Al cinema tutto può essere reale.
Anche la storia più incredibile prende forma davanti ai nostri occhi.
Ma a volta la storia più incredibile non è sullo schermo, ma dietro le quinte.
Nel 1973 esce nelle sale cinematografiche “L’esorcista”, film del regista statunitense William Friedkin, tratto dal bestseller di William Peter Blatty.
La trama è nota.
Un’attrice di successo (Ellen Burstyn) nota dei preoccupanti cambiamenti nel comportamento della figlia dodicenne Regan (Linda Blair).
Se all’inizio dà la colpa al suo burrascoso divorzio e agli sbalzi ormonali tipici dell’età la donna comincia piano piano a capire che in realtà la figlia è afflitta da un male più oscuro.
Dopo una serie di esami medici inconcludenti la situazione degenera e la donna decide di rivolgersi a padre Karras (Jason Miller), sacerdote laureato in psichiatria molto scettico sull’argomento e in crisi mistica che alla fine si convince della necessità di praticare un esorcismo sulla ragazzina.
Karras chiede aiuto a un esorcista più esperto, padre Merrin (Max von Sydow), il quale mesi prima aveva incontrato un demone antico, Pazuzu, durante uno scavo archeologico in Iraq. I due si rendono conto che è proprio questo demone a possedere Regan, e ingaggiano un duello all’ultimo sangue con Pazuzu.
La pellicola ebbe un successo mondiale, venne anche candidata agli Oscar vincendone due.
Ecco alcune curiosità, Friedkin considerò Audrey Hepburn per il ruolo di Chris mcNeil, ma l'attrice avrebbe accettato solo se il film fosse stato girato a Roma, dato che lei viveva nella nostra capitale da anni e non voleva spostarsi. Jane Fonda rifiutò il ruolo perché riteneva il film "capitalist shit".
Vennero contattate anche Debbie Reynolds e la figlia, all'epoca adolescente, Carrie Fisher.
Paul Newman era interessato a interpretare padre Karras, ma Friedkin per il ruolo non voleva una star del cinema, aveva però considerato Roy Schneider.
La scelta cadde su Miller anche perché aveva studiato dai gesuiti, e per prepararsi al ruolo si traferì per tre mesi in un istituto gesuita.
Ne valse la pena visto che venne nominato agli Oscar.
Gli studios volevano Marlon Brando per interpretare padre Merrin, ma Friedkin disse che non voleva che il film diventasse il Classic film Brando centrico, e spinse per avere Max von Sydow.
Jamie Lee Curtis disse di essere stata considerata per il ruolo di Regan e che sua madre rifiutò l'offerta, aneddoto sempre negato da Friedkin.
Tra tutte le giovani attrici accorse per interpretare Regan mcNeil la spuntò Linda Blair, durante il provino Friedkin le fece recitare un testo pieno di oscenità, e la ragazzilo fece senza scomporsi.
La scena in cui Regan si pugnala all'inguine col crocifisso non è stata girata da Linda Blair ma dalla sua controfigura maggiorenne, quest'ultima era anche colei che, posizionata dietro Linda, vomita verde addosso agli esorcisti.
La voce di Regan posseduta da Pazuzu è, nella versione originale, di Mercedes McCambridge, in quella italiana dell'attrice Laura Betti.
La madre di padre Karras fu interpretata da Vasiliki Maliaros, che non era un'attrice professionista, recitava nei teatri in lingua greca e faceva la cameriera, fu scelta perché a Friedkin ricordava sua madre.
Il regista portava con sé sul set una pistola e sparava senza preavviso per spaventare gli attori e filmarne le reazioni.
Miller si lamentò più volte: "Gli dissi di non farlo mai più. Sono un attore, se vuoi che mi spaventi dimmelo, te lo recito!"
L'unica attrice che Friedkin avvisava in anticipo degli spari era Linda Blair.
Il film sbanca al botteghino nonostante e anche grazie alle numerose segnalazioni di spettatori colti da svenimento, conati di vomito, crisi epilettiche.
In molti cinema durante le proiezioni venne garantita la presenza di un medico in sala.
Nonostante la censura e le critiche ne furono girati due sequel: L'esorcista II - L'eretico del 1977 e L'esorcista III del 1990.
Nel 2000 Friedkin portò nuovamente il film nelle sale con una versione integrale non tagliata della pellicola con circa undici minuti di scene inedite.
Nel 2016 la Fox ha prodotto una bellissima serie tv sequel ispirata al film.
L’impatto del film è innegabile, non solo in ambito cinematografico ma anche culturale.
L’esorcista è uno dei film horror più conosciuti e citati in altre pellicole di qualsiasi genere, basta pensare alla sua parodia più celebre, Riposseduta (Repossessed) del 1990, che vede proprio Linda Blair riprendere il ruolo di Regan McNeill accanto a un esilarante Leslie Nielsen nei panni di un esorcista sui generis che deve nuovamente esorcizzare la protagonista del film, ormai adulta.
Se si parla di esorcismi inevitabilmente si pensa a questo film.
Levitazione, vomito verde, teste che ruotano di 360°.
Elementi che fanno sorridere ma che allo stesso tempo incutono una sorta di timore inconscio e sono ormai parte dell’immaginario collettivo sull’esorcismo.
Nel 2016 Friedkin tornerà a parlare di esorcisti questa volta girando per Netflix un documentario intitolato “Il diavolo e padre Amorth” (The evil and father Amorth)in cui il regista intervista il famoso esorcista italiano e lo filma mentre celebra un vero esorcismo, che si rivela essere molto diverso da quello da lui rappresentato nel film cult.
In questa pellicola inoltre vengono intervistati anche alcuni medici, neurologi e psichiatri, nel tentativo di aprire un dibattito sulla possibilità di dare una spiegazione scientifica e neurologica alla possessione diabolica. Il regista non ci fa mancare un colpo di scena finale, in pieno stile cinema horror.
L’esorcista diventa col tempo famoso non solo per la peculiarità della pellicola, ma anche per gli eventi tragici ad essa collegati.
Già il romanzo di Blatty da cui è tratto il film ha un’origine particolare, è ispirato infatti a una storia vera.
Blatty venne a conoscenza di un caso reale di possessione diabolica avvenuto nel 1949 nel Maryland.
Roland Doe (nome fittizio utilizzato dalla stampa per tutelare il protagonista della vicenda) è un ragazzo di 14 anni.
Nato in una famiglia tedesca di fede luterana Roland è solito giocare insieme a una zia con una tavola ouija. Alla morte della zia il ragazzo continua da solo le sedute spiritiche, ed è a quel punto che in casa iniziano a verificarsi strani fenomeni paranormali: il letto del giovane trema, i mobili della sua stanza si spostano da soli, dalle pareti si sentono provenire rumori di unghie che graffiano i muri.
Il comportamento di Ronald cambia, il ragazzo diventa improvvisamente violento e volgare.
I genitori si rivolgono al loro pastore Luther Miles Schulze che sosterrà di aver assistito personalmente alla levitazione di alcuni oggetti in presenza di Roland.
Schulze si convince che Roland sia posseduto e invita la famiglia a contattare un prete cattolico affinché celebri un esorcismo.
I genitori del ragazzo si rivolgono a padre Edward Albert Hughes che dopo aver visitato Roland dichiara che è posseduto da un’entità.
Ottenuto il via libera dall'arcidiocesi nelle settimane successive nove sacerdoti gesuiti si alternarono nel celebrare un esorcismo sul ragazzo, si parla di addirittura 30 esorcismi necessari per scacciare il demone dal corpo di Roland.
Questa vicenda è stata ovviamente molto dibattuta, in quanto pare che sul ragazzo non fossero stati effettuati esami medici, necessari prima di poter procedere con un esorcismo per escludere eventuali patologie. Inoltre molti giornalisti anni dopo si misero in contatto con familiari e amici di Roland, i quali dissero che il ragazzo era solito organizzare scherzi ai danni dei genitori e compagni di scuola.
Nacque quindi la teoria che probabilmente Roland aveva voluto solo prendersi gioco dei genitori e ottenere da loro attenzioni fingendo una possessione.
Vera o no, la storia di Roland divenne quella di Regan McNeil, e fu improvvisamente reale grazie alla magia del cinema.
Magia nera, forse, qualcuno sussurra.
Attorno alla pellicola aleggia infatti un’aura scura di cattiva sorte.
Si parla addirittura di pellicola maledetta.
Numerosi furono gli incidenti capitati alle persone coinvolte nelle riprese.
Un corto circuito provocò un incendio che distrusse gli interni della casa dei protagonisti, incredibilmente si salvò dalle fiamme solo la camera da letto di Regan dove sarà girata la celebre scena dell’esorcismo.
Durante le riprese morirono nove persone legate al cast e alla produzione: il fratello di Max von Sydow, la nonna di Linda Blair, il figlio neonato di un tecnico.
Mosì anche un addetto alla refrigerazione del set.
L’attore Jack MacGowran morì a causa delle conseguenze di una brutta infezione poco prima che L'esorcista uscisse nelle sale. Nel film il suo personaggio viene ucciso brutalmente da Regan.
Jordan Miller, figlio dell’attore che interpreta padre Karras, ebbe un incidente di moto mentre si recava a trovare il padre sul set.
Ellen Burstyn ebbe un incidente sul set e riportò danni permanenti alla colonna vertebrale.
Anche Linda Blair ebbe problemi alla schiena dopo aver girato la scena dell’esorcismo.
A un certo punto fu chiesto a un prete gesuita, Thomas King, di benedire il set.
L’Italia è protagonista di una strana leggenda secondo cui a Roma una croce alta due metri cadde dal tetto di una chiesa dopo essere stata colpita da un fulmine. La chiesa in questione si trova vicino al cinema Metropolitan che quella sera stava proiettando il film.
Leggende metropolitane, superstizioni, intenzione di farsi pubblicità.
Forse la maledizione de L’esorcista è solo questo.
Oppure c’era davvero un’entità oscura ad aggirarsi sul set.
Più umana di quanto possiamo immaginare.
Nel cast de L'esorcista c’è un giovane attore, Paul Bateson, interpreta il radiologo che visita Regan in ospedale.
Un ruolo marginale, una comparsata.
Il suo nome diventerà famoso quando verrà arrestato nel 1979 con l'accusa di aver ucciso un giornalista, Addison Verrill, e sospettato per la morte di diversi uomini omosessuali.
Paul Bateson, classe 1940, nacque e crebbe in Pennsylvania. Dopo anni di servizio militare in Germania si trasferì a New York.
Qui si fidanza con un musicista gay, la relazione burrascosa lo trascina nell’alcolismo, alla vita sregolata si aggiunge anche il dolore per la morte della mamma e del fratello per suicidio.
Bateson si iscrive all’università per diventare tecnico di laboratorio di radiologia neurologica e cominciò a lavorare in ospedale, al NYUMC, il New York University Medical Center.
Qui Bateson incontra William Friedkin, che sta facendo ricerche per la sceneggiatura de L’esorcista.
Il dott. Barton Lane, primario del reparto, invitò il regista ad assistere a una angiografia cerebrale.
Questo esame prevede che venga inserita una canula nel collo del paziente, e Friedkin rimase così impressionato da volerlo inserire nel film e chiese che fossero dei veri professionisti del settore a ripetere quell’esame sul set, così Bateson, che era stato presente alla dimostrazione, venne assunto come comparsa.
In una scena del film vediamo Bateson nel ruolo del radiologo che rassicura mentre Regan viene portata nella stanza, la aiuta a distendersi, la attacca al macchinario.
Questa scena è considerata tra le più disturbanti per il pubblico per il tipo di intervento, la cospicua presenza di sangue e per il suo incredibile realismo.
Quando uscì il film l'alcolismo di Bateson peggiorò, tanto che nel 1975 viene licenziato dal NYUMC.
Bateson si arrabatta tra mille lavori, tra cui quello di venditore di biglietti di cinema a luci rosse.
Qui comincia a socializzare con altri omosessuali con il suo stesso problema di alcolismo, cerca aiuto in loro, ha bisogno di un fidanzato che si prenda cura di lui e lo aiuti a disintossicarsi, magari un percorso da fare insieme. Inizia ad andare gli incontri degli Alcolisti anonimi, ma senza successo.
Inzia a frequentare locali gay appartenenti alla leather subculture, ovvero una nicchia della comunità gay dedita alle pratiche sadomaso e feticiste. Bateson inizia a identificarsi con questa cultura suburbana, e il suo alcolismo peggiora notevolmente.
In questo contesto Bateson conosce il giornalista Addison Verrill, che scrive di cinema e spettacolo per Variety.
Il reporter venne trovato morto nel suo appartamento nel 1977, picchiato e accoltellato.
L’assassino aveva anche cercato di strangolare la sua vittima.
Sul caso interviene un amico giornalista di Verrill, l’attivista per i diritti dei gay Arthur Bell.
In una serie di articoli Bell mette in luce un problema che sta dilaniando la comunità gay di New York, ovvero i crimini contro gli omosessuali che avvenivano ogni anno nel Village, e di come questi non fossero seguiti adeguatamente dalla polizia o riportati dai media.
Bell incitò i possibili testimoni del delitto a farsi avanti.
E Bateson decise di rispondergli.
Chiamò Bell affermando di essere l'assassino, ma lo fece unicamente per correggere Bell che aveva definito il killer come uno psicopatico.
"Mi piace come scrivi, ma non sono uno psicopatico", disse Bateson.
Si definì semplicemente un uomo gay con problemi di alcolismo e un gran bisogno di soldi.
Raccontò di essere andato in un bar una mattina presto e lì aveva incontrato Verrill con cui aveva bevuto birra e sniffato cocaina.
Scoperto che il suo accompagnatore era un giornalista famoso aveva deciso di seguirlo a casa sua.
Qui i due avevano consumato un rapporto sessuale dopo il quale Bateson aveva ucciso Verrill perchè si era reso conto che per il giornalista si trattava solo di una storia di una notte.
Prima di andarsene aveva derubato la sua vittima e poi si era recato nel bar più vicino per ubriacarsi di nuovo.
Bateson rivelò dei dettagli sulla sua persona come il lavoro del padre e la sua permanenza in Germania.
Inoltre disse di aver usato il grasso alimentare Crisco come lubrificante durante il rapporto, dettaglio che la polizia non aveva rivelato ai media, e che quindi solo l’assassino poteva conoscere.
La polizia mise sotto controllo il telefono di Bell.
Ma a chiamare questa volta fu un certo Mitch, che indicò Bateson come il killer.
Lo aveva conosciuto all’ospedale, disse che Bateson era un tecnico radiologico che era stato licenziato e che gli aveva confessato il delitto.
Bateson venne arrestato, quando gli agenti gli chiesero se sapesse perchè lo stavano portando in centrale egli gli mostrò una copia del Village Voice con l’articolo di Bell sull’omicidio Verrill.
Bateson confessò l’omicidio e venne condannato a vent’anni di prigione per omicidio di secondo grado.
Almeno in carcere riuscì a rimanere sobrio, cosa di cui fu molto felice.
Venne rilasciato nel 2008, e da allora si sono perse le sue tracce. Si suppone sia morto in quanto in Pennsylvania un suo omonimo, nato il suo stesso giorno e con il suo numero di previdenza sociale, risulta deceduto nel 2012.
L’aura oscura di Bateson però è ancora legata a una serie di omicidi irrisolti che colpirono la comunità omosessuale di New York, i cosiddetti “bag murders”.
Tra il 1975 e il 1977 nel fiume Hudson sono stati trovati i cadaveri di sei uomini, mai identificati, smembrati e buttati dentro dei sacchi della spazzatura.
La polizia sostenne che le vittime fossero membri della comunità LGTB che frequentavano i locali per omosessuali del Village.
Analizzando gli indumenti delle vittime la polizia giunse alla conclusione cne che queste fossero assidui ospiti dei locali della leather subculture.
I sacchi che contenevano i corpi avevano una codice, erano quelli usati dal dipartimento neuropsichiatria del New York University Medical Center.
Era inoltre evidente che chi aveva smembrato i corpi avesse conoscenze chirurgiche.
Data la natura del crimine che aveva commesso, i contatti con la cultura suburbana e le capacità mediche sviluppate proprio alla NYUMC Bateson divenne un sospettato per i bag murders.
Ci fu addirittura un testimone, Richard Ryan, che durante il processo dichiarò che Bateson gli aveva confessato non solo gli omicidi di altri tre uomini gay, accoltellati dopo un incontro sessuale nei loro appartamenti, ma anche gli omicidi dei sei uomini trovati nel fiume Hudson.
Qui entra in gioco nuovamente William Friedkin che leggendo i giornali riconosce Bateson come comparsa nel suo film e soprattutto per la sua visita al NYUMC per le riprese de L'esorcista.
Friedkin ottenne il permesso di visitare e intervistare Bateson a Rikers prima della fine del processo.
Il regista descrive Bateson come un bel ragazzo che amava indossare l’orecchino e bracciali borchiati.
Friedkin dirà che Bateson aveva tranquillamente ammesso di avere ucciso Verrill.
Bateson rivelò al regista che il pubblico ministero gli aveva promesso delle attenuanti se avesse confessato di essere il serial killer dei bag murders, ma che non sapeva se accettare l’offerta in quanto si dichiarava innocente rispetto a queste ulteriori accuse.
Per esse, successivamente, Bateson non sarà condannato in quanto non c’erano evidenti prove a suo carico.
L’aura oscura di Bateson non trova pace neanche a processo terminato, in quanto Friedkin rivelerà nel 2012, durante uno dei podcast del programma "It Happened in Hollywood", che Bateson gli aveva confidato di aver smembrato il corpo di Verrill e gettato i pezzi del cadavere in dei sacchi nel fiume, e che questo era l'unico omicidio che si ricordava.
Ma Verrill non era stato smembrato, era stato pugnalato nel suo appartamento.
Questo errore sul modus operandi di Bateson è stato un momento di confusione del killer, oppure potrebbe essere stato intenzionale da parte del regista?
C’è chi pensa di sì, perchè anni dopo, nel 1980, Friedkin si ispirò a Bateman quando diresse il film Cruising, con Al Pacino, la storia di un agente di polizia che si infiltra nella comunità gay di New York per catturare un serial killer i cui crimini ricordano molto i bag murders.
Il film fu aspramente criticato dalla comunità LGTB e in particolare dall'attivista Arthur Bell, di cui abbiamo parlato prima, in quanto il film mostra un’immagine stereotipata e negativa delle persone omosessuali.
La maledizione de L'Esorcista sembra aver intaccato anche questa pellicola.
Infatti poco dopo l’uscita del film Ronald K. Crumpley, un ex ufficiale di polizia di New York, entrò in uno dei bar in cui erano state girate delle scene del film armato di mitraglietta e sparò sulla folla uccidendo due uomini, al grido di “Maledetti froci, rovinano sempre tutto!”.
Come dicevo all'inizio le storie più incredibili non si consumano al cinema.
La realtà supera qualunque sceneggiatura.
Anche quando è quella di un film dell'orrore.
In questo caso l'uomo riesce a fare molto più scalpore del diavolo.
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