lunedì 21 dicembre 2020

Yule, luce dell'inverno.


Yule è il sabba del solstizio d'inverno, che cade tra il 21 e il 22 dicembre. 
Il suo nome nelle lingue germaniche e nordiche (Jòl ma anche Hjol) significa "ruota", infatti a Yule la ruota delle stagioni ricomincia la sua risalita. L'anno vecchio muore, così come il sole, il quale però allo stesso tempo in questa giornata ritrova la sua forza, un poco alla volta, e inizia la sua rinascita. 
Si celebra la morte del Re Agrifiglio in favore del Re Quercia, le due divinità si sfidano ciclicamente dandosi il cambio durante l'anno nel vegliare sul mondo e sugli uomini.
Il Re Quercia è la luce che sconfigge il Re Agrifoglio e assicura la rinascita della terra fino al solstizio d’estate.
Viceversa il Re Agrifoglio avrà la meglio sul Re Quercia al solstizio d’estate per garantire il ritorno dell'oscurità, che in questo caso è ristoro e crescita, fino al solstizio d’inverno.
Entrambi i re sono indispensabili e necessari, essi garantiscono l'equilibrio perfetto che permette alla natura di vivere, morire, e rinascere.
Yule, il giorno più breve, la notte più lunga.
Madre natura partorisce un sole giovane, ancora debole ma che acquista forza e splendore col passare del tempo. È un richiamo al ritorno alla luce, alla rinascita.
Infatti a Yule la natura si veste di bianco e di freddo, riposa, in attesa.
Non è debolezza, né paura, è un fermarsi necessario.
Questo periodo di celebrazioni era dedicato alla riflessione, al ritrovare nuove energie aspettando una nuova primavera.
Yule, come ogni festività vissuta con devozione, è ricco di simboli e tradizioni.
Simbolo indiscusso di Yule è la vegetazione sempreverde, i pagani addobbavano le loro case con abeti, agrifogli, vischio, piante che anche in inverno sopravvivono, nonostante la natura attorno a loro si addormenti. 
Gli abeti e i pini erano gli alberi benedetti di questo solstizio, i loro rami venivano portati nelle case e addobbati, usati sugli altari, a simboleggiare la vita che resiste al freddo e all’oscurità dell’inverno.
Durante le processioni e i rituali per celebrare Yule i popoli germanici erano soliti suonare strumenti dal suono argenteo e cristallino come richiamo per gli spiriti durante i riti del solstizio, per garantirsi protezione, fortuna e prosperità. 
Sugli altari venivano infatti lasciati doni e offerte, in cambio di benevolenza. 
Durante il solstizio si tagliavano dei ceppi di sempreverde, che venivano fatti ardere nei falò e nei camini.
I resti di questo legno venivano poi conservati come portafortuna per il nuovo anno, si credeva infatti che le sue ceneri avessi proprietà magiche e terapeutiche.
Nelle terre scandinave i bambini costruivano la Yule Goat, detta anche capra di Thor.
Il suo nome varia a seconda del Paese, Julbock (Svezia), Julebukk (Norvegia), o Joulupuuki (Finlandia).
La capra è connessa alla venerazione del Dio nordico Thor, che viaggiava sul suo carro trainato da due capre, Tanngrisnir and Tanngnjóstr, attraverso il cielo.
La capra di Yule è collegata anche alla leggenda di un uomo misterioso, primitivo, vestito di pelli e con corna sul cappello, che portava i dolcetti ai bambini buoni.
In questo periodo le case venivano addobbate con queste bellissime caprette di paglia e vimini, di solito abbellite da nastrini colorati e campanelli.
In origine la capra veniva fatta con il grano dell’ultimo raccolto, il quale si diceva avesse grandi proprietà magiche. 
I simboli e le tradizioni popolari del solstizio rivivono tutt'oggi durante il periodo natalizio.
La simbologia laica del Natale è indubbiamente ispirata dalle usanze di Yule.
L'albero di Natale, il bacio sotto al vischio, il tronchetto, le rassicuranti lucine che colorano le nostre case e le strade, sono tutti retaggi culturalmente riadattati delle celebrazioni pagane di Yule.
Guardando invece al Natale cristiano notiamo come anche nel caso di questa festività pagana i missionari giunti nelle terre germaniche e scandinave abbiano saputo intrecciare le usanze antiche con la nuova religione cristiana che stavano diffondendo, per rendere più semplice la conversione dei popoli autoctoni.
Il giovane sole che nasce, i re che si avvicendano durante i solstizi vennero presi come spunto per narrare la storia della nascita di Gesù, colui che avrebbe scalzato ogni altro regnante.
Anche il concetto di rinascita ciclica fu molto utile per spiegare la morte e la resurrezione di Cristo.
Ma questa mescolanza non fu a senso unico.
Yule, così come i Saturnali, hanno influenzato di rimando le celebrazioni cristiane, tanto da fare spostare la data della nascita di Gesù al 25 dicembre.
Ma di questo parleremo più avanti.



















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