Le donne legate alla tradizione religiosa sono spesso un tesoro nascosto di cui la teologia ufficiale parla raramente, o in modo superficiale, spesso in favore dei loro "colleghi" maschi, non evidenziando il vero ruolo che sono chiamate a ricoprire.
Lo abbiamo visto con Maria di Nazareth nel mio post precedente, e anche
Lucia da Siracusa ne è un fulgido esempio.
Il 13 dicembre le chiese cristiane ricordano questa santa, martirizzata durante il regno di Diocleziano.
La sua agiografia è nota: nata in una ricca famiglia siciliana scelse di consacrare la sua vita a Cristo, e di donare ogni suo avere ai più poveri. Venne denunciata come cristiana da un pretendente rifiutato, e condotta in tribunale, dove nonostante le minacce e le torture rifiutò di rinnegare la sua fede. Fu decapitata nel 304 dC.
La leggenda popolare tramanda che le furono strappati gli occhi, infatti l'iconografia spesso la ritrae con un piattino su cui poggiano i suoi bulbi oculari, ma è probabile che si tratti di un'interpretazione errata legata alla sua simbologia.
Il 13 dicembre (ma in alcune zone arriva già il 12) Santa Lucia porta dolci e regali ai bambini.
È comune nelle case lasciare la sera un piattino con sale e farina per la santa e il suo asinello.
Ma il ruolo di Lucia non si può e non si deve ridurre a questo.
Da adulta, quando la conoscenza si fa strada nello stupore infantile, ho pensato a lungo a lei, a questa santa che mi porta i dolcetti fin da quando ero bambina.
Questa figura femminile, che viene relegata in una nicchia del periodo natalizio, è in realtà molto più importante di quanto sembri.
È una donna amata e celebrata dal Grande Nord alla Sicilia.
Questo perché la sua figura, che ora ha connotati dettati dalla cristianità, trova le sue origini nelle tradizioni del solstizio invernale.
Lucia è Lussi, colei che nella tradizione nordica illumina le notti fredde e oscure di Yule, è madre e regina degli spiriti, che la seguono in processione.
In lei rivediamo, Diana, Freya, Cerere. Perché tutti è collegato, ogni figura nasce, muore e rivive nelle sue sorelle di altre tradizioni.
Lussi vigilava sui preparativi della celebrazione del solstizio, controllava che ogni famiglia potesse accendere i fuochi e che se ne ricordasse in tempo.
Lo faceva a volte anche combattendo gli spiriti malvagi, pronta a sacrificare se stessa per un bene più alto, la sicurezza di coloro che celebravano il Grande Inverno.
Una vera portatrice di luce.
Anche Lucia nella tradizione cristiana riceve questo epiteto in quanto guida delle anime nei periodi più oscuri.
Quando i missionari arrivarono in Scandinavia, intorno all'anno 1000, notarono subito l'affetto e il rispetto per questa figura, che operava proprio nei giorni in cui il calendario cristiano ricordava santa Lucia, e aveva con lei una simbologia comune.
Come era accaduto per altre celebrazioni i cristiani integrarono l'agiografia della santa, ancora molto abbozzata, con le peculiarità della signora dell'Inverno scandinava.
Per questo tutt'oggi la celebrazione del 13 dicembre nel Grande Nord vede queste due figure accostate, quasi sovrapposte.
Prima della Santa c’è la Signora del solstizio, prima della dea c'è sempre una donna. Una donna che è soggetto della sua storia.
Ci porta in dono la luce, la conoscenza, il coraggio.
Lucia, Lussi, vestita di bianco, con la sua corona di candele è la luce della vita contro l’oscurità più buia, è il coraggio di sacrificare ogni cosa per ciò in cui crediamo, in nome di qualcosa più grande di noi.
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