramente stata infettata da qualche demone dopo tutti gli orribili abusi subìti.

Durante questa convivenza Laurel scrive Satan’s Underground, supportata da Johanna e da altri membri della sua congregazione cristiana.

Il libro viene pubblicato nel 1988 ed è un successo, Laurel comincia ad andare in televisione a raccontare la sua storia.

Per Laurel mettere in guardia la popolazione dagli abusi rituali diventa una missione, Johanna dal canto suo utilizza la storia di Laurel per rafforzare la sua battaglia.

Un intero capitolo del libro infatti spiega come evitare di entrare in contatto con le sette sataniche e rimanere invischiati, ad esempio consigliano di bannare D&D, le tavole ouija, la musica metal.

Come prima tappa partecipano al Geraldo Show nel 1988, che le dedicherà una puntata intitolata Devil Worship, da lì seguiranno numerose interviste.

Laurel e Michelle Smith si incontrano per la prima volta quando sono entrambe ospiti del talk show di Oprah Winfrey nel 1989.

Durante l’intervista corroborano le rispettive versioni.

Le messe nere, i rituali, tutto combacia nei racconti delle donne.

Deve essere la stessa setta, che come sosteneva Padzer opera in tutti gli Stati Uniti.

Oprah Winfrey ascolta, annuisce, e dichiara che i fatti raccontati sono incontrovertibili, l’attrice/conduttrice avalla dunque la teoria secondo cui esisterebbe una vasta rete di sette sataniche che compiono abusi sessuali rituali quotidianamente.

Il panico satanico si fortifica, aumenta, si diffonde ulteriormente.

Ma col successo nascono i dubbi.

La storia di Laurel è incredibile, forse troppo.

Negli anni ‘90 i giornalisti Bob e Gretchen Passantino della rivista cristiana  Cornerstone leggono il libro Satan’s underground e non sono convinti della veridicità della vicenda.

Troppe informazioni lugubri e brutali sulle torture, troppo poche ad esempio sulla sua famiglia, sulle persone presenti alle messe nere.

Inoltre molti dettagli sono troppo simili a ciò che è stato scritto in altri libri, come Michelle Remembers.

La scatola piena di serpenti usata per torturare Laurel, ad esempio: lo stesso episodio viene raccontato anche da Michelle Smith.

E così come era accaduto per la Smith nessuno si è preso la briga di denunciare, fare nomi, chiedere che venissero avviate delle indagini.

Perchè raccontare gli abusi se poi non vuoi che venga fatta giustizia?

I Passantino cominciano a indagare, e scoprono che Laurel ha mentito su tutto.

I due investigatori trovano la sua vera famiglia, il vero nome della donna è Laurel Rose Wilson, nata a Tacoma, Washington, il 18 agosto 1941.

La sua madre biologica si chiamava Marrian Disbrow, che dà Laurel in adozione due giorni dopo la sua nascita a Frank e Rose Wilson, lui medico e lei insegnante delle superiori, ha anche una sorella, Willow, che nega con forza le accuse. 

Willow spiega che la loro infanzia è stata ben diversa da quella terrificante raccontata da Laurel: “Avevamo tanti giochi, facevamo spesso gite al mare, sfrecciavamo sulle nostre biciclette per le strade del quartiere.

E soprattutto, i suoi genitori erano cristiani presbiteriani devoti, delle brave persone, dei bravi genitori, non erano dei satanisti o dei pedofili.

La madre aveva sbalzi d’umore e il padre una salute cagionevole, ma non erano violenti o eccessivamente severi.

Willow ricorda che il padre le lasciò quando Laurel aveva 9 anni e non 4 come la donna aveva dichiarato nel libro.

E in quei 9 anni, dice Willow, “non c’era certo spazio per la pornografia o l’occulto in casa nostra”.

In effetti nessuno di coloro che hanno sostenuto la storia di Laurel ha mai voluto spiegare o chiarire come una donna della classe media di un quartiere bene di una tranquilla cittadina sia potuta entrare in contatto con un giro di pedopornografia.

Laurel, racconta Willow, era molto popolare a scuola, partecipava a tante attività extrascolastiche ed era una brava cantante, frequentava molti corsi musicali.

Viveva principalmente con il padre, e ogni tanto passava i fine settimana dalla amdre o dai nonni materni.

A 17 anni però qualcosa cambia.

Laurel ha un incidente d’auto, perde mesi di scuola, la sua salute fa fatica a migliorare.

Soprattutto il suo stato mentale cambia.

Un giorno decide di trasferirsi dalla madre, e lì racconta a un amico di lei che suo cognato, il marito di Willow, l’ha molestata.

Le accuse cadono velocemente, la ragazza ammette che non c’è stato nessun abuso.

Willow preoccupata decide di portare la sorella da uno psichiatra che le suggerisce di far trasferire la ragazza, perché instabile e potenzialmente pericolosa, soprattutto per se stessa.

Per ottenere attenzioni può arrivare a fare qualunque cosa.

Laurel ha perso il contatto con la realtà, non è lucida nei suoi ragionamenti, ha bisogno di essere curata.

E infatti la psicosi di Laurel peggiora.

Nel corso degli anni sosterrà di aver subìto molestie da compagni di scuola, ragazzi delle confraternite, che la madre l’ha costretta a prostituirsi nei quartieri malfamati della città.

Con lo psichiatra Laurel ammette di essersi inventata tutto per impressionare alcuni nuovi amici, per lo stesso motivo, rivela, ha anche tentato il suicidio.

A 19 anni torna a vivere col padre, un giorno racconta a un’amica che l’uomo la stuprava regolarmente.

La bugia viene di nuovo smascherata e Laurel tenta nuovamente il suicidio, così il padre, che non sa più come aiutarla, chiede a una coppia di amici che frequentano la sua chiesa, Billie e Nancy Gordon, di ospitarla a casa loro.

Forse il cambiamento può fare bene a Laurel, ma si sbagliano.

La situazione si fa subito complicata.

Laurel si affeziona a Billie, pretende da lui ogni attenzione e se non ne riceve minaccia di farsi del male, finge addirittura di soffrire di cecità temporanea mentre si trova da loro.

Ricomincia a raccontare bugie sulla sua famiglia, dice che la madre adottiva Rose la odiava perché il padre l’aveva avuta in segreto con un’altra donna che poi era morta di parto, per questo rancore verso il marito la picchiava e abusava di lei sessualmente.

Ma i Gordon sapevano come era avvenuta l’adozione, Laurel quindi alla fine ammette di aver mentito solo per avere la compassione di Billie.

Un giorno si presenta a casa loro con il volto coperto di graffi, dice che è stata la madre, ma ormai i Gordon non le credono più.

Anche qui Laurel ammette la bugia.

La coppia decide di mandarla via, hanno paura di lei.

Laurel si diploma come musicista e sparisce per un pò.

Agli amici racconterà di essere andata a Los Angeles e di aver iniziato a usare droghe, ma di essersi ripulita in fretta per poi diventare consulente per altre persone con dipendenze.

Ma era l’ennesima bugia.

Suo padre muore nel 1965.

Nel frattempo Laurel si sposa con Frank Austin, i due si erano conosciuti in chiesa.

Lui sembra essere l’uomo giusto per lei, protettivo e gentile.

Ma il matrimonio viene annullato dopo una settimana.

Frank scopre con stupore la prima notte di nozze che Laurel è vergine.

L’uomo era a conoscenza dei suoi racconti su abusi e stupri subìti fin dall'infanzia, e capisce che Laurel ha sempre mentito, e si spaventa.

Una persona che mente su questioni così gravi chissà di cosa è capace.

Laurel comincia a chiamare gli amici, dice di avere un coltello, che si ammazzerà, è sola e disperata.

Ma hanno tutti paura di aiutarla perché sanno che Laurel una volta che ti si è avvicinata “diventa un parassita”.

Un’amica ricorderà di come Laurel fosse molto brava a insinuarsi nella vita delle persone, a sfruttare le loro fragilità, per poi allontanarle da familiari, da altri amici, solo per poter avere solo lei tutte le attenzioni.

Una dinamica che ricorda quella in cui Michelle Smith comincia a tempestare di chiamate il suo psicologo Lawrence Padzer e a pedinarlo.

Nel caso di Michelle entra evidentemente in gioco la relazione medico-paziente, nel caso di Laurel non importa da chi arrivano le attenzioni, va bene qualunque persona.

Persone che, come fu Padzer per Michelle, le danno sicurezza e conforto.

Ma non solo.

Per Laurel ciò che conta è diventare il centro della vita delle persone da lei designate.

Loro per lei devono fare di tutto, prendersi cura di lei come se fosse la loro prediletta, deve essere al centro del loro mondo.

A 25 anni Laurel comincia ad insegnare musica e a frequentare diverse chiese cristiane, finalmente sembra serena.

Un giorno conosce Ken Sanders e Delpha Nichols, che avevano fondato una band di musica cristiana, Delpha and the witnesses, e avendo una formazione musicale si unisce al loro coro.

Poco dopo si ripete lo stesso schema.

Il coro va in tournée, si esibisce in molte chiese in diversi Stati.

Laurel durante la prima trasferta pretende di stare in un hotel anziché farsi ospitare in casa dei fedeli come gli altri membri del coro.

Ken le spiega che non hanno molti fondi a disposizione, ci si deve adattare e accettare l'ospitalità delle persone per cui cantano.

Allora Laurel in lacrime gli rivela che sua madre la faceva prostituire da bambina, spesso con uomini di chiesa, è ancora traumatizzata e per questo non vuole stare in quelle case, non si fida di quelle persone.

Di fronte a questa drammatica storia Delpha prende ancora più a cuore la ragazza, le paga gli alberghi e la tratta con premura.

Addirittura Delpha e suo marito Wille la adottano legalmente, Laurel ha 30 anni quando succede.

Ma presto si rende conto delle incongruenze nelle sue storie.

Nonostante tutto quello che i Nichols fanno per lei la sete di attenzione di Laurel non si placa.

Diventa molto amica di un corista a cui rivela di soffrire di personalità multiple a causa degli abusi sessuali e le violenze a cui la costringeva sua madre, ma di essere diventata molto brava a tenerle a bada.

Ill ragazzo realizza subito che ciò che racconta Laurel sembra estrapolato da un libro molto famoso all’epoca, Sybil.

Ricordate, anche Lawrence Padzer aveva visto il film tratto da quel libro, che racconta la storia, dichiarata come vera, di una ragazza affetta da schizofrenia che grazie all’ipnosi terapeutica ricorda i terribili abusi sessuali subìti dalla madre, così che la sua diagnosi viene modificata in disturbo da personalità multiple, infatti Sybil ne aveva create ben 16 per proteggersi dal mondo esterno.

La storia che Laurel racconta in quegli anni è molto simile a ciò che leggiamo nel libro, constata il corista.

A un certo punto Laurel non esce più , smette di cantare nel coro, dà lezioni di piano in casa e incassa gli aiuti statali per persone con disabilità.

Comunica a Rose e Willow che ora ha una nuova famiglia e non vuole più vederle.

Continua però a richiedere molte attenzioni agli amici, una ragazza a un certo punto, stremata dalle sue scenate e minacce, cerca di uccidersi.

Le persone attorno a lei cominciano a comprendere la sua vera natura e iniziano ad allontanarsi, di nuovo, sono preoccupati da ciò che Laurel può fare o dire.

Anche i Nichols le fanno notare che forse è meglio se trova una nuova sistemazione.

Negli anni ‘70 Laurel è quasi sempre ricoverata in ospedale, agli amici dice di avere una malattia del sangue che hanno solo 9 persone al mondo.

Ovviamente è una bugia, si trova lì per i suoi continui crolli nevrotici.

Durante la convalescenza legge un libro di Stormie Omartian, ex cantante e poi autrice americana cristiana famosa per le sue opere sul potere della preghiera e del perdono. 

Il testo che Laurel legge racconta gli abusi che l’autrice ha subito da bambina dalla madre, una donna mentalmente instabile.

Nella donna scatta nuovamente qualcosa.

Laurel la contatta, le racconta la sua storia, le comunica che insieme a un’amica hanno anche creato un gruppo di sostegno per le donne in difficoltà a Bakersfield, Victims Against Sexual Abuse, che viene anche pubblicizzato dai giornali locali.

Stormie è così colpita che la incontra e diventa sua amica, vuole aiutarla a raccontare la vicenda.

Inizia così la vita pubblica di Laurel, che inizia a partecipare a programmi radiofonici sul dramma degli abusi su minori.

Il destino vuole che la città di Bakersfield in quegli anni sia infiammata da un processo, di cui ho parlato nell’articolo su Michelle Smith.

Se ricordate lì ho parlato della day care sexual abuse hysteria, ovvero quella ramificazione del panico satanico che ha portato numerose famiglie a credere che i propri figli fossero stati vittime di abusi rituali satanici.

A Bakersfield 60 persone vengono accusate di fare parte di un culto satanista che abusa dei bambini.

Tutto era partito nel 1982 dalle accuse di Mary Ann Barbour, che stava lottando per la custodia esclusiva delle sue nipotine. Un giorno accusa i genitori di queste ultime di aver abusato di loro.

Sua figlia e il genero, insieme ad altre persone, sono parte di un gruppo di pedofili, sostiene la donna.

Mary accusa diverse persone, tutte scagionate, ma ormai la calunnia e il panico dilagano, tutti hanno paura e accusano un vicino, un collega, un parente.

Ma gli abusi non sono mai avvenuti, coloro che sono stati condannati ingiustamente faranno causa alla contea e al procuratore, che dovranno pagare quasi 10 milioni di dollari totali in risarcimento.

Viene dichiarato che ogni indagine era alla fine una irrazionale caccia alle streghe.

Ma questo avverrà 10 anni dopo, per intanto, mentre le indagini sono ancora in corso e il caso che viene dibattuto quotidianamente sui giornali, Laurel intravede una nuova opportunità per reinventarsi e parlare di sé.

Nel 1985 Laurel entra in contatto con Pat Thorton, madre affidataria di due bambini coinvolti nel caso di Bakersfield.

I Passantino riescono a intervistare la donna che ricorda quanto Laurel fosse assillante: “Mi chiamava ad ogni ora, dovevo correre da lei perchè ogni volta era isterica. Era come avere un altro figlio.

E’ a questo punto che Laurel comincia a parlare di setta satanica, prima di allora questo dettaglio non era mai stato inserito nelle sue storie.

Laurel un giorno le confida che ha paura a rimanere da sola, che i membri della setta la stanno ancora cercando, la perseguitano.

Qualche volta l’hanno anche rapita e costretta a partecipare a dei rituali, la minacciano.

Laurel racconta a Pat chi sono i capi di questa setta.

I primi resoconti sono vaghi, non si parla ancora di Viktor ma di due uomini: Elliot, che gestiva il giro di pornografia, e Johnathan, di cui Laurel è stata una schiava sessuale per anni.

Quest’ultimo la marchia sulla fronte, un cerchio, per ricordarle che lei è la sua preferita.

Nel libro Laurel dirà che era stato Viktor a marchiarla come fattrice.

Pat racconta ai Passantino che secondo lei quelle cicatrici in realtà erano solo rughe, che Laurel nascondeva spesso con delle fasce per capelli.

Le storie di Laurel diventano sempre più macabre, ricorda Pat, in questi anni comincia ad aggiungere un dettaglio, quello di aver sacrificato suo figlio Joey e di avere una videocassetta che la ritrae mentre uccide il neonato.

Avrebbe anche una foto in bianco e nero del cadavere, ma non ha mostrato mai nulla a Pat.

Però le fa capire che la setta che sta perseguitando lei è certamente connessa a quella che sta sfruttando i bambini a Bakersfield.

Per i Passantino è semplice capire da dove sia nata questa nuova ossessione di Laurel.

Pochi anni prima Michelle Smith aveva pubblicato il suo libro di memorie, poi sono iniziati uno dopo l’altro i contro gli insegnanti accusati di abuso rituale sui minori.

Laurel legge i libri e  gli articoli, vede i protagonisti in televisione, ne invidia la compassione e l’empatia che suscitano.

Immagina una nuova versione di se stessa, la estrapola nuovamente da altre esperienze, che fa sue in modo maniacale.

E ne vuole essere la protagonista, sempre e comunque.

Laurel comincia a interessarsi al caso della scuola McMartin, se ricordate ho parlato del caso nell’articolo su Michelle Smith, approdato ormai anche sulla tv nazionale.

Chiede a Pat se conoscesse qualcuno legato a quella scuola.

Pat la mette in contatto con un investigatore che ha seguito le indagini sulla scuola, Judy Hanson.

I Passantino raccolgono la testimonianza della donna: “Quando ho incontrato Laurel era su una sedia a rotelle, mi disse di essere malata terminale, aveva anche una bombola ad ossigeno. Aveva con sé una bottiglia, diceva che dentro c’era morfina per il dolore. Mi ha raccontato di aver subìto abusi rituali da bambina, sia a Bakersfield che a Los Angeles, perchè la setta la spostava continuamente. Poteva darci nomi, dati, informazioni.

Laurel è sicura: le persone che hanno abusato dei bambini nella scuola sono le stesse che avevano violentato lei da bambina, le consegna i video delle sue interviste e le trascrizioni delle sue memorie.

C’è una cospirazione, è una setta che ha adepti in tutto il Paese.

Lo sosteneva anche Lawrence Padzer, autore del libro Michelle remembers, psicologo esperto di sette sataniche, che era stato chiamato come consulente dall’associazione CII che aveva in cura proprio i bambini della scuola McMartin.

Laurel viene presentata ad alcuni genitori e riesce a convincere della sua storia un padre delle presunte vittime, Bob Currie, che le fa girare un video testimonianza.

L’uomo è entusiasta di aver trovato un adulto in grado di corroborare le storie dei figli.

Ma gli altri genitori sono scettici, sembra che Laurel stia dicendo loro esattamente ciò che vogliono sentire, è tutto troppo calzante e nel suo video non c’è nessuna rivelazione particolare, solo i dettagli usciti sui giornali o che loro le hanno raccontato.

Tutto è incentrato sul cercare di impietosire il pubblico, non c’è nulla di relativo alle indagini.

E infatti la registrazione non sarà usata in tribunale.

Ma il video è importante nel momento in cui si cerca di smascherare la sua versione.

In Satan’s underground, il suo libro verità, Laurel non aveva mai nominato la scuola McMartin o altri istituti, inoltre parla della madre come unica istigatrice degli abusi.

Ma nel video per il caso della McMartin Laurel parla di entrambi i genitori, che l’avrebbero costretta a partecipare a delle messe nere e rituali satanici già all’età di tre anni.

Nel libro gli abusi sarebbero iniziati più tardi, dopo il divorzio.

Laurel parla di una fattoria dove avrebbero girato i filmini pornografici ma non ci sono riferimenti ai viaggi a Bakersfield o a Los Angeles, tutto si era svolto a Tacoma o nelle zone limitrofe.

Un altro dettaglio che sconvolge i genitori che guardano il video è che Laurel dichiara di aver avuto una relazione omosessuale con Virginia McMartin, la proprietaria della scuola.

Una rivelazione morbosa, di cui non ha nessuna prova e che sembra eccessivamente assurda, creata per essere coinvolta maggiormente nelle indagini.

Ed avere più attenzioni.

Laurel alza la posta, ad alcuni genitori riferisce che è stata presente anche agli abusi nella scuola McMartin, è stata Virginia a costringerla.

La sua credibilità con le famiglie qui crolla, i genitori la allontanano.

Solo Bob Currie, nella sua disperazione di padre, non dubita di Laurel e la presenta a Johanna Michaelsen, che da poco ha pubblicato il libro The Beautiful Side of Evil. L’autrice aveva incontrato i genitori della McMartin per portare il suo supporto morale alle famiglie e Bob pensa che se c’è qualcuno a cui può interessare la storia di Laurel è proprio Johanna.

Lei le crederà sicuramente.

E infatti Johanna diventa subito amica di Laurel e la prende sotto la sua ala protettrice.

Laurel a quel punto si fa consegnare da Bob il video originale della sua testimonianza e poi taglia ogni rapporto con lui, Judy, Pat, con tutte le persone che l’avevano condotta fino a lì.

Non ha più bisogno di quella gente e del loro crescente scetticismo, ha Johanna adesso, e la donna le crede e la supporta nelle sue farneticazioni, perché sono utili per la sua battaglia personale contro ciò che lei ritiene diabolico.

Pochi mesi dopo, grazie all’intercessione e benedizione di Johanna, nel 1988 Laurel pubblica Satan’s Underground con lo pseudonimo Lauren Stratford.

Incredibilmente nessuno alla casa editrice verifica le informazioni, d’altronde la storia è troppo succosa per rischiare che qualcun altro la pubblichi.

Ma Laurel non ha fatto i conti con i Passantino, i due giornalisti che scrivono per il giornale cristiano Cornerstone, saranno loro i primi a contattare la famiglia e gli amici un anno dopo la pubblicazione del libro.

Investigano sulla pornografia, contattano addirittura l’FBI, e scoprono che negli anni in cui Laurel sostiene di essere stata ripresa per un mercato di video di pedopornografia questo tipo di mercato non esisteva, la produzione massiccia è inziata decenni dopo.

Anche i cosiddetti porno rings si sono sviluppati successivamente, anche grazie al potenziamento informatico.

Bob e Gretchen dopo aver messo insieme i pezzi cercano di contattare Laurel, le chiedono di portare prove della sua versione della storia, sono aperti ad ammettere di aver sbagliato l’interpretazione dei fatti, le danno il beneficio del dubbio.

Ma Laurel tentenna, risponde Johanna e altri amici importanti del dipartimento di polizia le hanno detto che non deve consegnare nulla.

Ci sono indagini in corso, dice, ma i Passantino sanno che sta mentendo.

Nessuno ha mai avviato indagini, d’altronde nessuno ha mai denunciato realmente alla polizia dei crimini.

I Passantino allora chiamano la Michaelsen per avere la sua versione, la donna commenta solo che ha visto il video di Bob Currie, ha letto le memorie di Laurel e tutto le sembrava credibile, dopotutto ci sono testimonianze analoghe. 

Spiega anche che è normale che un autore abbellisca la sua storia per accattivarsi il pubblico ed è anche comune che invece qualche dettaglio risulti poco chiaro.

Conta il risultato finale.

Riferisce inoltre di essersi fidata di alcuni collaboratori, loro le avevano detto di aver verificato tutto.

Eppure non è così, dicono i Passantino, visto che loro hanno già smascherato numerose bugie.

Ma è poi davvero possibile che Laurel abbia avuto una relazione omosessuale con Virginia McMartin, le chiedono? Questo è stato verificato?

La donna risponde che non lo sa.

Ma i Passantino lo sanno, no, non c’è stata nessuna relazione, Virginia era una donna eterosessuale e nessuno ne ha mai dubitato.

Uno dei genitori dei bambini coinvolti nel caso McMartin comunicano ai Passantino “Ci sentiamo violati, violentati da questi sedicenti cristiani che hanno sfruttato la tragedia dei nostri figli per le loro battaglie personali.

I Passantino chiedono allora i referti medici.

Laurel dice di aver avuto tre figli, vogliono le prove almeno di questo.

Ma la donna non ha nulla da inviare.

Chi l’ha conosciuta negli anni dei presunti stupri rituali afferma che no, la donna non è mai stata incinta, lo avrebbero certamente notato su una quattordicenne.

Willow, la sorella, nega che Laurel si sia mai presentata a casa incinta.

I due giornalisti nel 1990, due anni dopo l’uscita di Satan’s underground, pubblicano la loro inchiesta sul giornale Cornerstone, nel loro articolo però non condannano Laurel, credono che sia una donna che ha molto bisogno di aiuto terapeutico, è intrappolata nella sua bugia e ha trovato sul suo cammino persone che invece di aiutarla si sono approfittate dei suoi problemi per interesse personali.

Ma i Passantino non potevano certo immaginare quanto profondi fossero i disturbi e le bugie di Laurel.

La donna ha un disperato bisogno di attenzioni, di un senso di appartenenza, e per ottenerli prende ad esempio le storie di altre persone, gente che ha vissuto dei traumi, li ha raccontati, e per essi riceve affetto e rispetto.

Tutto ciò che agogna Lauren.

La donna nel frattempo pubblica altri due libri di memorie,  I Know You're Hurting e Stripped Naked.

In quest’ultimo testo uscito nel 1993 Laurel paragona la sua situazione alle violenze naziste perpetrate sugli ebrei, dicendo che anche allora nessuno voleva credere ai sopravvissuti, perché ciò che raccontavano era troppo sconvolgente.

Il libro fa spesso riferimenti all’olocausto e alla segretezza di certe operazioni compiute dai nazisti.

Se questi paragoni sembrano assurdi in un primo momento ecco che diventano più chiari in breve tempo.

Lauren Willson non è più Laurel Strafford.

Ha assunto un’altra identità, quella di Laura Grabowski.

Ed è una sopravvissuta all’Olocausto.

Laura sostiene di essere un’orfana ebrea polacca internata ad Auschwitz e di essere stata tra i bambini usati nei folli esperimenti del dottor Joseph Mengele.

A causa sua Laura era diventata sterile e occasionalmente cieca.

Dopo la guerra, racconta, è stata accolta in un orfanotrofio a Cracovia e poi nel 1950 viene trasferita negli Stati Uniti per essere adottata da una famiglia non ebrea all’età di 9 anni.

Laura/Laurel scrive una poesia, We are one, che pubblica su numerosi siti internet e forum di sopravvissuti all’Olocausto, un’opera dedicata a chi come lei ha vissuto gli orrori del nazismo.

Indossando una scintillante stella di David al collo Laura partecipa a talk show e programmi di cultura ebraica.

Laura mostra le sue cicatrici, parla della sua rara malattia del sangue, sono ciò che rimane degli esperimenti di Mengele. 

La sua nuova identità.

Tutto ciò che Laurel aveva collegato agli abusi sessuali rituali ora sono invece frutto delle torture subite ad Auschwitz.

Per anni Laurel aveva raccontato l’atroce destino dei suoi tre figli, concepiti durante gli stupri rituali e sacrificati in qualche snuff movie.

Ora Laura sostiene di essere sterile a causa delle operazioni chirurgiche subìte.

La donna inizia a frequentare gruppi di sostegno per sopravvissuti dell’Olocausto, in queste occasioni racconta di aver taciuto la verità per 50 anni perchè si vergognava ed aveva paura.

Un sentimento che molte di quelle persone condividono.

La colpa per essere sopravvissuti ove tanti sono morti, la paura di non essere creduti.

Per questo nessuno pensa che stia mentendo, ci sono passati tutti, sanno cosa vuol dire essere guardati con sospetto e scetticismo.

Laura si crea una nuova famiglia composta da persone che hanno vissuto i suoi stessi orrori.

Contatta una storica dell’Olocausto, Jennifer Rosenberg, le invia sul suo blog la sua storia e le chiede se nel suo prossimo viaggio studio ad Auschwitz può deporre dei sandalini rosa vicino alle camere a gas, in memoria di Ana, una bimba sua amica morta lì dentro.

Rosenberg lo fa e recita anche un kaddish per le piccole vittime, lo racconta sul suo sito internet.

Sul blog Laura fa amicizia con Monika Muggli, un’altra assidua frequentatrice del sito.

A lei rivela di essere molto malata, una grave malattia del sangue causata dagli esperimenti di Mengele.

E racconta di voler contattare un altro sopravvissuto all’Olocausto, Binjamin Wilkomirski, autore di Frantumi. Un'infanzia 1939-1948, libro pubblicato nel 1995 in cui l’uomo racconta la sua esperienza di bambino ebreo polacco internato ad Auschwitz.

Laura sente di avere un legame con lui e vorrebbe andare a trovarlo a Los Angeles, dove risiede.

Le loro storie sono molti simili, entrambi internati ad Auschwitz e vittime degli esperimenti di Mengele, entrambi rimasti orfani ed accuditi in un orfanotrofio a Cracovia.

Entrambi vengono poi trasferiti in altri Stati, Binjamin in Svizzera, Laura negli Stati Uniti, e tutti e due impiegheranno anni prima di scendere a patti col loro passato e raccontare la loro storia.

Binjamin Wilkomirski nel libro racconta di aver per anni represso i suoi ricordi, aveva incubi su un orrendo mostro grigio ma non capiva l’origine della sua paura, poi grazie alla terapia ha capito cosa gli era accaduto e ha iniziato a raccogliere le sue memorie per poi pubblicarle.

Da lì Wilkomirski viene invitato in diversi programmi tv come testimone ed esperto.

Laura inizia con lui una corrispondenza intensa in cui si raccontano nel dettaglio le loro esperienze, e la svolta è incredibile: l’uomo si ricorda di lei, sì, erano insieme ad Auschwitz.

Addirittura entrambi soffrono di una rara patologia del sangue causata dalle torture del medico di Auschwitz e tutti e due hanno sofferto della rottura del bacino per colpa delle violenze nel campo.

Non è una coincidenza, si dicono.

Le due storie a quel punto si corroborano a vicenda, Laura e Binjamin decidono di incontrarsi.

Ma il volo in prima classe per Los Angeles è costoso, i medici dicono che deve viaggiare comoda e lei quei soldi non li ha.

Ma Monika Muggli sì, e le presta 1000 dollari per il viaggio.

Laura e Binjamin si incontrano davanti alle telecamere della BBC il 19 aprile 1998 in una sinagoga di Beverly Hills, avendo entrambi un passato da musicisti si esibiscono insieme per il Child Holocaust Survivors Group di Los Angeles, lei canta e lui suona il clarinetto, interpretano una struggente Ode to the Little Ones.

I giornalisti durante le interviste assistono a una incredibile rivelazione.

Binjamin con commozione racconta di quando nel campo ha incontrato Laura e Ana, che lo hanno aiutato a rialzarsi dal fango e lo hanno confortato, ricorda che Laura aveva dei capelli biondi, quasi bianchi, gli sembrava un angelo.

Laura ricorda di questo bambino che però tutti chiamavano Andrzej, ma è sicura, è Binjamin, si erano fatti forza l’un l’altra nei giorni più bui, soprattutto quando Ana era morta.

Finalmente si sono ritrovati, dicono, era destino.

Durante l’incontro i due confermano reciprocamente le loro storie, i loro ricordi.

Anche i Passantino leggono la storia sui giornali, e la riconoscono.

Avevano dato a Laurel il beneficio del dubbio ma ora capiscono che la donna non lo merita più.

A 10 anni dalla prima indagine su di lei si rimettono all’opera.

Devono dimostrare che Laura è in realtà Laurel, che questo è l'ennesimo cambio di identità della donna.

Al momento, stranamente, nessuno aveva notato nulla.

Ma dopotutto la storia di Laura era credibile, e poi, chi mai si fingerebbe un sopravvissuto alla Shoah?

La risposta a questa domanda non è scontata, ma la daremo dopo.

I Passantino sono pronti a smascherare questa mitomane.

Non c’è dubbio che Laurel sia nata a Tacoma, Washington, il 18 agosto 1941, e che sia stata registrata con il nome Laurel Rose Wilson due giorni dopo la sua nascita da  Frank e Rose Wilson.

Scoprono anche da dove derivi il cognome Grabowsky.

I Passantino riprendono in mano gli appunti e le trascrizioni dei colloqui con Willow, la sorella di Laurel, in cui ricordava che spesso la sorella si trasferiva dai nonni materni quando era in crisi con i genitori.

I nonni si chiamavano Anton e Rosalia Grabowsky, erano i genitori di Rose ed erano dei cattolici polacchi immigrati in America.

Possiamo solo immaginare quanto sia stato alto il salto che i Passantino hanno fatto sulla sedia leggendo questi appunti.

Ma le uguaglianze non si fermano qui.

Laura Grabowsky come Laurel Willson è nata il 18 agosto 1941.

I Passantino entrano in possesso di alcune lettere scritte dalla donna alle associazioni di sopravvissuti all’Olocausto, in cui si firma Lauren Grabowski-Stratford

Stratford, ricordiamo, era lo pseudonimo usato per la pubblicazione dei libri sulle sette sataniche.

Nelle lettere Laura scrive anche il suo indirizzo e numero di telefono, che sono gli stessi dati usati da Lauren Stratford e Laurel Willson in più occasioni.

Anche il numero di previdenza sociale che Laura comunica alla World Jewish Restitution Organization è lo stesso di Laurel e Lauren.

Sì perchè Laura aveva contattato l’organizzazione per ottenere il risarcimento che spettava ai sopravvissuti dell’Olocausto, elargito da una banca svizzera.

E non solo, l’associazione benefica Jewish family services le ha donato più di 2000 dollari tra il 1998 e il 1999.

I Passantino passano al vaglio le immagini di Laurel nelle interviste che la donna aveva rilasciato in tv da Oprah e in altri programmi e le comparano con le foto di Laura pubblicate su alcuni giornali ebraici.

Controllano anche le foto che la sorella di Laurel, Willow, ha conservato, immagini di quando era da poco stata adottata e fotografie dei tempi della scuola materna.

La corrispondenza è innegabile, le due donne sono la stessa persona, e quella donna è certamente la bambina ritratta nelle foto di Willow.

Analizzano anche la versione di Laura Grabonski, che è incredibilmente lacunosa da un lato, ad esempio non rivela mai i nomi dei suoi defunti genitori, ma è troppo specifica dall’altro, come ad esempio il fatto che Mengele regalasse caramelle ai bambini o i dettagli raccapriccianti degli esperimenti.

Informazioni vere, ma che era possibile estrapolare da altri racconti.

Come era già successo Laurel attinge da altre fonti e costruisce una storia credibile ma non originale, fin troppo uguale a quelle a cui si è ispirata.

Quasi una copia carbone.

Ma non aggiunge mai nulla di veramente personale.

Inoltre, fanno notare i Passantino, l’enfasi sulla brutalità, sul dettaglio raccapricciante non è tipica di chi ha raccolto le proprie memorie sull’Olocausto.

La vita non è una sceneggiatura di un film splatter, è più facile che un testimone nel racconto si limiti al fatto  in sé e ometta ciò che può essere morboso o umiliante invece di raccontarlo con disinvoltura.

La stessa Laura cade in contraddizione sui particolari minori come il fatto che Wilkomirski, l’autore di Frammenti, ricordasse i suoi capelli biondi.

Storicamente è risaputo che i pazienti di Mengele venissero rasati come tutti gli altri internati, era impossibile che il suo amico l’avesse vista con una fluente chioma.

Viene anche fatti notare che i bambini sfruttati da Mengele difficilmente sopravvivevano, i casi sono rarissimi, e chi è fuggito alla morte aveva menomazioni e malattie terribili, a causa delle quali non sono vissuti a lungo.

Un dettaglio che invece che rafforzare indebolisce la storia di Laura.

Proprio il libro Frammenti sembra essere l’ispirazione principale di Laura, così come lo era stato Michelle Remembers ai tempi delle accuse alle sette sataniche.

La malattia del sangue, la frattura del bacino, la piccola amica morta ad Auschwitz, il laboratorio di Mengele, tutto ripreso dalla biografia di Wilkomirski.

I Passantino cercano delle prove tra i documenti sui sopravvissuti alla Shoah, tra i registri redatti dai nazisti sui deportati, i numeri dei tatuaggi, fotografie e video di quell’oscuro periodo.

Ma non c’è nulla su Laura Grabonski.

Non ci sono dubbi.

La persona che sostiene di essere Laura Grabonski è in tutta certezza Laurel Willson.

Il gruppo di sopravvissuti che erano diventati la sua famiglia sono scioccati, non sanno cosa pensare, la storica Jennifer Rosenberg dichiara di essere sempre stata all'oscuro di tutto e di non voler commentare oltre.

Bob e Gretchen cercano di contattare Laurel prima di pubblicare l’articolo, ma senza successo.

Di Laura Grabowski non c’è traccia. 

Si ritira a vita privata, morirà nel 2002, da sola, nessuno ha voluto riprendere i contatti con lei.

Ciò che emerge nella storia di Laurel/Lauren/Laura è uno schema simile a quello di Michelle Smith.

Per motivi diversi le due donne hanno cercato di dare un senso alle loro vite, ai loro traumi che non sapevano spiegare.

Michelle viene ipnotizzata e guidata nei ricordi, e lì si convince di essere stata vittima di una setta satanica, Lauren invece si autoconvince di essere qualcun altro, a seconda del libro che sta leggendo o delle notizie che legge sui giornali.

E si adatta. 

Ricopia.

E trova sempre qualcuno che le dà ragione, che le conferma la sua versione.

Purtroppo chi ha supportato Michelle e Laurel lo ha sempre fatto per tornaconto personale, mai in buona fede.

Laurel rimane invischiata in una identità per poi abbandonarla, come un serpente che cambia pelle quando è il momento di mutare, quando le attenzioni calano o la bugia viene smascherata.

E non è mai semplice per il pubblico arrivare alla verità, perché viene spontaneo credere a una vittima che racconta una storia tanto orrenda.

Come chiedevo poco sopra, chi mai si fingerebbe un sopravvissuto alla Shoah?

Adesso posso rispondere.

Più persone di quante crediate.

Perfino l’uomo che Laurel aveva riconosciuto come un altro bambino vittima di Mengele, il suo “amato Binji”.

Sì, perchè Binjiman Wilkomirski, la cui vita era diventata l’ennesima ispirazione di Laurel, non è un vero sopravvissuto dell’Olocausto.

Come lei si è inventato tutto.

Ma questa è un’altra storia…