domenica 1 gennaio 2023

Buio in sala: la tragica fine di Judith Barsi


Nel 1989 esce al cinema un cartone intitolato Charlie, anche i cani vanno in Paradiso.
Il film, diretto dal famoso regista Don Bluth, parla di un cane, Charlie, che vive di espedienti e truffe, incurante del prossimo. In cerca di vendetta contro uno spietato criminale farà la conoscenza di una bimba orfana, Anne Marie, che è capace di comprendere con tutti gli animali e di parlare con loro.
Inizialmente Charlie sfrutta la bambina per il suo tornaconto, ma poi grazie a lei si rende conto dell'importanza di essere generosi e onesti, e arriverà addirittura a dare la vita per salvare Anne Marie, guadagnandosi così il Paradiso.
È forse il film più controverso girato dal regista Don Bluth, che aveva abituato il pubblico a film come Fievel sbarca in America (del 1886) e Alla ricerca della valle incantata (del 1988).
Il pubblico e la critica infatti lo ritengono un cartone più adatto agli adulti viste le tematiche cupe che tratta in modo esplicito come ad esempio la rappresentazione della malavita organizzata, la morte, la violenza.
C'è anche probabilmente un altro motivo per cui questo film suscita nel pubblico un particolare senso di disagio.
Nei titoli finali del film, mentre suona la canzone Love survives, si poteva leggere "In loving Memory of Judith Barsi, 1978-1988".
Judith Barsi è la doppiatrice di Anne Marie, aveva 10 anni ed è morta quattro mesi dopo aver finito di lavorare a questo film.
La sua storia è ancora oggi una delle vicende più drammatiche del cinema americano.
Judith Eve Barsi nasce nel 1978 da due emigrati ungheresi, Joszef Barsi e Maria Virovacz.
Il padre lavorava come idraulico, la mamma era una cameriera.
Da subito Maria cerca di trasformare la figlia in una star.
Corsi di portamento, dizione, canto, a 5 anni la iscrive a pattinaggio artistico e proprio durante un'esibizione viene notata da un talent scout.
Non aveva ancora compiuto 10 anni la piccola Judith, ed era già apparsa in 72 di spot pubblicitari e aveva recitato in serie di successo come Ai confini della realtà, Love boat, Con cin.
Nel 1987 si aprono per lei le porte del cinema, Judith recita nel film Lo squalo 4, e poco dopo viene scelta da Don Bluth per dare la voce al piccolo dinosauro Ducky ne Alla ricerca della valle incantata.
Grazie ai guadagni di Judith la famiglia Barsi si trasferisce in una bellissima villa nella San Fernando Valley.
E la sua carriera era solo all'inizio, e in ascesa.
Il regista Don Bluth la definì un talento straordinario e naturale e la chiamò nuovamente un anno dopo per fare un'audizione per un altro film, questa volta per un ruolo ancora più di spicco e da protagonista, quello di Anne Marie in Charlie, anche i cani vanno in Paradiso.
Conosceva già il regista, era un'attrice bambina apprezzata nell'ambiente, questa audizione sembrava essere giusto un pro forma per Judith.
E invece successe qualcosa.
Fu in questo periodo che la sua agente Ruth Hansen, specializzata nel rappresentare attori bambini, iniziò a notare qualcosa di inquietante.
Judith che di solito era una bimba allegra e solare era diventata schiva, nervosa, era ingrassata notevolmente, una forma di fame nervosa e bulimica, e aveva iniziato a strapparsi le sopracciglia. 
Le raccontò anche di aver strappato più volte i baffi al suo gatto.
La prova definitiva di questo disagio mentre provava una canzone per il film Charlie insieme alla sua agente.
Judith iniziò a piangere in modo isterico, senza riuscire a dire una parola.
La Hansen disse a Maria che doveva portare Judith da uno psicologo.
Lo specialista riconobbe subito i segni di abusi fisici ed emotivi e immediatamente contattò i servizi sociali che aprirono un'indagine.
Ciò che emerse fu aberrante.
Joszef era un alcolista cronico, violento, regolarmente abusava della moglie e della figlia.
Costringeva Judith a prendere ormoni della crescita, la bimba era di statura bassa e non veniva mai scelta interpretare ruoli della sua età ma sempre bimbe più piccole, e questo infastidiva Joszef che vedeva solo i mancati guadagni.
Dall'altra parte però non sopportava il fatto che moglie e figlia passassero molto tempo fuori città per il lavoro di Judith.
Col tempo diventava sempre più geloso, paranoico, spesso riferiva alla moglie che avrebbe ucciso lei e la figlia.
Una volta, racconta un amico, rifiutò di raggiungerle mentre erano in trasferta e addirittura minacciò la figlia ricordandole di una precedente minaccia fattale quando stava girando Lo squalo, "Se non torni a casa vengo a cercarti e ti taglio la gola".
Fu anche fermato in stato di ebbrezza tre volte ma mai arrestato.
La moglie andò dalla polizia a denunciare la situazione, ma non essendoci un riscontro di violenze fisiche non si poté procedere.
Dopo questo episodio Joszef non bevve più ma continuò a minacciare moglie e figlia di ucciderle, di bruciare la casa.
In molti episodi di rabbia colpì Judith con padelle e pentole.
Gli abusi erano anche di tipo psicologico.
Un vicino di casa riferì che un giorno vide la famiglia in giardino, a Judith fu regalato un aquilone, Josfez glielo strappò dalle mani.
La bimba si mise a piangere per paura che il papà le rompesse il giocattolo, e infatti Josfez la prese in giro, chiamandola "ragazzina viziata", e distrusse l'aquilone.
Judith si confidò con amici di famiglia raccontando di quanti fosse terrorizzata all'idea di tornare a casa, di come il papà spesso minacciasse lei e la mamma.
Incredibilmente l'indagine dei servizi sociali si chiuse semplicemente con la promessa di Maria di lasciare il marito violento e di iniziare una terapia con sua figlia in un'altra città.
Nonostante assistenti sociali e amici insistessero affinché si separasse subito Maria tergiversava, ritardando la sua decisione. 
Un vicino le offrì ospitalità ma lei rifiutò.
Maria trovava sempre una scusa per evitare la separazione, ad esempio disse che avrebbe lasciato il marito dopo giugno per non rovinare il compleanno a Judith. 
La verità era che Maria non voleva perdere la casa e tutti i beni accumulati in quegli anni grazie al lavoro di Judith, e così decise di restare.
Maria e Joszef diventarono dei separati in casa, i rapporti tra i coniugi si fecero gelidi, Josfez non riuscì mai a farsi perdonare.
L'uomo continuò a covare la sua paranoia, la sua rabbia.
Era così terrorizzato dall'idea di rimanere senza la sua famiglia da nascondere alla moglie la notizia che un suo parente in Ungheria era morto, così da evitare che Maria partisse per andare al funerale, lasciandolo solo.
Nel frattempo Judith aveva doppiato il personaggio di Anne Marie nel nuovo film di Don Bluth Charlie anche i cani vanno in Paradiso.
Quattro mesi dopo la fine della lavorazione si consumò la tragedia.
Josfez capì di essere un uomo sull'orlo del baratro, un fallimento, e decise di farla finita.
Ma come tutte le persone narcisiste credeva che senza di lui la sua famiglia non avesse ragione di esistere.
Una dinamica che purtroppo conosciamo fin troppo bene.
Il 25 luglio 1988 Judith avrebbe dovuto fare un provino presso gli studi di Hanna e Barbera, ma non si presentò.
I produttori contattarono Ruth Hansen che disse di aver ricevuto una telefonata da Joszef in cui riferiva che Judith e Maria erano salite su una macchina lussuosa e stavano andando a San Diego.
Ma la realtà era purtroppo diversa.
Il 25 luglio Josfez aspettò che Judith andasse a dormire, poi entrò nella sua stanza e le sparò in testa.
Uscì dalla stanza, raggiunse Maria e le sparò.
Per i due giorni successivi rimase chiuso in casa, camminando per le stanze senza fare nulla. Telefonò a Ruth Hansen e le disse che se ne sarebbe andato lasciando la famiglia, ma che prima doveva dire addio a sua figlia.
Poi prese della benzina, la versò sui corpi di Judith e Maria e diede loro fuoco.
Spente le fiamme Josfez andò in garage e si sparò alla testa.
Un vicino che annaffiava il prato sentì lo sparo e avvertì la polizia che scoprì i corpi di vittime e carnefice.
La notizia sconvolse il pubblico che ricordava questa piccola attrice di talento che aveva partecipato a tante serie di successo, e non potè non notare una drammatica analogia: in un episodio della miniserie Fatal vision Judith aveva interpretato una bambina che viene assassinata dal padre.
Un aneddoto che da poco è stato ricordato da Don Bluth riguarda la reazione di Burt Reynolds, che nella versione originale dà la voce al cane Charlie, alla morte della piccola collega.
Burt Reynolds dovette girare l'ultima scena del film, quella del commiato tra Charlie e Anne Marie, più di 50 volte.
Le battute della bambina erano state registrate poco prima che Judith morisse, e nel sentire la sua voce Reynolds non poteva fare a meno di commuoversi e scoppiare a piangere, l'emozione che traspare nella sua interpretazione è reale.
Quella di Judith Barsi è una tragedia annunciata, a cui in molto hanno assistito senza fare nulla.
Nelle interviste ad amici e colleghi infatti la frase ricorrente era sempre "forse avrei potuto fare qualcosa".
Uno scrupolo che purtroppo è arrivato troppo tardi.


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