venerdì 15 marzo 2024

Unsee Unheard Unknown: l'incredibile storia della setta australiana The Family



Immaginate che una donna venga da voi, e che vi dica che Gesù si è reincarnato in una donna australiana perché “se fosse tornato come uomo con la barba avrebbe potuto essere riconosciuto e perseguitato ancora una volta”.
Quale sarebbe la vostra reazione?
A freddo direste “Io non cadrei mai in questo tranello!”
E invece molti ci hanno creduto, e hanno seguito questa donna e si sono uniti alla sua setta.
Parliamo di Anne Hamilton-Byrne e della setta australiana nota come The Family. 
Anne nasce nel 1921 nei pressi della città di Victoria, in Australia, il suo vero nome è Evelyn Grace Victoria Edwards. Figlia di una ragazza madre con problemi psichiatrici spesso ricoverata in manicomio, crescerà senza famiglia in diversi orfanotrofi.
Anne era una persona poco istruita, ma era bellissima e carismatica. 

Inizia a dare lezioni di yoga nella periferia di Melbourne e crea un circolo di persone che da subito si legano a lei, ispirate dal suo magnetismo. Nelle sue lezioni Anne parlava anche molto di misticismo orientale, e diventa per i suoi allievi anche una persona fidata, con cui parlare dei propri problemi e trovare conforto.
Anne sa sempre come rispondere, come rincuorare e consigliare.
Nel 1961 conosce il dottor Raynor Johnson, un fisico e parapsicologo originario dell’Inghilterra che lavorava al Queens College di Melbourne in cui svolgeva ricerche sulle alterazioni della psiche.
Johnson aveva pubblicato diversi studi sul misticismo e sulla parapsicologia, era quindi la persona che Anne stava cercando per mettere in piedi il suo progetto.
L’incontro è fruttuoso, Anne convince il dottore delle sue capacità medianiche, Raynor intravede un’opportunità. 
Da allora i due si incontrano spesso, e la natura dei loro incontri diventa di tipo religioso. 
Raynor si licenzia il suo lavoro e insieme a sua moglie Mary nel 1964 comprano una proprietà a Ferny Creek, acquisto voluto da Anne.
La tenuta viene chiamata Santiniketan, comprendeva anche una cappella per 120 persone.
Così viene fondata la sua setta religiosa “The family“, una congregazione che opererà sul territorio australiano per quasi 30 anni.
The family, La famiglia, ufficialmente viene nominata Associazione Parco Santiniketan o Grande Fratellanza Bianca, Anne dirige la setta insieme al marito Bill, da cui prende il cognome Hamilton-Byrne, il dottor Raynor Johnson e la di lui moglie.
Johnson era ben inserito nell’alta società australiana, e riuscì a convincere molte persone altolocate tra cui avvocati, dottori, politici a unirsi alla setta insieme alle loro famiglie.
Anne invece continuava a reclutare persone durante le sue lezioni di yoga, che ormai erano diventate delle vere sedute di psicoterapia.
La dottrina della Famiglia era un'accozzaglia di cristianesimo, buddismo, induismo, ritorno del Messia sulla terra ma anche la certezza di future invasioni aliene.
L’Herald Sun ha acquistato un diario segreto di 47 pagine, scoperto 30 anni che la setta aveva cessato di esistere, in cui erano appuntate le varie strategie usate da Anne per irretire i suoi seguaci.
Il diario era stato scritto da Raynor Johnson, e tenuto nascosto in una cassetta di sicurezza.
Le tecniche usate sono quelle tipiche delle sette, ovvero puntare tutto sulle paure della comunità e far credere che la Famiglia sia l'unico porto sicuro, colmo di amore, in cui trovare rifugio e comprensione.
Ai seguaci veniva detto che qualcuno stava per invadere il mondo, per purificarlo, ma con la Famiglia loro sarebbero stati al sicuro.
Il piano di Dio era imperscrutabile e incontestabile, per cui ogni sofferenza, anche quella dei bambini, non andava soccorsa.
Anne disse ai suoi adepti di essere morta per qualche minuto e di essere risorta, come Gesù.
Infatti secondo la dottrina della Famiglia Gesù, Budda, E Krishna erano delle creature venute sulla Terra per aiutare l'umanità, Anne si collocava come un loro diretto successore, incaricata dello stesso scopo, aiutare gli uomini nel loro cammino.
Ovviamente i suoi più diretti collaboratori come il marito e il dottor Johnson erano la reincarnazione dei 12 apostoli.
Non visti, non sentiti, non conosciuti", questo era il mantra della Famiglia, che predicava ai suoi membri un assoluto riserbo sulle sue attività, perché il mondo era pieno di nemici e pericoli, e nessuno doveva sapere della loro esistenza, o avrebbero cercato di eliminarli.
Infatti la setta doveva essere pronta ad affrontare un vero e proprio olocausto che sarebbe avvenuto da lì a pochi anni, a cui loro sarebbero potuti sopravvivire solo grazie alla guida di Anne.
Parte integrante della dottrina della setta erano le sedute di "clearing". Anne, nelle sedute che ricordano molto quelle di auditing di Scientology, teneva le luci soffuse, si presentava indossando un vestito bianco e c’era del ghiaccio secco in una bacinella, il fumo che ne usciva creava un'atmosfera mistica. Una novella Gesù cristo.
In queste sedute avveniva una sorta di psicoterapia, in cui Anne faceva sviscerare ai suoi adepti ogni paura, ogni dolore, per poi purificarli (clear) e farli uscire nel mondo come liberati, e pronti ad affrontare ogni pericolo ed avversità.
Michael Stevenson-Helmer, un ex membro, ricorda quanto Anne fosse carismatica: “Illuminava la stanza, aveva questo potere, e tu ti sentivi investito da questa luce.”
Fran Parker, un’adepta della prima ora, racconta che Anne era in grado di farti fare qualunque cosa, da quanto era carismatica: “All’inizio lei mi esortava, ‘Sta arrivando il tuo bambino, sarà bellissimo!’”, e poi mi consegnò un neonato, dal nulla, io ero al settimo cielo. Ma poi la situazione è cambiata.”
Poco dopo Anne consigliò a Fran di divorziare, e la donna, nonostante non ne avesse motivo, lo fece.
Un altro adepto, David Whitaker, spiega come Anne fosse bravissima a manipolare le persone e far credere di avere poteri soprannaturali: “Ogni tanto ti guardava e ti diceva ‘Sì David, tu sai riconoscere il Signore, è tutto vero.’, e tu magari un attimo prima avevi pensato ‘Ma lei è davvero Gesù Cristo?’. Era davvero come se lei potesse leggermi nella mente.” 
Col tempo però questa strategia si rivela fallace, e molti membri, disillusi, iniziano a lasciare la setta.
Ma non era sempre facile farlo.
La paura giocava un ruolo fondamentale, ricorda Fran, perché “uno dei membri gestiva un ospedale psichiatrico. Anne diceva sempre che le sarebbe bastato chiedere a due psichiatri di ricoverare qualcuno e loro lo avrebbero fatto.”
E infatti tra i seguaci più devoti della prima ora spicca Marion Vilimek.
La donna era nel gruppo direttivo di Newhaven, una clinica psichiatrica di proprietà di un altro membro della setta tra la fine degli anni '60 e '70. Anche molti altri membri dello staff e medici erano adepti della Famiglia.
Il Newhaven Hospital era un ospedale psichiatrico privato, per cui senza la presenza di particolari controllo statali fu molto facile per Anne e Johnson mettere in atto il loro piano per arricchire la Famiglia.
La setta fa proseliti tra i malati psichiatrici, Marion e il personale li irretiscono, li convincono a intestare proprietà e soldi alla setta.
Ma non solo.
Nella clinica vennero anche condotti degli esperimenti sul controllo mentale.
Vennero selezionati alcuni pazienti dell'ospedale nel gruppo e gli venne somministrato LSD, anche alcuni operatori sanitari vennero drogati a loro insaputa da John Mackay e Howard Whitaker, due psichiatri membri della setta.
Negli anni in cui la setta operava nella clinica era comune l’uso di droghe allucinogene come l’LSD, ma anche la terapia elettroconvulsiva e le lobotomie per quei membri più difficili da manipolare o scettici.
Sotto la sapiente guida di Anne, la clinica di Newheaven diventa un terreno florido per la Famiglia, molti pazienti ormai avevano consegnato alla donna soldi, proprietà e familiari.
Ma non solo.
Marion convince le pazienti incinte a dare in adozione i propri figli, che diventavano così magicamente figli di Anne Hamilton-Byrne.
La fondatrice della setta dichiarava ai suoi seguaci che i bambini, 28 in tutto, di età diverse, erano biologicamente suoi. I bambini venivano vestiti uguali, di solito con una divisa blu e camicia bianca, a tutti venivano tagliati i capelli a caschetto e tinti di biondo platino.
Anne addirittura, a 50 anni, dichiarò di aver dato alla luce tre gemelli.
“Ho voluto che tutti loro si considerassero come fratelli e sorelle. Li ho amati tutti coi loro vestiti uguali, piccoli grembiuli e jeans e capelli lunghi e nastri. E’ stato bellissimo e tanto bello da vedere.” ha dichiarato Anne.
I bambini erano tenuti in isolamento e istruiti dai membri della setta a Kai Lama, una grande tenuta a Taylor Bay. 
Tutti erano convinti che Anne Hamilton-Byrne fosse la loro madre biologica, attorno a loro gravitano altre figure, alcuni adulti del gruppo noti a loro come "zie" e "zii".
Agli adepti della Famiglia questi fratelli e sorelle venivano mostrati come un meraviglioso gruppo di bambini benedetti e speciali, ma la realtà a Kai Lama era ben diversa.
Le testimonianze dei bambini, ormai adulti, sono agghiaccianti. 
Adam Lancaster ricorda: “Eravamo tutti uguali, tutti vestiti uguali, tutti biondi, a parte quelli che avevano i capelli rossi, non glieli tingevano perché Anne aveva i capelli ramati.”
Leanne Crease, una delle bambine adottate da Anne ricorda: “Ci facevano fare dei filmini, era tutto finto. Venivamo mostrati alla congregazione, fatti cantare davanti a tutti, sembrava una copia di Tutti insieme appassionatamente, quella era l’atmosfera. Eravamo una campagna di marketing." 

"Ci crescevano delle “zie” (aunties), loro si occupavano di noi, erano davvero crudeli, ci hanno fatto cose orribili.” 
Anouree Treena-Byrne riferisce: “Le zie…Ci affamavano, picchiavano…avevamo davvero paura gli uni per gli altri perché non sapevamo cosa sarebbe potuto accadere, erano imprevedibili.”
Anouree era la nipote biologica di Bill, il secondo marito di Anne, e fu ceduta dai genitori al nonno e ad Anne.
“A tutti quella casa dove vivevamo sembrava una villa meravigliosa, una casa per le vacanze, e invece era un orribile vivere lì.”
La routine in casa era molto rigida. Sveglia alle 5.30, poi meditazione hatha yoga, poi c’era l’home schooling, con gli zii e le zie come insegnanti.
“C’erano delle lavagne, scrivevano equazioni e operazioni di matematica, cose difficili, ma erano lì solo per quando venivano, a sorpresa, gli ispettori del ministero dell’istruzione.” ricorda Anouree “Gli facevano vedere i nostri falsi progressi, ma non hanno mai parlato con noi da soli, c’erano sempre le zie a controllare che non rivelassimo qualcosa.”
Le zie erano molto attente ad arginare le intrusioni esterne. 
Capitava che i vicini o escursionisti chiamassero la polizia perché avevano sentito delle urla sospette, ma le zie riuscivano a distrarre gli agenti con tè e dolcetti, mentre altri zii nascondevano i bambini, i quali, spaventati dai racconti di Anne sul mondo esterno e dalle punizioni, tacevano.
“Il mondo estraneo alla setta era dipinto come malvagio. Ci dicevano che la polizia ci avrebbe chiusi in sacchi neri e poi massacrati di botte.” spiega Sarah “Una volta non ci siamo nascosti in tempo, abbiamo recitato tutto il tempo per paura che ci portassero via. Ci chiedevano se eravamo nutriti bene, e noi per paura dicevamo di sì.”
Una volta alla fine degli anni ‘70 degli elettricisti fecero dei lavori di manutenzione a Kai Lama, dovettero andare e venire per due settimane: “Le zie ci dissero che potevamo parlare con loro se ci rivolgevano la parola, ma dovevamo sembrare ritardati, così da fare credere loro che la villa fosse una specie di scuola per bambini con disabilità. Ci dicevano che dovevamo camminare tutti storti, roteare gli occhi, dire cose senza senso.”
“Un bambino vuole bene ai suoi genitori, nonostante tutto.” dice Leanne “Anche se ti fanno del male, i genitori sono il tuo mondo, quindi volevamo proteggerli per non farci portare via da loro.”
Ben Shenton, un altro bambino, era stato addirittura regalato dalla madre alla congregazione quando aveva 18 mesi, Anne le aveva promesso che se si fosse unita al culto sarebbe guarita da una scoliosi invalidante che la costringeva spesso a letto per terribili dolori. E incredibilmente la donna, sei mesi dopo, camminava tranquillamente. 
Probabilmente la “guarigione” era merito delle sedute di “clearing”, la purificazione, in cui Anne somministrava LSD ai suoi adepti. La droga sanava ogni dolore, fisico o psicologico che fosse.
Ben della sua esperienza racconta: “C’era un libro di regole e punizioni approvato da Anne. Ad esempio ci costringevano a scrivere migliaia di parole per temprarci, venivamo sculacciati o buttati in acqua fino a quando non potevamo più respirare. Un’altra punizione era tenere le mani sulle candele accese.”
Le zie gestivano la disciplina nella casa, ed erano molto feroci: ”Ti prendevano a schiaffi per un nonnulla, ti affogavano quando non sapevi rispondere a una domanda, ti mettevano la testa dentro una bacinella piena d’acqua, ti tiravano fuori e ripetevano la domanda, e così per diverse volte.” testimonia Leanne.
Ben aggiunge: “Ricordo un bimbo con l’asma, lo mettevano fuori la notte, al freddo. Se facevi la pipì a letto ti facevano una doccia ghiacciata. C’era una bambina, non parlò prima dei 5 anni tanto era sconvolta da ciò che ci facevano.”
Il cibo era usato come strumento di controllo, i bambini venivano affamati per punizione o ricompensati con porzioni extra.
“Gli animali della fattoria mangiavano meglio di noi”, ricordano i bambini “Ogni tanto rubavamo il loro cibo, perchè avevamo fame.”
“Ho rubato della carne di maiale data ai cani, erano tipo avanzi di costolette.” dice Leanne.
I cani erano anche trattati con più rispetto dei bambini, sempre Leanne rammenta che quando uno dei cani Anne moriva uno dei bambini doveva cedere il suo letto, che veniva usato come altare funerario: “Stendevano un lenzuolo e ci adagiavano il cadavere del cane, che rimaneva lì 3 giorni, poi lo seppellivamo con una cerimonia.”
Le droghe come dicevamo giocavano un ruolo fondamentale nella gestione dei bambini.
I bambini venivano drogati con diversi psicofarmaci antipsicotici e benzodiazepine.
Le droghe li rendevano facili da manipolare e tranquilli, era più semplice per le zie gestirli.
“Ricordo molto Valium, al punto che parecchi di noi erano diventati sensibili alla luce. La luce solare era estremamente dolorosa.” riferisce Ben Sheldon “Poi, quando compivi 14 anni si passava all’LSD.“
Sì perchè a 14 anni i bambini potevano essere iniziati per essere membri adulti della Famiglia.
Erano costretti ad assumere dell'LSD e poi venivano lasciati da soli in una stanza buia con i loro deliri e allucinazioni, controllati saltuariamente da Anne e da alcuni psichiatri.
Sarah racconta della sua iniziazione: “Avevo 14 anni, mi hanno somministrato l’lsd, e poi per 12 ore non so che è successo, ho un vuoto, devo essere andata fuori di testa per le allucinazioni, e mi hanno dato altra droga perchè secondo loro non stava funzionando.” 
Sulla realtà della leadership della setta Sarah, se da un lato descrive Anne come una donna carismatica e furba, dall’altro invece parla del dottor Johnson come un sempliciotto: “Era un idiota, manipolabile, se Anne diceva lui di non partire per un viaggio con la moglie perchè lei si sarebbe sentita male, lui non partiva.” 
“Spesso ci chiedevamo se (Anne) fosse di buon umore o di cattivo umore e il cattivo umore significava che si sarebbe scatenato l’inferno.” spiega Ben Sheldon “Era molto carismatica, aveva subito un intervento di chirurgia plastica, si vestiva bene e attirava davvero le persone. Parlavano tutti di lei come d'una buona madre.”
David Whitaker, che abbiamo citato prima come ex membro, racconta: “C’era solo una regola: fare assolutamente tutto quello che lei diceva. Ciò includeva cosa pensare, cosa indossare, cosa mangiare, chi sposare, chi non sposare. Obbedienza totale.”. 
Sarah Moore riferisce: “Ti diceva con chi dovevi sposarti, se dovevi divorziare, addirittura con chi fare figli e con chi no. E la gente l’ascoltava e obbediva”
Tutto ovviamente suggerito durante le purificazioni, dove la mente, confusa dalle droghe, era più fragile.
Anouree rivela che i ragazzi più grandi ogni tanto, la notte, scappavano per esplorare i dintorni, incuriositi dal mondo che veniva loro precluso e tenuto nascosto.
Le prime a ribellarsi alla rigidità della setta, a 14-15 anni, sono Sarah e Leanne.
Quest’ultima affronta Anne di persona, la donna reagisce con violenza, schiaffeggiandola.
Solo che questa volta, dopo anni di abusi psicologici e fisici, Leanne trova la forza di reagire, e schiaffeggia Anne a sua volta: “Ho avuto paura delle conseguenze, Anne era furiosa. Così sono scappata dalla finestra. Ho corso tanto e ho visto una casa, ho bussato e mi hanno aperto, mi hanno chiesto se fossi uno dei bambini che vivevano nella villa sul lago, e io ho risposto di sì, e che dovevo parlare con la polizia.”
Un poliziotto si presenta a casa dei vicini, e Leanne racconta tutto sugli abusi subiti.
Ma quando l’uomo va alla villa per chiedere spiegazioni le zie lo convincono che Leanne è una ragazzina instabile, e se la fanno riportare. 
“Ciò che avevo raccontato era spaventoso.” spiega Leanne “Non credi che cose del genere possano davvero essere accadute.”
Leanne non viene punita per la fuga, viene perdonata e reinserita nel gruppo.
La ragazza tenta la fuga nuovamente due anni dopo.
Si reca nella stessa casa in cui aveva cercato aiuto, chiede ancora di parlare con la polizia.
Viene mandato, incredibile, lo stesso agente di polizia.
Leanne si confida ancora con lui, sperando di essere creduta: “Gli ho detto che mi avrebbero fatto del male stavolta se mi riportava là, che non mi importava se non mi credeva, ciò che dicevo era tutto vero e che io non sarei mai tornata in quella casa.”
Questa volta il poliziotto si fa convincere, e l’assistenza sociale assegna Leanne a una famiglia affidataria.
Il distacco è difficile , racconta Leanne, perchè nessuno aveva preparato lei e i suoi fratelli al mondo esterno, “Non sapevo neanche come si attraversava la strada”, ricorda.
Nel frattempo, siamo nel 1987, succedono due cose che iniziano a minare la stabilità della Famiglia.
Il 14 maggio muore il dottor Raynor Johnson e una delle figlie di Anne, Sarah, a 17 anni, viene scomunicata.
Fa riflettere che Anne e i suoi fedelissimi non abbiano intravisto il pericolo di far andare via la ragazza, ma forse dopo tanti anni di prosperità si sentivano al sicuro, probabilmente anche certi che nessuno avrebbe creduto a una ragazza con un passato di uso (anche se non volontario) di droghe, così come era accaduto con Leanne.
“Avrei potuto supplicare Anne di farmi restare, ma ormai non ne potevo più.” racconta Sarah.
Poco dopo Sarah incontra Leanne, e le due sentono di dover fare qualcosa per salvare i loro fratelli e sorelle. Così decidono di andare insieme alla polizia.
“Non è stato facile, Anne ti convinceva che solo i traditori rivelano i segreti della Famiglia, diventi pari a Giuda Iscariota se lo fai, sei maledetto per sempre.” spiega Sarah.
Ma le ragazze riescono a superare il condizionamento di anni di abusi, e raccontano tutto.
Finalmente la polizia si convince che la situazione è drammaticamente pericolosa, e numerosi agenti si recano alla casa sul lago.
Il 14 agosto 1987 la polizia fece incursione a Kai Lama e trovò solo 7 bambini.
Uno di loro, 12 anni, stava morendo per malnutrizione.
Gli altri figli di Anne, che avevano dagli 11 ai 18 anni, erano stati affidati a famiglie di adepti o mandati a studiare in Inghilterra, dove la donna aveva numerose proprietà.
Anne Hamilton-Byrne non era in casa, era impegnata in uno dei suoi ritiri all’estero.
Suo marito Bill invece era alla tenuta e viene scortato insieme alle zie alla centrale di polizia. 
Sulla scena è presente anche Leanne, che sentiva di dover essere presente, per rassicurare i bambini.
Bill la affronta, le grida “Come hai potuto tradirci!”
L’uomo e le sue complici verranno rilasciati subito, e autorizzati a tornare alla casa sul lago.
I bambini vengono collocati in case famiglia in attesa di accertamenti. 
Ben Sheldon ha 15 anni quando viene liberato: “Quella notte ero sul mio letto, nella casa famiglia, e ho realizzato che non dovevo più preoccuparmi di cosa dire o fare, non avrei avuto guai se avessi detto una cosa sbagliata. Ho capito di essere libero."
Nel frattempo molti membri della Famiglia, spaventati dal raid, lasciano la setta e si danno alla macchia, Bill Hamilton-Byrne raggiunge immediatamente la moglie per avvisarla dell'accaduto e scampare a un possibile arresto.
Il caso dei bambini della Famiglia colpisce molto l'opinione pubblica.
Una giornalista investigativa in particolare, Marie Mohr, si preoccupa per le piccole vittime, tanto che il suo capo le dà l'appellativo di "Assistente sociale”.
Marie lega con Sarah e Leanne, e ammette “questa storia mi ha ammorbidita, se hai un cuore non puoi non rimanere indifferente di fronte alle loro storie.”
“Marie aveva tutta la nostra fiducia, perché lei era davvero preoccupata per noi, voleva che avessimo giustizia.” racconta Leanne.
Marie comincia a tampinare i membri della setta, li aspetta fuori casa, al lavoro, pone domande rischiando anche di essere picchiata, ma lei in cerca della verità non demorde.
Riesce ad ottenere da John Mackay, uno degli psichiatri della Famiglia, una rivelazione sconvolgente, il dottore aveva affidato ad Anne il suo figlio adottivo, affetto da autismo: “Pensavo che fosse l’ambiente giusto per lui, sano, equilibrato, dove si sarebbero presi cura di lui con dedizione, visto che io non ne ero in grado.” 
Tra il 1988 e il 1989 molti membri della setta vengono processati per falsificazione di documenti, frode e per abuso su minore.
Helen Buchanan, una delle zie, nega le accuse: “La nostra disciplina era ferma, ma amorevole.” 
Leanne di lei dirà “Ci picchiava con qualunque cosa avesse in mano in quel momento.”
Anche il Detective Lex de Man, come Marie, sviluppa un particolare attaccamento al caso: “Ti insegnano a non farti coinvolgere oppure il lavoro condizionerà tutta la tua vita. Ma come puoi non farti coinvolgere da una storia come questa?”
De Man incrocia la sua strada con Adam Lancaster, uno dei figli di Anne. Adam era solito compiere atti di vandalismo attorno alla tenuta.
“Appiccavo fuochi, tagliavo le gomme delle macchine. Sfogavo così la frustrazione, ero un piantagrane.” racconta Adam.
De Man seguiva il caso degli incendi appiccati da Adam, e appena scopre la connessione tra il ragazzo e la setta non ha dubbi, deve fare qualcosa. 
Perchè è evidente che sono gli abusi la causa della piromania di Adam, delle sue azioni criminose.
Le ingiustizie subite da Adam e dai suoi fratelli e sorelle portano il detective a una decisione repentina.
Nel 1989 de Man ed altri agenti danno vita all’Operazione Forest, che punta ad investigare sugli abusi e sulla somministrazione di droghe ai danni di minori.
“Non sapevamo ancora nulla della setta, al momento ciò che si sapeva era ciò che i bambini avevano raccontato. La prima cosa che dovevamo fare era trovare Anne Hamilton Byrne, ma la donna era introvabile.” spiega de Man.
Anne infatti era rimasta all’estero dopo il raid del 1987, e non aveva certo intenzione di tornare in Australia.
De man intanto continua a indagare, e scopre che purtroppo non ci sono documenti che possono corroborare i racconti dei bambini.
Nessun rapporto ospedaliero, nessuna foto dei lividi. 
Con queste premesse era impossibile istituire un caso.
Ma poi de Man scopre che l’avvocato della Hamilton Byrne, Peter Kibby, ha lasciato la congregazione, e intravede una speranza.
De Man decide di giocare sporco: Kibby soffre di un disturbo ossessivo compulsivo che lo portava a farsi anche 3-4 docce al giorno, e il detective lo usa a suo vantaggio.
Gli spiega che la sua condizione sarebbe stata impossibile da gestire in prigione, con i bagni e i locali sporchi.
A quel punto Kibby decide di collaborare.
L’avvocato ammette la falsificazione dei documenti dei bambini, inclusi i famosi tre gemelli di cui Anne si vantava, “sapevo che era sbagliato”, ammetterà.
A quel punto de Man ha un appiglio, qualcosa con cui forzare l’estradizione di Anne e del marito, ma prima bisogna trovarli.
Marie Mohr intanto riesce a scoprire che Anne si trova alle Hawaii, e ottiene anche un numero di telefono. Marie telefona alla donna, che risponde semplicemente con un “no comment”.
Purtroppo per diversi anni la leader della Famiglia rimane latitante.
Ma poi, Anne commette un errore.
La donna chiama Sarah Moore in Australia.
Sarah nel frattempo aveva scoperto la verità sulla sua adozione, di come la sua madre biologica fosse stata drogata, minacciata e costretta a firmare i documenti mentre era incapace di capire.
La ragazza avvisa subito de Man, che scopre che Anne chiamava da New York, o meglio in una casa nelle Catskill, di proprietà di una donna con un passato da hippie, Joan Bridges.
La donna racconta di aver incontrato Anne anni prima, insieme ai suoi figli: “Venne da me questa donna, seguivamo lo stesso guru…lei arrivò con una dozzina di bambini, tutti biondi uguali, vestiti allo stesso modo, lo trovai bizzarro. Col senno di poi è chiaro che stava cercando adepti per la setta.”
A Joan Anne sembrava una brava donna, una mamma amorevole, ma come racconta Leanne era solo una facciata per accattivarsi le simpatie degli altri: “Mentre eravamo negli Stati Uniti una volta mi picchiò così forte che non potevo muovermi. Ero tutta un livido.” 
De Man intanto non si dà per vinto e telefona ai colleghi newyorkesi e gli racconta la storia di Anne Hamilton Byrne e della Famiglia.
Viene contattato da una detective speciale dell’FBI, Hilda Kogut, la quale visto l’ufficio in cui lavorava era abituata a storie strane e incredibili, e prende a cuore il caso.
Con i suoi agenti si recano a Hurleyville e rintracciano la casa dove Anne si nasconde, è il 4 giugno 1993.
La donna che la detective Kogut si trova davanti non sembra la leader di una setta, è una donna di 71 anni che ha subito degli interventi di chirurgia plastica, che durante il tragitto verso la prigione si lamenta del trattamento maleducato degli agenti e del fatto che non l’hanno lasciata fare colazione.
"Abbiamo preso la stronza.” così Kogut riferirà al telefono a de Man. La caccia alla leader della Famiglia era finalmente finita.
Ad agosto Anne e suo marito vengono estradati in Australia, la donna viene ripresa dalla tv australiana mentre scende dall’aereo, senza la parrucca e struccata, non sembra la matrona che aveva irretito centinaia di adepti negli anni precedenti.
Era ora una leonessa senza criniera nè denti, inoffensiva.
“Provai pena per lei.” ammette Adam Lancaster “Ci ha fatto cose orribili, ma per anni l’abbiamo considerata nostra madre, era la nostra famiglia.” 
L’anno successivo Anne e suo marito vengono processati, i figli adottivi sperano finalmente di avere giustizia, di veder riconosciuto il loro dolore.
Anne Hamilton-Byrne e suo marito Bill furono accusati di cospirazione, frode, spergiuro, abuso su minore e di aver registrato falsi atti di nascita.
Anne dichiara di non sapere nulla degli abusi, che la colpa è tutta delle persone che si occupavano dei bambini e che lei era all’oscuro di tutto.
“Io amo i bambini” dirà “mi sono fidata delle persone sbagliate.”
Ma Leanne Crease ricorda distintamente che “Anne spesso voleva essere chiamata al telefono per sentirci urlare mentre ci punivano, mentre ci prendevano a cinghiate.”
E Ben Sheldon testimonia:”Bill (il marito di Anne) era spaventoso, ci picchiava con la cintura, una volta colpì Sarah così violentemente che l’ha quasi denudata.”
Le testimonianze dei bambini contraddicono Anne, che continua comunque a dichiararsi innocente.
Purtroppo i racconti dei figli adottivi di Anne non sono sufficienti. Come già de Man aveva constatato, non c’era nessun rapporto di polizia, o di un ospedale, nessuna foto di lividi o lesioni. 
Le storie dei bambini, ormai ragazzi, cadono nel vuoto per mancanza di prove tangibili.
Le sentenze sono assurde:
Helen Buchanan, insieme ad altri complici, fu condannata per aver estorto più di 223.000 dollari tra il 1970 e il 1987, altri zii e collaboratori come Margot MacLellan, Joy Travellyn, Elizabeth Whitaker e il marito Howard Whitaker ed Peter Kibby furono condannati per aver contribuito a falsificare gli atti di nascita, qualcuno scontò qualche mese in carcere.
Anne Hamilton-Byrne e suo marito William ricevono una sentenza ridicola: condannati a pagare 5000 dollari ciascuno, non faranno neanche un giorno di carcere.
Il giudice sostiene di aver deciso in tal senso per risparmiare ai bambini il dolore della testimonianza, ma suona come una giustificazione contentino.
“I bambini lo avrebbero sopportato, sono intelligenti, forti, "scrive Marie Mohr “avrebbero retto a un interrogatorio e un contro interrogatorio, hanno vissuto di peggio, meritavano di essere ascoltati.”
“Mi sono sentita come se al mio Paese non importasse di noi.” disse Sarah.
“Ha sconfitto il sistema giudiziario australiano, e ora chi la riteneva una messia lo crederà ancora di più.” sostiene la detective Kogut.
E infatti alcuni adepti per molti anni a venire rimasero fedeli ad Anne, la quale sparì dalla vita pubblica per tanti anni, per poi riapparire in un programma tv nel 2009, ormai 87enne.
Venne invitata dall’ancormen Karl Stefanovic nella trasmissione 60 Minutes Australia, dove Anne negò di nuovo pubblicamente gli abusi sui minori.
Nel corso degli anni i figli adottivi di Anne hanno incontrato le loro famiglie di origine.
Adam Lancaster ha ritrovato la sua famiglia, per scoprire che la madre biologica era morta: “Non ho potuto neanche conoscerla, farle una carezza dicendole eccomi sono tuo figlio, tutto ciò mi riempie di tristezza. Mi sento perso come mi sentivo perso anni fa.”
Adam ha dovuto combattere la tossicodipendenza e l’alcolismo: “Iniziai a drogarmi per cancellare i ricordi, i pensieri intrusivi. Sono 20 anni che non prendo più nulla, ogni tanto fumo marijuana, ma niente droghe o alcol.” 
Ben Shenton ha ritrovato la madre che lo aveva ceduto ad Anne quando era un neonato: “Lei si sente in colpa, e questo rende la nostra relazione complicata.”
La madre di Anouree Treena-Byrne, nipote di Bill hamilton Byrne, si era suicidata molti anni prima, ma la ragazza ha potuto conoscere il padre biologico: “ Abbiamo vissuto 10 anni bellissimi, prima che lui morisse. Siamo riusciti a creare un legame.” 
Sulla sua esperienza come madre Anouree racconta di come la sua infanzia l’abbia condizionata e riempita di paure: “Non ero in grado di tenere in braccio il mio primo figlio. Non volevo che me lo lasciassero mentre ero sola, non mi sentivo in grado.” 
Leeanne Creese, nonostante le fughe, era rimasta molto legata a Bill: “Mi dispiace sentirmi così, ma ero la cocca di papà, gli volevo bene. Gli ho chiesto anche di accompagnarmi all’altare quando mi sono sposata. Credo sia il mio modo di sopravvivere a tutto questo.”
Sarah Moore invece scriverà un libro sulla sua esperienza, Unseen Unheard Unknown, il titolo riprende il motto della setta non visti, non sentiti, non conosciuti.
Le sarà diagnosticato un disturbo bipolare e uno da stress postraumatico, e sarà anche giudicata per abuso di sostanze.
Nonostante questo si laureerà in medicina e si occuperà di volontariato con i rifugiati in diverse parti del mondo.
“Ho cercato di alleviare le mie sofferenze, le mie cicatrici, aiutando gli altri.” spiega.
Nel 2008 tenta il suicidio, tentativo che le costerà l’amputazione di una gamba, e la costringerà su una sedia rodelle.
L’anno dopo per un articolo dell’Herald Sun incontrerà nuovamente Anne Hamilton-Byrne, che si era dichiarata pronta a morire ma solo dopo aver incontrato quella che ha definito la “sua figlia prediletta”.

Anne riferisce che chi le ha portato via i figli è un bastardo che meriterebbe di essere rimesso in riga.
Sarah nell’intervista parla di sentimenti contrastanti verso la madre adottiva, che in passato le aveva voluto bene ma che ora non sa cosa provare, e che ciò che vuole ora è solo perdonare, per andare avanti.
Sarah è morta nel 2016, a 46 anni, per arresto cardiaco, durante il suo funerale, una cerimonia buddista, alcuni suoi fratelli e sorelle adottivi parlarono in sua memoria.
Bill, il marito di Anne Hamilton-Byrne è morto nel 2001. La donna partecipò al funerale e quella fu l’ultima volta che fu vista in pubblico.
Anne passerà il resto della sua vita in una casa di cura a Melbourne.
Anche Ben Shendon andrà a trovare Anne nella casa di riposo, e dichiarerà che lei era ormai consumata dalla demenza, e non lo ha nemmeno riconosciuto.
Nei suoi ultimi anni di vita ciò che restava della setta ha cercato di intavolare un nuovo percorso di successione, ma senza successo.
Anne Hamilton-Byrne è morta il 13 giugno 2019, all'età di 97 anni.
E non ha dato nessuna risposta a coloro che la hanno rivolto una semplice domanda: perchè?
Se sono note e comprensibili le motivazioni per cui una persona narcisista decide di creare una setta invece il perché di questi rapimenti e soprattutto degli abusi rimane un mistero per queste vittime.
Se da un lato è evidente che la setta era un modo per appagare l’egocentrismo e il senso di superiorità di Anne, e ovviamente arricchirsi, la questione dei bambini è diversa. Per lei erano un mezzo per ottenere rispetto, potere, soldi, questo è assodato. Ma c’è forse di più?
Non c’era amore nel cuore di Anne, nessun desiderio di maternità mancata.
Anne non era affettuosa con i bambini, era spesso melliflua per ottenere ciò che voleva, pretendeva la perfezione e l’obbedienza, non creò mai un legame d’affetto con i figli tanto che spesso scappava all’estero. D’altra parte però il non essere amata ma solo temuta dai bambini la portava spesso a infuriarsi e a sentirsi tradita da questi, come quando, dopo un viaggio, chiese ai figli se gli fosse piaciuto il posto dove li aveva portati (un centro di meditazione yoga esclusivo a New York), e se avessero voluto vivere lì. Alla risposta affermativa ed entusiasta dei bambini Anne li fece punire come dei traditori.
Dall’altra parte esercitava un fascino particolare sui bambini, ad esempio in privato diceva ad ognuno di essere il suo preferito, il figlio più amato, e prometteva che se avessero fatti i bravi li avrebbe addirittura portati a bere il tè con la regina di Inghilterra.
Se non è un sentimento materno, evidentemente malato, allora deve essere qualcos’altro.
Il sospetto è che i bambini fossero parte di un progetto più grande, magari ispirato da Raynor Johnson e dalle sue ricerche di parapsicologia.
 E se i bambini stessi fossero stati parte di un esperimento sulla manipolazione mentale?
Ciò spiegherebbe l’isolamento, il tentativo di controllo tramite il cibo, le droghe e le punizioni corporali, il renderli identici, senza una peculiare identità singola, tutti uguali, un corpo e una mente.
La mente di Anne, ovviamente.
Johnson, il sempliciotto noto per le sue teorie metafisiche, era in effetti il soggetto perfetto per incanalare la follia di Anne e usarla per i suoi esperimenti.
Anne credeva molto nella componente messianica, lei stessa era il successore di grandi personalità religiose della storia, pertanto questi bambini, i suoi figli, i più meritevoli, avrebbero preso il posto di Anne alla guida della setta, per questo era fondamentale che la loro mente fosse allineata il più possibile alla dottrina della fondatrice. 
Da qui i tentativi di programmazione mentale così feroci, questo proposito di distruggere ogni identità individuale per creare tante piccole Anne, che un giorno avrebbero guidato la Famiglia, magari in tutto il mondo.
Arrivati alla fine di questo racconto è davvero difficile, per me, trovare una chiusa adatta.
Cosa puoi dire di questa vicenda?
Forse nulla.
Forse possiamo solo tenere gli occhi aperti e abbracciare i nostri bambini, se ne abbiamo.
E soprattutto fare attenzione al nostro orgoglio.
No, non siamo più intelligenti, più furbi, di chi ha creduto ad Anne.
Siamo fallibili quanto loro, possiamo cadere nell’inganno come loro.
Rendersene conto è la miglior difesa che possiamo alzare contro persone come Anne Hamilton Byrne.